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26 aprile 2015 7 26 /04 /aprile /2015 18:06

 

 

Gabriele D'Annunzio

 

 

 

Nato a Pescara nel 1863, dopo  aver conseguito la licenza

liceale si  trasferì  a Roma  per frequentare  la  facoltà  di

lettere.  Nella  capitale  iniziò  a  vivere  all'insegna  della

mondanità  e della  raffinatezza,  frequentando   i   salotti

letterali   più   alla   moda   ed  evidenziando  quelli   che

sarebbero stati gli elementi  caratteristici  del  suo tenore

di vita.

 

Oberato di debiti a causa delle sue dispendiose abitudini,

lasciò  l'Italia per  trasferirsi in  Francia. Durante  questo

periodo  scrisse   opere teatrali  in francese e  le Canzoni

della festa  d'oltremare  per celebrare  la conquista  della

Libia.

Tornato in  Italia partecipò come acceso intervenista alla

Prima Guerra Mondiale, compiendo spericolate imprese

aeree.

In seguito si ritirò a Gardone, in una villa che trasformò

in museo della sua vita e delle sue gesta.

Qui morì nel 1938.

 

 

Il Vittoriale

 

 

 

La produzione   letteraria  di   D'Annunzio, ammiratissimo  tra

la  fine   dell'Ottocento  e   l'inizio   del   Novecento,   appariva

già superata alla fine della Prima Guerra Mondiale.

Della sua  arte  infastidiva   la   mancanza  di vero  sentimento:

un'arte che si fa ammirare ma non commuovere. Il  poeta parve

non cogliere    il  dramma  morale  del   Decadimentismo,  ma 

soltanto alcuni  atteggiamenti  più  conformi  alla  sua   indole:

l'individualismo, sentimento come esaltazione del  proprio  io,

e l'estetismo, cioè la concezione della vita come  culto dell'arte

e del bello.

Nello stesso tempo D'Annunzio si presenta come  continuatore

della  tradizione  classica  italiana, nella  ricerca  della parola

poetica raffinata, inconsueta, suggestiva. 

 

 

 

O FALCE DI LUNA CALANTE

 

O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.

Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

 

Gabriele D'Annunzio

 

 

 

 

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  • mondodiverso
  •  
 
--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
  • --- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. (Leonardo da Vinci)

                                                                    

 

 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
                                           5Gd_q2Uv210---Copia.jpg                                 
   
    
 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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