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15 aprile 2020 3 15 /04 /aprile /2020 22:34

 

LA SIGNORA BERTA GARLAN

 

 

Arthur Schnitzler

 

 

Anche la zona intorno al parco pubblico era mutata e quando cercò i posti dove un tempo aveva passeggiato con lui, non li trovò più: gli alberi erano stati abbattuti, assi di legno impedivano il passo, il suolo era sconvolto e la panchina sulla quale avevano scambiato tante parole d’amore, di cui ricordava così bene il suono e di cui aveva dimenticato il contenuto, non esisteva più.

 

 

Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo.


Bob Dylan

 

 

 

 

 

 

 

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16 maggio 2019 4 16 /05 /maggio /2019 17:05

Tamara de Lempicka - Artist

 

 

"Vorrei sapere perché mi ha baciato. Non lo so, mormorò… Voleva una risposta, al limite un rifiuto, ma certo non quel nulla. Non può cavarsela così, senza una spiegazione. Ma non c’era niente da dire. Quel bacio era come l’arte moderna."


David Foenkinos

 

 

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24 marzo 2019 7 24 /03 /marzo /2019 23:12

 

IL PIANISTA DI W. SZPILMAN

 

 

 

Quando posai le dita sulla tastiera, tremavano. Dunque questa volta avrei dovuto

pagare un prezzo per la mia vita suonando il pianoforte! Non mi esercitavo più da

due anni e mezzo, avevo le dita irrigidite e coperte da uno spesso strato di sporcizia.

Non mi ero più tagliato le unghie da quando il caseggiato in cui mi nascondevo

era andato in fiamme. [...]

Eseguii il Notturno in do diesis minore di Chopin. Il suono duro e metallico delle

corde scordate echeggiava attraverso l'appartamento vuoto, per le scale, fluttuava

sulle macerie della vita sull'altro lato della strada e tornava indietro in un'eco

sommessa  e malinconica.

Quando ebbi finito, il silenzio parve ancor più cupo sovrannaturale di prima. Da

qualche parte in strada un gatto miagolava. Fuori si udì uno sparo. Un colpo

secco, violento, tedesco. L'ufficiale mi guardò in silenzio. poi trasse un sorriso. [...]

 

 

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15 aprile 2017 6 15 /04 /aprile /2017 19:26

 

 

I fiori del male

 

 

 

 

 

 

 

Odilon Redon

 

Il fiore sulla palude

1885, dalla serie Hommage à Goya

Parigi, Bibliothèque Nationale

 

Charles Baudelaire

 

 

Elevazione

1887

traduzione di G, Raboni

 

 

Più su di stagni e valli,

di monti e boschi, di nuvole e mari,

oltre l’etere e il sole, oltre i confini

delle sfere celesti

 

ti muovi, o mente, con agilità

e come un nuotatore a suo agio tra le onde

solchi la fonda immensità, godendo

indicibili e maschie voluttà.

 

Via, via dall'insidioso fetore!

Và a purificarti nell'aria superiore,

bevi l'ardente nettare che colma

gli spazi trasparenti puro.

 

Dietro di sè le noie, i vasti orrori

gravanti sulla brumosa vita,

felice chi con forti ali saprà

slanciarsi verso campi luminosi e sereni

 

e ogni mattina, come le allodole, s'alza

nei pensieri liberamente al cielo

- e si libra ben alto sulla vita, e non fa

fatica a intendere i fiori e le altre cose mute!

 

 

 

 

Il simbolista francese Odilon Redon (1840 - 1916), amico dei poeti contemporanei, da Baudelaire a Mallarmé, e illustratore appassionato delle loro opere, si ispira in questo disegno al pittore spagnolo Francisco Goya (1746 -1828). Ha però ben presenti anche i I fiori del male, la raccolta di poesie di Charles Baudelaire (1821 - 1867), modello riconosciuto dei simbolisti. quel fiore umanizzato che spunta dalla melma di una palude e offre al nostro sguardo il suo volto malinconico e inquietante, sembra nato dalle poesie di Baudelaire, esse pure fiori spuntati dalla palude del "male" annidato dentro l'uomo, ma fiori che tendono a raggiungere la trasparenza del cielo, come si legge nei bellissimi versi di Elevazione. E mentre nel viso raffigurato da Rendon si legge la disperata impotenza di chi non riesce a fuggire dalle acque morte che umiliano lo spirito, in tutte le strofe della lirica si coglie, invece, una tensione a salire dal fetore delle acque stagnanti verso la purezza dell'ardente nettare che colma / gli spazi trasparenti puro". Rendon appare a Huysmans, l'autore di Aritroso, il romanzo-bibbia del decadentismo, come interprete più alto dell'incubo, fratello in spirito di Edgar Allan Poe, Baudelaire va oltre l'incubo e tende a slanciarsi, come un albatro, verso l'alto. 

 

 

Il simbolismo è una delle correnti artistiche più difficili e complesse dell'Ottocento, perchè gli artisti caricano ogni aspetto della realtà di significati soggettivi che essi soli sarebbero in grado di spiegare. Ma la forza delle loro parole e e delle loro immagini è tale che intuiamo facilmente il significato simbolico nascosto dietro le cose.

 

Baudelaire in Elevazione ci fa comprendere quanto intensa sia  nello spirito umano, per quanto umiliato possa essere dalle sue stesse debolezze, l'ansia di cieli puliti, di purezza, di cose alte. Nel fiore dal volto umano di Redon s'intuisce lo stesso anelito, ma il paesaggio che lo circonda sembra sbarrargli ogni via di fuga e inchiodarlo a un inferno di immobilità e impotenza.

 

 

Risultati immagini per il fiore della palude redon

 

 

 

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7 marzo 2017 2 07 /03 /marzo /2017 08:46

 

 

DIALOGHI IMMAGINARI TRA PETRARCA E BOCCACCIO

 

 

                          

    

 

Francesco Petrarca

Andrea del Castagno,  Francesco Petrarca,  particolare del Ciclo degli uomini e donne illustriaffresco, 1450, Galleria degli UffiziFirenze

 

 

Giovanni Boccaccio 

Andrea del Castagno, Giovanni Boccaccio, particolare del Ciclo degli uomini e donne illustriaffresco, 1450, Galleria degli UffiziFirenze

 

 

Moderatore. (rivolgendosi a Petrarca).  Non mi pare che lei abbia molto amato il Decameron

 

Petrarca. E' vero,  non ho difficoltà ad ammetterlo. L'opera del mio amico - e adesso posso dire discepolo - io l'ho leggiucchiata appena, un pò qua e un po' là. Mi hanno spesso infastidito la scelta di una materia "comune" e lo stile "basso", soprattutto in certi dialoghi troppo immediati e, a parer mio, pittosto banali. Io ho sempre avuto in mente un altro modello di letteratura.

 

Moderatore. Nonostante questo, lei ha tradotto in latino l'ultima novella del Decameron, quella che ha come protagonista Griselda.

 

Petrarca. Qui il caso era diverso. Si tratta di una novella in stile elevato, come ce n'è qualcun'altra - ma non molte - nell'opera, non solo, ma poteva essere letta (ricordo che il tradurre è anche interpretare) in chiave simbolica. Griselda mi era subito sembrata una santa che abbellisce ciecamente al volere di Dio, una eroina cristiana superiore a tutte le eroine dell'antichità. Penso sempre di più che sia fondamentale il confronto con la letteratura dei classici, degli antichi, che ci hanno tramandato dei capolavori insuperabili; per questo la novella ha ottenuto una risonanza europea che forse nemmeno Boccaccio poteva immaginare.

 

Moderatore. (rivolgendosi a Boccaccio). Lei cosa ne pensa?

 

Boccaccio. Ci sono stati diversi momenti nella mia  attività di scrittore, e alla fine ho condiviso anch'io queste idee, per la grande ammirazione che ho avuto nei confronti di Petrarca, Le prime opere che ho scritto erano legate al soggiorno napoletano, allo sfarzo mondano della corte angioina. Poi, tornato da poco da Firenze, ho scritto la Fiammetta, dove ho voluto rappresentare ancora - ma la situazione era ormai molto diversa - i gusti e le abitudini di quella società raffinata, nella forma per me moderna di un romanzo che tenesse conto anche delle ragioni psicologiche. A Firenze, volevo dire, ho trovato una città grigia, intristita, in piena recessione: poi  c'è stata la peste e, nonostante la crisi sempre più profonda, ho cercato - con il mio Decameron - di offrire un modello di comportamento e di vita destinato soprattutto ai ceti più attivi e intraprendenti. Ma forse non si potevano più cambiare le cose. Così, se prima Dante era stato la mia grande passione letteraria, mi sono accostato - pur senza ripudiare Dante - all'insegnamento di Petrarca. Se leggete un'altra mia opera in volgare, il Corbaccio, noterete facilmente questo cambiamento: io avevo dedicato il Decameron alle "donne", e in particolare alle "donne che amano"; adesso mi rivolgevo invece alle "muse", ossia alle fonti dell'ispirazione classica, chiedendo una specie di cittadinanza ideale presso "Omero e i valorosi antichi". Ho scritto anche, in latino, opere enciclopediche ed erudite, perchè ho cominciato a credere nel programma petrarchesco di una rinascita delle humanae litterae.

 

Moderatore. (rivolgendosi a Petrarca). Soprattutto lei si è posto il problema del ruolo che hanno in letteratura il latino e il volgare.

 

Petrarca. Io sono convinto, teoricamente, che la letteratura del mondo classico sia la più eccellente, e che il genere letterario più elevato e sublime sia l'epica: penso all'Iliade di Omero, all'Eneide di Virgilio; è il genere in cui il grande poeta, degno di essere incoronato con l'alloro, celebra le gesta del grande eroe e lo rende immortale. Per questo ho iniziato a scrivere un poema epico, l'Africa, e l'ho scritto in esametri latini.  Purtroppo non l'ho ancora finito, e mi chiedo se riuscirò mai a concluderlo. C'è anche da dire che il grande poeta (e io sono stato incoronato con l'alloro sul Campidoglio, nel cuore dell'antica grandezza romana) non trova più, nella mediocrità del presente, uomini degni di essere cantanti, come si legge in una mia epistola rivolta ai posteri, Posteritati. Per questo mi sono soprattutto dedicato alla composizione di "rime"; le ho chiamate reum vulgarium fragmenta, brevi testi di cose scritte in volgare, e le ho semplicemente giudicate delle nugae, cose di poco conto. In questi versi ho dato spazio pittosto ai miei problemi interiori, ho cercato di esprimere le contraddizioni psicologiche della mia esistenza, Ho voluto confortarmi non con la tradizione storica. ma con me stesso, denunciando i miei limiti e le mie manchevolezze. Ma non sono mai venuto meno a un'idea di perfezione dell'arte, e ho curato questi testi con la massima attenzione. Qualcuno sostiene che proprio qui sia da cercare il migliore Petrarca; io non lo so, ma potrebbe essere proprio così.

 

Moderatore. Lo penso anch'io, così come penso che il Decameron sarà sempre giudicato l'opera più importante e significativa scritta da Boccaccio. Ma ai posteri - posteritati, per dirla con lei, Petrarca, alla latina - la sentenza.

 

 

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17 gennaio 2016 7 17 /01 /gennaio /2016 13:54

 

 

LETTERE A MILENA

 

Franz Kafka

 

 

 

 

«Ieri ho sognato di te. Non ricordo quasi più i singoli fatti, so soltanto che ci trasformavamo l’uno nell’altro, io ero tu, tu eri io. Infine, non so come, prendesti fuoco, ma ricordai che il fuoco può essere soffocato con i panni, afferrai un vecchio abito e con questo mi misi a batterti. Ma qui ricominciarono le metamorfosi e si arrivò al punto in cui tu eri scomparsa, mentre ero io che ardevo e ancora battevo con l’abito. Ma ciò non serviva a nulla e così era confermato il mio vecchio sospetto che queste cose non valgano contro il fuoco. Intanto però erano arrivati i pompieri e nonostante tutto tu in qualche modo fosti salvata. Ma eri diversa da prima, spettrale, disegnata col gesso nel buio e, inanimata o forse soltanto svenuta per la gioia di essere salva, mi cadesti tra le braccia. Ma anche qui si riscontrò l’incertezza della trasformazione perché forse ero io che cadevo tra le braccia di qualcuno».

 

 

 

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16 marzo 2012 5 16 /03 /marzo /2012 07:12

 

 

OSCAR WILDE

 

 

 

Oscar Wilde, è nato a  Dublino  nel  1854, è uno dei  più alti esponenti di lingua inglese
del    decadentismo    europeo.  Geniale,  stravagante,  dotato    di   un    senso   artistico
straordinario  talora  sferzante  e  impertinente  egli  voleva  risvegliare  l'attenzione  dei
suoi lettori e invitarli alla riflessione. È noto soprattutto  per l'uso frequente  di  aforismi
paradossi, per i quali è tuttora citato.Esordì  con un volume di  poesie (1881)  e  diventò
un  autore  di  successo  negli  Stati  Uniti  e  in  Francia. Delicatissimo   autore  di fiabe
meravigliose  e  drammi che gli diedero  fama  mondiale  come "Salomè" e  il  romanzo
" Il ritratto di Dorian Gray" (1891).
Molti i libri scritti sulle sue vicende e sulle  sue opere, tra le quali, in  particolare, i  suoi
testi teatrali, considerati dai critici dei capolavori del  teatro dell' 800.
L'episodio più notevole della sua vita, di cui si trova  ampia  traccia  nelle  cronache del
tempo, fu il processo e la condanna a due anni  di  prigione   per  avere  violato la legge
penale  che  codificava le regole  morali  in  materia  sessuale  della   sua   stessa  classe
sociale.  Accusato di   omosessualità  dal  padre  del  suo  più   caro  amico, lord  Alfred
Douglas,  subì   l' umiliazione  di  un   processo  e  quella del  carcere  a  Reading, dove
compose alcune  delle sue opere più  alte  e  tragiche: l' autobiografico " De  profundis"
e la " Ballata del carcere di Reading " (1897-1898).
Trascorse gli ultimi  anni di  vita sotto falso  nome  in stato di grave e penosa indigenza
a Parigi, dove morì nel 1900.

 

  IL RITRATTO

 

 

Che cosa triste! Io diverrò vecchio, brutto, ignobile...

 

Il  mito   del  Narciso  ci  viene  offerto  alla fine  dell'Ottocento da Oscar  Wilde  nel suo
celebre romanzo "Il ritratto di Dorian  Gray", nel quale  il  protagonista, Dorian  Gray, un
giovane   dotato   di   straordinaria   bellezza,  riceve   da   un   pittore,   attratto    dal  suo
irresistibile  fascino, un ritratto maraviglioso, un autentico inno alla  bellezza. Il  giovane
rimane  folgorato  dall'immagine di sè che  il ritratto  gli  restituisce. Ma, come  nel  mito
classico,anche nel romanzo moderno la vicenda è  destinata  ad  avere  un finale tragico.  
 
 
 Dorian [...] andò con aria  pensierosa  davanti  al  quadro e si volse per  guardarlo.Subito
fece  un  passo  indietro  e  le  sue guance  arrossirono  di piacere. Un  lampo  di  gioia gli
illuminò gli occhi,quasi si fosse conosciuto per la prima volta.Rimase lì immobile e pieno
di  stupore, udendo  che  Hallward  gli  parlava, ma  senza cogliere il significato delle sue
parole. Il senso della propria bellezza  lo  colpì come una rivelazione. Prima di allora non
lo aveva mai provato [...]

 

 

[Dorian Gray s' innamora di sè e, davanti alla propria immagine,  non  sopportando l' idea
di invecchiare  e  perdere la  propria  bellezza, esprime  il  desiderio  di  rimanere  sempre
giovane.]                  
 
 
"Che cosa triste"- mormorò   Dorian  Gray  con  gli occhi ancora fissi sul suo ritratto.- Che
cosa triste! Io diverrò  vecchio , brutto, ignobile, e  questa pittura  rimarrà sempre giovane:
giovane qual  è in questa  giornata  di  giugno.[...] Oh, se potesse  avvenire il contrario! Se
potessi, io, restar  sempre   giovane  e invecchiasse   invece   la   pittura! Per  questo  sarei 
pronto  a  dare  qualsiasi  cosa,  sì,  non  vi  è  nulla al mondo che non darei! Darei  la mia 
stessa anima! "

     

[ La sua preghiera  viene  misteriosamente esaudita: i segni  del  tempo e della progressiva
corruzione  della  sua  anima   si  imprimeranno  non  sul suo volto, ma  nel ritratto, che ne
rimarrà l' immagine terrificante dei suoi vizi.]
 
 
[Spesso, tornando da una di quelle  misteriose   e prolungate assenze che  suscitavano  così
strane congetture tra i suoi amici, o che si  credevano tali, egli saliva  cauto fino alla  stanza
chiusa, apriva la porta con la chiave che non  lasciava mai, e si  fermava,  con uno specchio
in mano, dinanzi al ritratto  dipinto da Basilio  Hallward, guardando ora il volto  perverso e
invecchiato della tela,ora quello giovane e fresco che gli sorrideva dal vetro polito.La stessa
violenza del contrasto acuiva il suo piacere. Sempre più  si  innamorava  della  sua bellezza,
con sempre maggiore interesse seguiva il corrompersi della sua anima.

 

Con  minuziosa  cura, talvolta  con una gioia terribile e mostruosa, esaminava  le ripugnanti 
rughe  che solcavano  la   fronte  aggrinzita  o  serpeggiavano  attorno  alla bocca  pesante e 
sensuale, domandandosi  quali  fossero  più  orribili, se  i segni del peccato o quelli  dell'età.
Poneva  le  sue   bianche   mani   accanto  a  quelle  tumide  e  rozze  del dipinto e sorrideva.
Desiderava quel corpo sformato, quelle membra infiacchite.

 

Certo,vi  erano momenti, di notte, in cui,giacendo insonne nella sua camera delicatamente
profumata  o nella  sordida    stanza  di  una  taverna   malfamata  presso i Docks, pensava
alla rovina  della  sua anima con una pietà tanto  più  acuta  in quanto  puramente  egoista.
Ma  erano momenti  rari.]  
Ma  quel delitto [ Dorian, non  potendo  più sopportare i  rimproveri  del  pittore per la sua
vita abbietta e sfrenata, lo aveva ucciso], lo avrebbe  perseguitato per  tutta la vita?
Sarebbe  stato  sempre  oppresso  dal  suo passato?Avrebbe dovuto confessare? Mai. V'era
una sola prova contro di lui.  Il ritratto  stesso: ecco  la  prova. L'avrebbe   distrutto. Perchè  
lo  aveva conservato per  tanto  tempo? Una volta  gli  faceva piacere  osservare  il suo viso
mutarsi  e  invecchiare, ma  negli  ultimi tempi  non  provava  alcun diletto. Gli  aveva fatto
trascorrere  notti  insonni; quando era lontano rabbrividiva all'idea  che altri occhi potessero
guardarlo. Aveva rattristato  le sue passioni, il suo ricordo gli aveva  guastato tanti momenti
di gioia. Era  stato per   lui come  una  coscienza, sì, era  stato  la  sua  coscienza. L'avrebbe
distrutto. Si guardò attorno,  e vide il coltello che aveva  colpito  Basilio Hallward. L'aveva 
ripulito più e più volte, non non vi era rimasta  alcuna  macchia. Era liscio e  lucente. Come
aveva ucciso il pittore così  avrebbe  ucciso l'opera di lui  e tutto quel che  significava.
Avrebbe ucciso anche il  passato e quella  morte lo avrebbe reso  libero. Avrebbe  ucciso la
mostruosa  anima vivente e, senza il suo  ripugnante rimprovero, si sarebbe sentito in pace.
Impugnò  il  coltello  e  colpì  la  tela. Si  udì  un  grido  un tonfo. un grido   di  agonia così
tremendo che i servi si svegliarono atterriti  e uscirono cauti dalle loro stanze [...]   
[...] Dentro, nel quartiere  della  servitù, i domestici  semivestiti  parlottavano  tra  di loro a
bassa voce.La vecchia  signora  Leaf  piangeva  e si torceva  le mani. Francesco era pallido
pallido  come un   morto. Dopo  circa un  quarto  d'ora prese  con sé il cocchiere e  dei servi
e salì di sopra.  
Bussarono, ma nessuno  rispose. Chiamarono. Tutto  rimase  silenzioso. Finalmente,  dopo
aver tentato  invano  di  forzare  la porta, andarono   sul  tetto  e  si  calarono  sul  balcone.
La finestra cedette  facilmente: le serrature erano vecchie.  

 

 

Entrati, videro, appeso al muro, uno  splendido  ritratto  del loro  padrone come lo   avevano
visto l'ultima volta, in tutto il prodigioso nitore  della  sua  gioventù  e della sua  bellezza.  A
terra giaceva un  uomo  morto, in   abito  da   sera, con un  coltello  piantato  nel  cuore.  Era
sfiorito, rugoso, ripugnante nel volto.Solo esaminando i suoi anelli riuscirono a riconoscerlo.

 

Nel  romanzo  di Oscar Wilde il  mito  di Narciso rivive  nel personaggio di Dorian Gray,un
giovane puro e  bellissimo  che  quando  contempla  la  propria   immagine  se ne  innamora
perdutamente. Ma la rivelazione della bellezza ha un potere  devastante  sul giovane, che si 
dichiara disposto a la propria anima pur di rimanere sempre uguale al ritratto.

 

Il rifiuto della realtà

 

Dorian  Gray  non  accetta  di   invecchiare  perchè  la  bellezza   diventa  per   lui un valore
assoluto senza  il  quale la  vita  perde  il  significato. Ma   non  accettarsi significa perdere  
se stessi, non sapere più  quale  sia   la propria  identità. Questo  Narciso di fine Ottocento è
talmente  innamorato  di  sè da  lasciare che  la  sua anima  si  corrompa, infatti diventa egli
stesso un corruttore e un assassino.

 

La sconfitta finale

 

Il delitto di cui Dorian Gray si è macchiato uccidendo l'autore  del  ritratto lo  mette  davanti
alla verità dell'abbrutimento cui è giunta  la sua coscienza.Nel  tentativo  di  rinnegarla  e  di
cancellare le proprie colpe, colpisce il ritratto con lo stesso  coltello  con   cui ha  assassinato
Hallward. In  quell'istante  muore e le  sembianze  orribili del dipinto diventano le sue stesse
sembianze:  quello  che  i  servitori  troveranno  per  terra   sarà  un   cadavere  ripugnante  e
irriconoscibile in abito da sera. 

 

Il mito ci fa riflettere 

 

Nella letteratura  moderna  del   mito  di  Narciso, il giovane  Dorian  Gray  si  muove  in  un
mondo svuotato di ogni valore,  dominato  dalla  falsità, dal culto  della  bellezza  esteriore e
dall'artificio. Tutto si altera e si corrompe  nella   coscienza del protagonista, e l'abito da sera
con cui viene trovato morto è l' ultima  orribile maschera indossata da un  uomo che volendo
sfuggire alle leggi della vita ha perduto, con la vita, anche se stesso.

 

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--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
  • --- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. (Leonardo da Vinci)

                                                                    

 

 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
                                           5Gd_q2Uv210---Copia.jpg                                 
   
    
 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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