ULISSE
Tutte le stelle già dell'altro polo
vedea la notte e 'l nostro tanto basso,
che non surgea fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,
quando n'apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avea alcuna.
Dante Alighieri - Divina Commedia - Inferno – Canto XXVI –
Ogigia, un'isola, lontana è nel mare
e là la figlia di Atlante, Calipso ricca d'inganni
vive, riccioli belli, terribile dea: nessuno a lei
si unisce né degli dei né dei mortali.
Me, misero, al suo focolare spinse un dio,
solo, dopo che la nave veloce, con l'abbagliante folgore
colpendo, Zeus fracassò in mezzo al mare simile al vino.
Allora gli altri tutti perirono i nobili compagni,
ma io, la chiglia afferrando della nave ben manovrabile,
per nove giorni venivo portato alla deriva; e nella decima notte nera
all'isola di Ogigia mi accostarono gli dei, dove Calipso
vive, riccioli belli, terribile dea; ella mi accolse e
dolcemente mi amava, mi nutriva e prometteva
di farmi immortale e senza vecchiaia per sempre.
Odissea VII 244-257
Mi inchino a te, signora: sei una dea o una donna mortale?
Se infatti sei una dea di quelle che abitano l’ampio cielo,
Artemide sembri, figlia del grande Zeus,
per l’aspetto e la figura slanciata;
ma se sei una donna mortale, di quante abitano la terra,
tre volte beati il padre e la madre veneranda,
tre volte beati i fratelli: molto il loro cuore
sempre si colma di gioia grazie a te,
quando vedono un simile bocciolo intrecciare movenze di danza.
Ma felice in cuore più di ogni altro
chi, portando più doni, ti condurrà alla sua casa in sposa.
l.VI, vv.149-159
"Quando giunse e varcò la soglia di pietra,
sedette di fronte ad Odisseo, nella luce del focolare,
vicino alla parete opposta: egli, appoggiato ad una grande colonna,
stava seduto, lo sguardo a terra, aspettando se gli parlasse
la sposa illustre, dopo averlo visto con i suoi occhi.
Ma lei sedeva silenziosa, da molto, era sorpreso il suo cuore:
ora le sembrava di riconoscerlo guardandolo in viso,
ora invece le appariva sconosciuto con quelle vesti lacere.
Libro XXIV, vv. 88-95