All´angelo, dopo la cacciata
Mi spingi dicendo “si sta bene al buio”.
Guardo i gerani sulla finestra cieca
penso: li annaffieró comunque
fino alla schiarita di una foglia
all´unghia di un colore,
ma la lingua che a un tratto mi hai tagliato
non puó pensare a lungo.
“Perché?” avevo chiesto all ínizio.
Adesso che non parlo e ho solo gli occhi
dici che sono fatta per le tenebre
leggi con la tua voce di mattone rauco
cosa é scritto su muro, per me, per te, noi tutti
“spargo le vostre opere, le do in pasto agli uccelli
col miglio sul balcone. Vi basta un po´di pane
uno sagabello. Forse avete dimenticato: é una prigione”.
Antonella Anedda
(da Dal balcone del corpo, 2008)
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