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9 maggio 2012 3 09 /05 /maggio /2012 04:00

 

 

IL NOVECENTO

 

 

Pablo Picasso

 

 

 

 

 

Nasce a  Malaga in Spagna nel 188.

Figlio di un professore di disegno,

dopo aver brillantemente compiuto

gli studi presso l'Accademia di Barcellona

e  di  Madrid,  frequenta  gli  ambienti  

artistici e culturali di Barcellona e Parigi,   

finchè non si trasferisce definitivamente  

in  Francia. In poco tempo diviene uno

dei maggiori animatori della cultura

parigina. "Amo l'arte, essa è l'unico scopo

della mia vita. Tutte le cose che faccio

in relazione all'arte mi danno gioia 

immensa".

Picasso  ha  dato tutto di sè attraverso 

l'arte, sfruttando con caparbietà i talenti fino all'ultimo dei suoi 92 anni.

Egli  cercava  la  verità, cioè  un  rapporto vero con le cose e con la realtà.

Afferma, infatti "Esprimo ciò   che  vedo. Quando dipingo  il mio  scopo  è

di mostrare ciò che ho trovato e non  quello che sto cercando". Proprio per

questo non ha uno stile fisso, chiuso, unico ma, completamente disponibile

di fronte alle sollecitazioni  della  realtà  che  incontra, ritorna anche a

distanza di tempo sulle sue  scelte espressive in modo  che ciò che dipinge

esprima tutta la forza e la potenza che ha dentro.

 

   

I giocolieri, 1905.

Washington, National Gallery of Art

 

Nelle opere iniziali, riconosciute comePeriodo Blu (1901-1904), l'artista, in

precarie condizioni economiche, si  rivolge  al  mondo  dei poveri  e degli

emarginati, come saltimbanchi, acrobati, girovaghi e arlecchini, figure dallo

sguardo assente, isolate, senza  alcun rapporto  con  lo spazio circostante,

esaltate  nella  loro  nobiltà  morale  attraverso  un  filtro  vivido,  freddo, 

monocromatico, senza sole: blu, appunto.

Gradualmente avviene il passaggio al periodo sucessivo(1905-1906), il

Periodo rosa, più "positivo" Dapprima muta la tavolozza  cromatica  con

colori che si fanno più caldi,poi anche le figure non più statiche iniziano a

muoversi, a guardarsi negli occhi, ad aprirsi al mondo e agli affetti, alla

vita.

 

 La coiffure, part, 1906.

New York, Metropolitan Museum of Art.

 

Nel 1908, a soli 24 anni, con la sua opera Lesdemoiselle d'Avignon, Picasso

mette in crisi tutta la tradizione figurativa precedente e con il Cubismo apre

il nuovo corso all'arte moderna.

  

 

  La seduzione, la semplicità.

  Les demoiselles d'Avignon, 1907.

New York, Museo d'Arte Moderna.

 

L'immagine  dipinta, non  essendo più  rappresentazione della  realtà viene

anche  eseguita con materiali diversi: collages, scritte, numeri, tappezzeria,

colore  misto a sabbia, raschiato con un pettine.

Spirito libero, fortemente creativo, svolge la  sua attività anche come sceno-

grafo, scultore, illustratore, incisore, ceramista.

Intorno al 1907 Picasso è in Italia per la realizzazione delle scene e costumi

di un balletto di Jean Cocteau.Conosce l'arte antica, quella del Rinascimento

il mondo  della  Commedia dell'Arte.

Le sue opere risentono pertanto della  classicità  i suoi arlecchini sono inter-

pretati sia in modo figurativo che prettamente cubista.

 

 

  Arlecchino dell'Arte

 

Stili diversi coesistono sempre in lui. "Se un artista varia la sua espressione

vuol dire soltanto che ha cambiato il suo modo di pensare. Quando  ho

qualcosa da dire, lo dico nel modo che mi sembra più naturale. Motivi

differenti richiedono differenti metodi di espressione".

Nelle opere di scultura si avvicina al Surrealismo."Avevo notato in un angolo

un manubrio  e una sella di bicicletta disposti in modo tale da assomigliare

ad una  testa di toro. Allora , misi insieme questi oggetti in modo che si

riconoscesse la testa di toro".

La metamorfosi era compiuta.

Negli anni precedenti al 1937 creò sculture in ferro, le illustrazioni per le

Metamorfosi di Ovidio, le figure  incise  del  Minotauro, numerose  teste  di

donna  viste   contemporaneamente di fronte e di profilo, come nel Ritratto

di Dora Maar.

 

 Ritratto di Dora Maar, 1937.

Parigi, Museo Picasso.

 

Picasso  ritiene "Unica  mia opera simbolica" Guernica, e con essa testimonia

il suo non essere  indifferente, come  artista, a  un conflitto (la guerra civile

spagnola) in  cui sono in gioco i valori dell'umanità e della civiltà.

Il suo  impegno politico si manifesta anche con la partecipazione a tre

congressi mondiali per la pace, per i quali disegna  la Colomba della pace e

coi  dipinti  Massacro in Corea,1951 e La guerra e pace, 1953 nella Cappella

Vallauris.

"Io sono fiero di dirlo, non ho mai  considerato la pittura  come un'arte di

puro piacere, di distrazione.Io ho voluto con il disegno e con il colore, dato

che sono le mie armi, penetrare sempre più  nella coscienza degli uomini e

del  mondo, affinchè  questa  coscienza ci liberi ogni giorno di più. Io ho

sempre cercato di dire alla mia maniera ciò che consideravo essere il più

giusto, il meglio, che  poi naturalmente  era  sempre il  più bello, come i

grandi  pittori sanno bene. Sì, io  ho la  coscienza  d'aver sempre lottato da

vero  rivoluzionario con la mia pittura, ma ora ho capito che neppure ciò

può bastare. Questi anni di oppressione terribile mi hanno dimostrato che

io devo combattere non soltanto con tutta la mia arte, ma anche con tutto

me stesso".

 

 Guernica,1937.

Madrid, Centro Artistico Regina Sofia.

 

In un'atmosfera di paura e  di indecisione si apriva a Parigi nel 1937 la

"Esposizione Universale". La Spagna vi partecipa con un grande lavoro di

Picasso, Guernica, quasi come il presentimento di una tragedia che avrebbe

coinvolto il mondo intero con la seconda guerra mondiale.

Picasso ha dipinto la grande opera alla notizia  che i bombardieri  tedeschi

avevano  attaccato  l'antica  città  di Guernica  in  un  giorno  di mercato,

seminando il terrore nella  popolazione civile. Picasso nel dipinto descrive

questo avvenimento. Nella  metà  di sinistra  del  quadro  tutto è orrore,

morte,  disperazione. Il toro, simbolo della brutalità è impassibile e

trionfante, vincitore  sull'uomo, identificato nella testa spezzata di una

statua come se si trattasse di una corrida al contrario. Il cavallo è il popolo

che, trafitto e ferito a morte, si contorce e urla di dolore. Una mano stringe

ancora una spada spezzata, arma inutile contro gli aerei Stukas tedeschi.

Una madre grida  il suo dolore per il piccolo figlio, anche una colomba

stride, folgorata. Nella metà destra dell'opera, al terrore della  donna  che

scappa di casa con  l'abito in fiamme, si  accompagna  all' implorazione  di

altre donne, l'attesa  forse  che  la  luce,  al  centro  della composizione,

colpendo la spada spezzata, faccia nascere una vittoria, un fiore.

Guernica è un quadro storico non perchè rappresenta un fatto storico così

come  è accaduto, ma per le modalità con cui è realizzato.Forme sgraziate,

urlanti, esasperate nei movimenti e nei gesti, deformate,  piatte.  Nero,

bianco,  grigio: il colore non c'è...il  volume  non c'è...Colore e volume, due

elementi con cui la realtà vive,si fa conoscere e percepire, vengono eliminati

perchè "La morte  sia nel quadro". Diventa quindi un grido contro tutte le

guerre.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale Picasso continua il suo lavoro

ed anche il suo impegno culturale e politico partecipando a tre congressi

mondiali per la pace.

Nel 1947 incomincia la sua attività di ceramista che sarà ricca e intensa di

opere come quella grafica.

 

Picasso   muore   a   Mougins nel  1973  e  per  la  genialità  delle   sue

opere dobbiamo  considerarlo come il più importante artista del primo

Novecento.

 

 

 

 

 

 

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  • mondodiverso
  •  
 
--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
  • --- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. (Leonardo da Vinci)

                                                                    

 

 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
                                           5Gd_q2Uv210---Copia.jpg                                 
   
    
 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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