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19 maggio 2014 1 19 /05 /maggio /2014 23:11

 

 

La leggenda della nascita dei papaveri

 

 

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 In un tempo lontano, lontano, accadde  un giorno  che il Sole, mentre camminava

attraverso la volta celeste, cominciò a dolersi dicendo:"Oh! Questi giorni d’estate

sono così  lunghi, e  nemmeno  una  nuvoletta che  mi faccia compagnia; in questi

giorni il tempo sembra, non passare mai! "

 

Gli spiriti dell’aria che udirono le  sue parole, non  sapendo cosa  fare, decisero di

chiedere aiuto ai folletti dei boschi.

Questi  si  riunirono  e discussero  a lungo, perché era  veramente  difficile trovare

qualcosa di così bello e sempre nuovo, così da vincere la malinconia del sole.

 

Pensa e ripensa, discuti e ridiscuti, alla fine tutti si convinsero che non c’era niente

di più bello e vario dei fiori.

"Chiederemo alla terra  di inventare un  nuovo fiore", disse uno,

ma il folletto più vecchio e saggio disse: 

 

"Il fiore che doneremo al Sole, in segno di ringraziamento, dovrà essere  un fiore 

speciale,un fiore nuovo e mai visto, dovrà nascere dai sogni di un bambino…"

Fu dunque deciso, tutti partirono  alla ricerca di fiori, sognati, inventati,

o disegnati dai bambini di tutta la terra.

 

I giorni passarono e dopo un lungo cercare, si ritrovarono nel cuore del bosco.

Ognuno portava con  sé le  immagini bellissime dei fiori sognati dai bambini

che avevano incontrato nel loro peregrinare.

 

Erano fiori grandi e piccoli,umili e sfarzosi, fiori di carta o di seta,fiori di cristallo

o di  semplici fili  d’erba intrecciati, fiori  d’oro o d’argento,

ed  era veramente difficile scegliere il fiore più bello, tanto che i folletti

cominciarono a discutere e a litigare con gran chiasso tra di loro.

 

Ma ecco, che  la  porta si aprì  lentamente, cigolando, nel silenzio improvviso che

regnò nel cuore  della  foresta: nessuno dei folletti si era accorto che il più

piccolo di loro non era ancora ritornato dal suo viaggio.

Lo videro  entrare  ancora affannato e stanco per il lungo  cammino, e con sé,

non aveva che una piccolissima scatola.

 

Tutti lo  osservarono con curiosità, e pensando che tanta fatica lo aveva portato

quella scatolina insignificante, scoppiarono in una fragorosa risata.

Ma il più vecchio e saggio, li zittì, chiedendo al piccolo Evelino, 

di raccontare per primo la sua storia.

 

Ancora ansante e un poco intimorito, Evelino cominciò il suo racconto:

"Ho viaggiato nei sogni dei bambini, ed ogni volta credevo di aver

trovato il fiore più bello; così lo raccoglievo e lo portavo  con me.

Ma quando lo riponevo nel cesto con gli altri fiori, rimanevo stupito e

guardando il cesto rimanevo incantato e non sapevo più riconoscere il più bello.

Così continuai a cercare, e cercare ancora, e il mio cesto fu presto colmo.

 

Decisi allora di ritornare, quando un vento dispettoso venne e cominciò a soffiare

e soffiare  sempre  più forte, finché  perduto il mio cammino, turbinando mi portò

con  sé.  

Quando la bufera si placò, mi ritrovai   nei  pressi di  una   capanna, sperduta tra

monti.

Qui viveva un bambino molto povero; non aveva i soliti giocattoli 

delle vetrine di città, ma era ricco di fantasia e ogni volta sapeva inventare o 

creare nuovi giochi, usando sassi, fili d’erba e pezzi di legno.

 

Lo vidi  correre  e  saltare  nel  suo  piccolo regno, quand’ecco trovò fra l’erba del

prato un foglio di carta leggera che il vento aveva lasciato cadere.

Lo raccolse, lo porto in casa e lo colorò con l’unico pastello che possedeva,

di un bel rosso vivo. Ritagliò i petali delicati e li  cucì  tra  loro  con 

un sottile filo nero. Ne nacque un fiore così bello, come non ne avevo mai visto.

Lasciai in dono al bambino il cesto con tutti i  fiori raccolti, e gli chiesi in cambio

quel suo unico fiore."

 

Così dicendo  il  piccolo  folletto  aprì la  piccola  scatola,

e alla vista di quel fiore tanto intenso quanto delicato, tutti rimasero incantati.

Allora il più vecchio disse: "Piccolo Evelino, hai scelto col cuore.

Il fiore che hai portato verrà dato alla Terra, perché lo custodisca,

e possa farlo nascere.

Esso fiorirà nei campi di grano, e tra le spighe selvatiche  sul  ciglio dei fossi;

mischierà il suo colore a quello del sole, perché sempre si ricordi che nacque

per portare gioia e serenità."

 

Quando poi il sole vide il nuovo fiore rosseggiare tra le spighe dorate,

commosso per il dono ricevuto, lo ricambiò donandogli la sua luce.

E ancora oggi, nel tramonto delle sere d’estate, i papaveri,

come fiammelle accese, portano memoria di quel tempo che fu.

 

( Marco Giussani) 

 

 

 

 

 

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  • mondodiverso
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--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
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(Leonardo da Vinci)
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 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
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 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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