Gabriele D'Annunzio
Nato a Pescara nel 1863, dopo aver conseguito la licenza
liceale si trasferì a Roma per frequentare la facoltà di
lettere. Nella capitale iniziò a vivere all'insegna della
mondanità e della raffinatezza, frequentando i salotti
letterali più alla moda ed evidenziando quelli che
sarebbero stati gli elementi caratteristici del suo tenore
di vita.
Oberato di debiti a causa delle sue dispendiose abitudini,
lasciò l'Italia per trasferirsi in Francia. Durante questo
periodo scrisse opere teatrali in francese e le Canzoni
della festa d'oltremare per celebrare la conquista della
Libia.
Tornato in Italia partecipò come acceso intervenista alla
Prima Guerra Mondiale, compiendo spericolate imprese
aeree.
In seguito si ritirò a Gardone, in una villa che trasformò
in museo della sua vita e delle sue gesta.
Qui morì nel 1938.
Il Vittoriale
La produzione letteraria di D'Annunzio, ammiratissimo tra
la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, appariva
già superata alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Della sua arte infastidiva la mancanza di vero sentimento:
un'arte che si fa ammirare ma non commuovere. Il poeta parve
non cogliere il dramma morale del Decadimentismo, ma
soltanto alcuni atteggiamenti più conformi alla sua indole:
l'individualismo, sentimento come esaltazione del proprio io,
e l'estetismo, cioè la concezione della vita come culto dell'arte
e del bello.
Nello stesso tempo D'Annunzio si presenta come continuatore
della tradizione classica italiana, nella ricerca della parola
poetica raffinata, inconsueta, suggestiva.
O FALCE DI LUNA CALANTE
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.
Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Gabriele D'Annunzio