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3 gennaio 2012 2 03 /01 /gennaio /2012 14:13

 

                                                                       

LA VALORIZZAZIONE DELL'INDIVIDUO

 

 

 

 

 

 

 

 

GIUSEPPE MOLTENI

 

La derelitta

1845, olio su tela, Milano

Pinacoteca di Brera

 

 

 

 

 

 

 

 ALESSANDRO MANZONI

 

 La madre di Cecilia

 1840-42, I promessi sposi,

 capitolo XXXIV

 

Scendeva dalla soglia d' uno di quegli usci, e veniva verso  il convoglio, una

donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza  avanzata, ma non trascorsa;

e vi traspariva una bellezza velata  e offuscata, ma  non guasta, da una  gran

passione  e  da  un  languor  mortale: quella  bellezza  molle  a   un  tempo e

maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura  era affaticata, ma

portavan segno d' averne  sparse  tante, c'era in quel  dolore un certo non so

che  di  pacato e di profondo, che  attestava   un'anima  tutta  consapevole e

presente  a  sentirlo. Ma non era il solo suo  aspetto che, tra tante miserie, la

indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento

ormai  stracco  e ammortito  nei cuori. Portava  essa in collo una bambina di

forse nov' anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte,

con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una

festa promessa da tento  tempo e  data  per premio. Nè la teneva a giacere,ma

sorretta, a sedere sur un braccio, col petto  appoggiato al petto, come se fosse

stata viva [...] 

 

Affinità fra immagine e testo

 

  In questo celebre ritratto, il Manzoni  mette a  fuoco  il dolore di una madre per

la morte della sua bambina a causa della peste: egli sottolinea la nobiltà e l'ango-

scia di una donna la cui bellezza appare" velata e offuscata" ma non devastata dal-

la sofferenza. Con l'uso sapiente degli aggettivi, che hanno la stessa funzione del

chiaro - scuro  in  pittura, egli ne fa risaltare  le qualità  morali: la compostezza, la

profondità dei sentimenti e la tenerezza rivelate dalla cura con cui ha adornato la

sua bimba morta, pettinandole bene i capelli e vestendola con un abito candido,

come per portarla ad una festa. Il pittore milanese Giuseppe Molteni (1800- 1867),

contemporaneo di Manzoni, ritrattista di successo dell'Ottocento, riveste la stessa

attenzione verso la realtà e una analoga  partecipazione alle sofferenze della gente

comune: nel dipinto è raffigurata una madre che alza gli occhi verso il cielo e

tiene tra le mani una corona di fiori intrecciata per il suo bambino morto, rivelan-

do nello sguardo, nell'abbandono delle braccia e in  tutta la sua persona, un dolore

disperato, ma contenuto. Anche la  povertà  dell'ambiente, il letto sfatto, la picco-

la bara che si intravede nell'oscurità, rivelano  l'interesse dell' artista all'interiorità

dei personaggi.

I due autori, seppur   con  strumenti  diversi, manifestano  l'intenzione  comune di

mettere in luce lo stato  d'animo delle  due madri, sullo  sfondo di una Milano de-

vastata dalla  peste, nel  caso  del Manzoni e  su quello della povertà delle classi

umili, nel caso del Molteni .

   

 

 

 

 

     

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F
Davvero bello il suo blog !
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  • mondodiverso
  •  
 
--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
  • --- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. (Leonardo da Vinci)

                                                                    

 

 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
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 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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