I grandi maestri del Novecento
Max Campigli
Berlino 1895 - S. Tropez 1975
" C'è sempre una forma ad otto che mi vien fatta: può diventare un busto a clessidra o
anche una testa sopra una scollatura. (citato in Carlo Giacomazzi, Amava il numero 8, La
Fiera Letteraria, n. 17, aprile 1973) "
Isola felice, 1928
Max Hilenfeld - Massimo Campigli - è uno dei pittori più rappresentativi del Novecento
Italiano.Nasce a Berlino il 4 luglio 1895 da Paolina Luisa Hielenfeld,giovane diciottenne della
alta borghesia tedesca che cerca di nascondere la gravidanza illegittima raggiungendo la
madre presso Settignano (Firenze) e fingendo che il bambino sia un lontano parente. La
famiglia gli nasconde che la donna che lo alleva e che chiama, mamma, è in realtà la nonna,
mentre la vera madre è zia Paolina.Il giovane Max solo a quindici anni conosce casualmente
la verità, mentre vive a Milano con la zia-mamma, che nel frattempo si è sposata. La
rivelazione lascia un forte segno nella psiche del futuro artista che vedrà il mondo femminile
con occhi particolari .
Il teatro con attrici
La collana
Piccolo concerto
Durante gli studi classici matura un forte interesse per la Letteratura e l'Arte, che lo portano,
a soli 19 anni, a lavorare al Corriere della Sera, ed a frequentare l'ambiente futurista
milanese, conoscendo Carlo Carrà e Umberto Boccioni.
Massimo Campigli del periodo futurista esposto all'Hermitage
Le donne di Campigli
Le maggiori fonti d'ispirazione del pittore sono l'arte etrusca e l'archeologia, ma la figura
della madre, il ruolo e l'importanza che le donne rivestono nella sua vita sono di
straordinario rilievo per la sua arte. La donna la vede come un essere eccezionale, ma allo
stesso tempo, totalmente e semplicemente un essere umano dalla grande semplicità,
capace, oltretutto, di colmare il vuoto che nella vita può essere lasciato dagli uomini (da un
padre). Massimo Campigli ammira la donna "indipendente" che basta completamente a sè
stessa al punto da scegliere un' altra donna come compagna, come nell' opera dedicata
a Saffo.
"Ho cominciato a dipingere delle donne e continuerò a dipingere delle donne, niente
altro che delle donne. Questo corrisponde, se voglio parlare solo di pittura, al fatto che
la donna è il soggetto perfetto. Nell'arte del mondo intero, c'è sempre la donna, l'uomo
è sempre in secondo piano. E non potrei concepire altro".
( Massimo Campigli )
Tre donne
Le educande
L'amicizia
La pittura di Campigli è sempre stata una ricerca di rigore e di simmetria, di armonia e
di equilibrio,ma anche di una quiete interiore che traspare dai suoi dipinti attraverso la
purezza del segno velato talvolta da una garbata ironia. "Vorrei che le mie tele
offrissero una consolazione "sosteneva infatti Massimo Campigli "…che il quadro
arrivasse ad una perfezione formale che appagasse sensi e spirito tanto da poterci vivere
assieme pacificamente…vorrei che con i miei quadri si potesse convivere in pace come con
- un lento pendolo silenzioso - ".
(Parole dell'artista)
Alffascinato dall'arte etrusca, Massimo Campigli, modifica il suo modo di dipingere,
avvicinando la sua tecnica all'affresco, utilizzando pochi colori ed iniziando a
geometrizzare figure di oggetti.
"L’influenza che subii più a lungo fu quella dell’arte etrusca che nel 1928 diede una svolta
alla mia pittura. Si intende che conoscevo come ogni altro l’arte etrusca. Ma al Museo
Archeologico di Firenze tutta la mia attenzione era andata sino allora agli egizi e per
un’arte che non fosse precisa e geometrica non avevo occhi. Solo nel 1928, in una visita
a Roma al Museo di Villa Giulia, mi trovai pronto a ricevere in pieno il "coup de foudre".
Tale e quale come si può incontrare ripetutamente una donna che siamo destinati ad
amare, e risentire il "coup de foudre" solo nel momento che era “scritto” come dicono i
musulmani. […]"
(Da Scrupoli, Venezia, 1955)
Negli anni '30 Massimo Campigli continua a produrre ed a esporre nelle maggiori città del
mondo.
Nel 1936 sposa, in seconde nozze, la scultrice Giuditta Scalini e, ormai conosciuto e stimato
dipinge una serie di ritratti per dei collezionisti americani.
L'attenzione del Pittore per l'affresco lo portano ad accettare l'incarico di affrescare una
parete all'Esposizione Universale, al Palazzo di Giustizia di Milano e per più di cinque mesi,
aiutato dalla moglie, lavora anche ad un affresco di trecento metri quadrati nell'l'atrio del
"Liviano" all'Università di Padova.
Bozzetto dell'atrio del Palazzo Liviano, Padova
Realizzazione dell'Opera