SCRITTORI DEL NOVECENTO
CESARE ZAVATTINI
Un intruso in casa di Stefano C.
Ces attini
Un uomo dice di essere il "tempo" ma non è creduto. Succede qualcosa che dà
carattere di verisimiglianza a questa invenzione "surrealista" di Zavattini, in cui
vengono messe in discussione cose che sembrano ovvie e scontate.
Stefano C. stava leggendo il giornale in sala da pranzo quando apparve la donna
di servizio.
"C'è un signore che vi cerca" disse.
"Avanti"
Entrò un uomo sui quarant' anni, un tipo di impiegato con i capelli rossastri e le
spalle gracili.
"Desiderate? "
"Sono il tempo".
Stefano C. allungò la testa " Come? "
"Il tempo , ho detto il tempo".
Stefano C. s'irritò "Il tempo, cioè?"
L'individuo riprese con una certa calma
"Il tempo tempo. Se avessi detto il calderaio avreste capito che ero il calderaio,
vi pare? "
Entrarono nella camera la moglie e la figlia di Stefano C., si erano fermate vicino
alla soglia.
"Siamo brevi: confessate di non credere che sono il tempo. Mi giudicate solo
uno sciocco o un demente".
"No, non mi permetto di giudicarvi, ma deve esserci un equivoco fra di noi".
"Tutto sta nel concetto comune che voi avete di me. Escludete che il tempo
possa essere un uomo sui quarant'anni, vestito come voi..."
La moglie di Stefano C. intervenne
"Scusate, è tardi, noi dobbiamo ritirarci"
"Me ne vado, signora. Ho già fatto la prova altrove, nessuno ci crede.
Avessero almeno il sospetto. Siate franchi, neanche il sospetto avete, sia pure
lontano, che io possa essere il tempo?"
"Egregio amico" disse Stefano C. scuotendosi per far capire che era alla fine
della sua calma.
"Se ve lo dimostro, so che credete. Ma io speravo di vedere la meraviglia del
vostro volto all'annuncio, ero venuto soltanto per questo".
Fece per uscire poi si voltò indispettito e alzando la voce di parola in parola
"Secondo voi ho la tunica o chissà che forma ho... Guardateli che faccia"
Si fermò un attimo a fissare i tre, gli lucevano gli occhi per il disprezzo e l'ira.
"Toh" disse facendo un gesto in aria deciso improvvisamente.
Stefano C. e i suoi diventarono più vecchi di quattro o cinque anni, si udì
cadere un dente.
"Ora mi credete" disse desolato. E lungo le scale continuò a borbottare e a
imprecare.