UN BEL CAFFE' IN PLACE ST. MICHEL
...Entrò nel caffè una ragazza e si sedette per conto suo a un tavolo vicino alla finestra. Era molto carina, con un viso fresco come una moneta appena coniata, se coniassero monete di carne ben levigate con pelle rinfrescata dalla pioggia, e i capelli neri come l'ala di un corvo tagliati netti di sbieco sulla guancia.
La guardai e lei mi turbò e mi eccitò molto. Avrei voluto riuscire a metterla nel mio racconto o in qualsiasi posto, ma lei si era sistemata in modo da guardare la strada e l’ingresso e allora capii che stava aspettando qualcuno. Così continuai a scrivere.
l racconto si stava scrivendo da solo, e io avevo il mio bel da fare a stargli dietro. Ordinai un altro rum St. James e osservavo la ragazza ogni volta che alzavo gli occhi, o quando facevo la punta alla matita con un temperamatite, e i riccioli di legno cadevano sul piattino e sotto il bicchiere.
Poi ripresi a scrivere e finii nel pieno della storia e mi ci persi. Adesso ero io che scrivevo, e non la storia che si scriveva da sola e non alzai più gli occhi e neanche tenni più conto del tempo né pensai dov'ero né ordinai un altro rum St. James. Ero stanco del rum St. James anche senza pensarci. Poi finii il racconto, ed ero molto stanco. Rilessi l'ultimo paragrafo e poi alzai gli occhi e cercai la ragazza, e lei se n'era andata. Spero se ne sia andata con un uomo per bene, pensai, Ma mi sentivo triste.
Hernest Hemingway: Festa mobile