Guido Gozzano
"da Una risorta"
[...]
Ma come una sua ciocca
mi vellicò sul viso,
mi volsi d'improvviso
e le baciai la bocca.
Sentii l'urtare sordo
del cuore, e nei capelli
le gemme degli anelli,
l'ebrezza del ricordo...
Vidi le nari fini,
riseppi le sagaci
labbra e con mista ai baci
l'asprezza dei canini,
e quell'abbandonare,
quel sogguardare blando,
simile a chi sognando
desidera sognare...
Le golose
Sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste in tutte le confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
ritornano bambine!
Perchè niun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta
nè cura tinta o forma.
L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi,
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
Un'altra - il dolce crebbe -
nuove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate.
Un'altra, con bell'arte,
sugge la parte estrema:
invano! chè la crema
esce dall'altra parte!
L'una senza abbadare
a giovine che addocchi,
divora in pace. Gli occhi
all'altra solleva, e pare
sugga in supremo annunzio,
non crema o cioccolatte
ma superliquefatte
parole del D'Annuzio.
Fra quegli aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppi,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh le signore come
ritornano bambine!
Perchè non m'è concesso -
o legge inopportuna! -
Il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte,
di giovine signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.