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20 ottobre 2012 6 20 /10 /ottobre /2012 08:00

 

 

 

 

Vestizione della sposa

 

 

 

Per  osservare un'opera d'arte    

 occorre aprire gli occhi, ma per

 comprenderla bisogna chiuderli.

             

 

 

    Max Ernst  

 

 

Pittore - Scultore - Scrittore

 

 

 (Bruhl-Colonia 1891 - Parigi 1976)

  

 

 

 

 

Divinità

   

 

           

 

     http://www.surrealists.co.uk/images/MaxErnst-L'AngedufoyerouletriompheduSurrealisme1937.jpg     

 

          

 

          

 

         

 

 

 

 

  

 L'Antipapa - 1941

 

 

 

   

Max Ernst è stato un pittore, scultore e scrittore tedesco.

 

Nel 1909 si iscrive  all'Università  di Bonn   per studiare filosofia, psichiatria  

e storia dell'arte, inizia a disegnare e scopre la sua  grande vocazione all'arte.

Nel 1913  espone  i suoi  primi  quadri a  Berlino  dove  conosce    Guillaume  

Apollinaire. Negli anni  sucessivi  entra  in  contatto  con  altri  pittori  tra cui 

Robert  Delaunay. Dal 1918, dopo aver  prestato il servizio militare al fronte,

Max Ernst prende residenza a Colonia e si dedica completamente all'arte.

Fonda insieme a Johannes  Baargild  la rivista "Der Ventilator" che diventa un

organo d'informazione artistica e  politica nella Colonia occupata dalle truppe

britanniche.

Nel  1919 è a Monaco, dove  visita Paul Klee e incontra  Hugo Ball, venendo  a

conoscenza delle  attività dei  dadaisti  zurighesi. Di  ritorno a Colonia, insieme

a Hans Arp e Baargeld, fonda il gruppo Dada le cui  iniziative divengono presto

note a Parigi.

Sempre  nel  1919 vede  delle  riproduzioni  dei  disegni  metafisici   di  Giorgio

de Chirico e in omaggio al pittore italiano realizza un album di litografie.

Nel 1920 si  trasferisce  Parigi  dove  incontra  il poeta Paul  Eluard. Nel clima  

della  "Rivoluzione  Surrealista" il cui  Manifesto  appare  nel 1924,  rimette in 

causa  la   logica   tradizionale  del   linguaggio  e   dell'espressione   figurativa, 

propone un'esplorazione  nell'irrazionale e nell'inconscio della natura umana. 

I due  artisti  creano  delle  opere  in collaborazione  cercando  di commentare in

versi le immagini di Max Ernst, la loro è una corrispondenza di fantasia e gioco.

d'ironia tra la parola e la figura.

 

 

E' il periodo in  cui, Max  Ernst,  forse   ispirato  da un  suggestivo viaggio in

Oriente, elabora una nuova tecnica pittorica di frottage.

Nel 1929 pubblica il primo  dei suoi romanzi-collage e l'anno dopo collabora

con  Salvador Dalì.

Nel 1941 il  pittore raggiunge gli  Stati Uniti dove  rimane  fino al 1953. 

Durante    questo  periodo    trascorso in  Arizona  lavora   instancabilmente

sperimentando  nuove  forme  espressive   come  il  dripping  e  realizzando  

importanti sculture tra le quali - Il re che gioca con la regina - 1944.

 

Nel dopoguerra Max Ernst continua la sua produzione di dipinti, di sculture e lavori grafici con un ritmo molto intenso, utilizzando e inventando nuove tecniche come le colature di colore del "drapping" e l'utilizzo della fotografia.

Molti quadri di Max Ernst che trasudano furore contro il "kitsch" borghese e l'opprimente ordine teutonico, testimoniano le fonti germaniche della sua cultura e della ribellione giovanile ancora presente nel pittore.

 

 

 


La tecnica più importante inventata da Max Ernst è il frottage che ha come base un comune gioco grafico di appoggiare il foglio su una superficie ruvida come legno, foglia o pietra e passare di piatto con una matita per far apparire il disegno delle asperità sottostanti: le nervature della foglia, le venature del legno, che diventano nelle mani dell'artista uno dei più seri esperimenti in arte di tutto il Novecento.

 

 

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6 luglio 2012 5 06 /07 /luglio /2012 05:41

 

 

DEDALO ED ICARO

 

 

 

 

 

Il volo di Icaro  

 

Icaro rappresenta, col suo  volo aereo  straordinariamente  anticipatore, il sogno

dell’adolescente di diventare adulto  prima del tempo, di superare la mediazione

di una vita piena di  contraddizioni  (quella di Dedalo) nell’immediatezza di una

coerenza assoluta  all’ideale, quella  coerenza che porta sempre, come  anche  la

sua vicenda dimostra, a contraddizioni  ancora maggiori, tragiche in quanto irri-

solvibili. Icaro vedeva  l’accortezza  e la  moderazione  del  padre (che chiedeva,

come strategia di volo, di abbandonarsi ai venti e di volare né troppo alto né trop-

po basso) come una forma di  cedimento  all’ideale assoluto  di perfezione, come

una forma di eccessiva  esitazione,  un  compromesso  inaccettabile con  le  forze

della  natura  e dell’ignoto insondabile. Icaro, ch’era  figlio di una schiava, aveva

 fretta  di  volare  in alto, per liberarsi  dei  timori, delle  riserve mentali, dei  pre-

giudizi del  passato, senza  tener conto dei  condizionamenti  della  realtà.

Ecco  perché raffigura, sul  piano  politico, l’avventurismo l'estremismo infantile.

Forse   Icaro   rappresenta   l'ateismo    impulsivo   autoritario   egocentrico:   suo

bisnonno, Eretteo, nonno di Dedalo, fu sepolto vivo sotto  terra per il suo ateismo.

 

Icaro figlio di Dedalo

 

Icaro era figlio  di Dedalo e Naucrate, una delle  schiave  di Minosse. Il padre di

Dedalo era un  fabbro, uno  dei suoi apperendisti era suo nipote Talo. Già a sedici

anni Talo aveva superato suo zio in abilità, difatti aveva  inventato diversi attrezzi

di cui la sega.Essendo geloso  perchè tutta la  fama andava a Talo, decise di ucci-

derlo spingendolo dal tetto  del  tempio di Atena. Oltre ad essere invidioso di De-

dalo, sospettava che suo nipote avesse avuto dei rapporti incestuosi con Policasta.

Dopo averlo spinto,  Dedalo scese dal tempio e chiuse il corpo di Talo in una sac-

ca, per seppellirlo in un luogo deserto,Interrogato dai passanti rispondeva  che nel

sacco c'era un serpente, ma camminando apparvero delle macchie di sangue sulla

sacca e il delitto fu scoperto. L'anima di Talo volò sotto forma di pernice,mentre il

suo corpo fu sepolto dove era caduto.Policastra quando seppe la notizia si impiccò

e gli ateniesi  eressero un santuario in suo onore presso l'acropoli.L'Aeropago con-

dannò  Dedalo  all'esilio  per omicidio;  secondo  altri egli  fuggì  prima  di  essere

condannato da un processo. Dedalo  fu accolto a Cnosso, in Creta, dal re Minosse.

Egli visse per molto tempo a Cnosso fino a quando re Minosse seppe che egli ave-

va aiutato Pasifae ad accoppiarsi con il toro bianco di Posidone, così rinchiuse De-

dalo ed Icaro, avuto da Neucrate, nel Labirinto.Ma Pasifae liberò entrambi.

Fuggire  da Creta  non fu  un'impresa  così  facile, perchè  Minosse  faceva  sorve-

gliare tutte le navi e offrì inoltre una ricca ricompensa a chi avesse catturato Dedalo.

 

  Dedalo e Icaro in volo 

 

Con  l’astuzia,  Dedalo,  costruì  un paio di  ali per se stesso ed un altro per Icaro.

Dopo aver saldato le ali alle spalle di Icaro, con della cera, con le lacrime agli oc-

chi, Dedalo gli raccomandò di stare  attento e di non volare troppo in alto perchè il

sole avrebbe potuto sciogliere la cera  ne troppo in basso perchè le ali si sarebbero

inumidite con i vapori del mare. Dopo questo, Dedalo si innalzò in volo seguito da

Icaro. Mentre si allontanavano dall’isola, battendo ritmicamente le ali, i contadini,

i pescatori e i pastori  che  alzarono  lo  sguardo  verso di  loro  li scambiarono per

dei.

Quando  si  furono  lasciate Masso,  Delo e Paro  alla sinistra e  Lebinto e Calimne

alla destra, Icaro disobbedì agli  ordini del padre  e cominciò a volare verso il sole,

inebriato dalla velocità  che le grandi ali  imprimevano  al suo  corpo. Ad un tratto

Dedalo, guardandosi alle spalle, non vide più suo figlio,  ma  soltanto delle piume

sparse  che  galleggiavano  sulle onde  sotto  di lui. Infatti il  calore  del sole aveva

sciolto la cera e Icaro era  precipitato  in mare, annegandovi. Dedalo volò  a lungo

in quel luogo, finchè il cadavere di Icaro riemerse. Lo portò allora in un’isola vici-

na, chiamata ora Icaria, dove lo  seppellì. Una pernice  appollaiata  su  una quercia

lo osservò  scavare  la fossa squittendo  di  gioia: era  l’anima  di Talo,  finalmente

vendicata.  Dedalo, proseguendo  nel s uo  volo, r aggiunge  la Sicilia (Agrigento),

mettendosi   al  servizio  del re Cocalo. Gli  costruisce una diga, fortifica una citta-

della per proteggere  i tesori del re, edifica  su una roccia a picco le fondamenta di

un tempio ad Afrodite  installa uno  stabilimento  termale… Ma Minosse  lo cerca

perchè lo vuole morto e propone una ricompensa a chi sarà in grado di far passare

un filo attraverso  il  guscio  di  una chiocciola. Il re Cocalo sottopone Dedalo alla

prova. Questi attacca  il  filo a  una  formica che introduce nel guscio attraverso un

buco praticato alla sommità. Quando  la formica esce il problema è risolto. Minos-

se scopre così la presenza di  Dedalo e chiede che gli venga consegnato, ma le fi-

glie del re Cocalo, per salvare Dedalo, lo aiutano a far morire Minosse nell’acqua

bollente mentre il re sta facendo il bagno. Dedalo torna poi ad Atene dove diventa

capostipite della famiglia ateniese dei Dedalidi.

 

 

 

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29 giugno 2012 5 29 /06 /giugno /2012 14:19

 

 

Donatello

 

David

David, scultura in bronzo, Firenze, 1440 

 

Alla  fine  del  Trecento, Firenze  vede  svilupparsi  una  fiorente attività artistica  nelle numerose

"botteghe" che nascono attorno all'Opera del Duomo  e alla chiesa di Orsanmichele, segno della

fede che anima le varie confraternite.

Donato di Bardi, chiamato familiarmente Donatello, incomincia il suo  lavoro di giovane  aspirante

artista in queste botteghe. Egli  era  nato nella stessa città di Firenze nel 1387: nel 1403 ,all'età di

sedici anni,"rinettava" i rilievi bronzei della porta nord del Battistero, alle dipendenze di un famoso

scultore del tempo, Lorenzo Ghiberti, il  primo  artista  che  influisce  in  modo  significativo  sulla

formazione del giovane, che aveva già seguito altri maestri.

Giorgio Vasari  descrive  il  carattere  di  Donatello gioviale  e  generoso. Donatello  è  un  assiduo

osservatore della realtà e viene a diretto contatto con le opere dell'Antichità classica in un viaggio

a Roma con l'amico architetto Filippo Brunelleschi.

La  scultura  di  Donatello  è  naturalistica: alla  base  di  ogni rappresentazione sta la concretezza

dell'uomo con la sua fisionomia, il suo volume, il suo muoversi nello spazio.

Queste sono le  novità rispetto alla scultura  gotica  che privilegiava l'eleganza ottenuta dando  più 

importanza alla linea che al volume. 

Le città che più si sono arricchite dalla sua opera sono, oltre a Firenze, Siena e Padova.

Donatello muore a Firenze nel 1466.

 

http://www.rositour.it/Arte/Donatello/Firenze_S.%20Croce_Crocifisso%20%28legno%29.jpg

Crocefisso,1415. Firenze, Santa Croce.

 

Il Crocefisso di legni del 1415, scolpito ancora in età giovanile, è un'opera così rivoluzionaria che

non viene capita totalmente nemmeno da Filippo Brunelleschi.Vasari riporta,scrivendo di Donatello,

la frase  che Brunelleschi  gli rivolge, accusandolo  di avere messo in croce un contadino.

La figura di Gesù, infatti,non ha niente della dolorosa eleganza dei crocefissi a cui si era abituati: il

realismo quasi  rude con cui sono modellati corpo e volto esprime la drammaticità  forte del sacrificio 

che ha vissuto " l'Uomo ".

 

http://sandomenicodifiesole.op.org/graphics/santi/B.Angelico/DONATELLO_S.Giorgio.jpg

 San Giorgio,1416. Firenze, Museo del Bargello

 

La Confraternita dei Corazzai e degli Spadai  commissiona  a  Donatello, trentenne, una   scultura

raffigurante  San  Giorgio,  ricordato  nella tradizione della chiesa  come i "guerriero"che liberò la

principessa di Cappadocia combattendo contro  il drago. Anche nella figura del santo lo scultore

infonde una tensione umanissima e drammatica:il corpo ben piantato sui piedi leggermente divaricati

accenna ad un movimento ancora contenuto ma deciso, come esprimono il pugno destro che si sta

serrando e l'espressione accigliata del volto.

 

http://s0.wdstatic.com/images/it/ll/9/94/Cantoria_di_luca_della_robbia_01.JPG 

Cantoria, 1433-1438. Firenze, Museo dell'Opera del Duomo

 

Donatello ormai nel pieno della maturità  umana ed  artistica  si vede  commissionare  dall'Opera  del

Duomo la Cantoria che avrebbe dovuto fronteggiare quella terminata da Luca della Robbia.

Entrambe però sono state rimosse nel 1688 perchè considerate insufficienti ad ospitare il gran numero

di cantori occorrenti per le nozze di Ferdinando de' Medici.

Donatello  immagina  corse e  danze  gioiose  di "putti" che  si  inseguono  in una "teoria" (una fila di 

personaggi ) che si inseguono senza interruzione.

L'artista  crea  un  senso  di  movimento  vivace inserendo  le figure  in  una  struttura  architettonica

rinascimentale di uso liturgico.

Le forti cornici dalle ricche ornamentazioni classiche sottolineano il senso di orizzontalità,mentre doppie 

colonnine in mosaico poste in corrispondenza delle mensole creano il contrasto, data la loro vrticalità.

Donatello sembra farci intravedere un pezzo di Paradiso in cui la gioia si può quasi toccare.

 

       http://2.bp.blogspot.com/-UvSHHNwXe18/TdKg70Bb2xI/AAAAAAAABEQ/8P9gqP22gi4/s1600/Donatello+-++Il+Festino+di+Erode+%2528dalla+Fonte+Battesimale%252C+Siena%252C+1427%2529.jpg 

Festino di Erode,1423-1427. Siena ,Battistero 

 

Dieci   anni  prima  di  scolpire  la Cantoria egli  realizza  il  Festino di Erode, bassorilievo  in  bronzo

raffigurante il momento in cui al re viene preserntata la testa di Giovanni Battista fatta tagliare da

Salomè.Il bassorilievo era destinato ad ornare il parapetto del fonte battesimale del Duomo di Siena.

L'artista esprime tutto l'orrore degli astanti, che si ritraggono dividendosi in due gruppi.

Emerge la linea orrizontale del tavolo che contrasta, nella sua compatezza, con i mossi panneggi dei

vestiti dei personaggi e con le linee-forza spezzate dalle membra delle figure.

La massa dei personaggi, apparentemente"voluminosa", è in realtà ricavata in una profondità ridotta.

Mura ed archi sono costruiti rispettando le nuove regole della prospettiva geometrica, ma la sapienza

di Donatello  è andata oltre: inventando  la tecnica dello stiacciato  ha saputo applicare alla scultura la

sensazione coloristica che ci fa percepire sempre più sbiadite le cose lontane, sensazione che altri

artisti, sapranno magicamente creare con la pittura.

 

 

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21 giugno 2012 4 21 /06 /giugno /2012 13:48

 

 

La Tinozza 

 

 

 

La Tinozza, 1886 Parigi, Museo d'Orsay, tecnica pastello.

 

 

Edgar Degas è stato pittore e scultore, nacque a Parigi nel 1864.
Apparteneva ad una ricca e nobile famiglia
Compì  studi  classici, e  si  iscrisse alla Scuola di Belle Arti
Ben presto uscì dall'ambiente borghese in cui era cresciuto per mescolarsi alla vita parigina dei caffè e  degli artisti
Espose alla prima mostra impressionista del 1874
Diversamente, da Monet e Renoir, era poco attratto dal mondo naturale: preferiva osservare e ritrarre donne e uomini nella vita cittadina o nell'intimità delle case
Lo interessavano il mondo delle corse dei cavalli, dei teatri e delle ballerine, che ritrasse in tutto l'arco della sua vita
 
Morì nella sua Parigi nel 1917

 

 

 

Il dipinto "Le Tub" (La Tinozza) rappresenta una figura femminile nuda, soggetto presente nell'arte fin dell'antichità. Degas però sceglie di rappresentare la donna in una posa quotidiana e non "ufficiale": si sta lavando con una spugna in una tinozza e sembra proprio che non si sia accorta del pittore. La posa "casuale" della donna è sottolineata dalla presenza di oggetti usuali nella scena di un bagno: due brocche e una spazzola posate su una mensola, la quale crea una morbida frattura dello spazio pittorico e giustifica la rappresentazione dall'alto dell' attività della donna, della quale maschera così il volto. 

Infatti, come in tutte le altre opere raffiguranti nudi femminili, anche in "Le Tub", il volto della fanciulla è nascosto, come se lo stesso fosse un elemento secondario nella rappresentazione dell’opera. Soltanto i capelli, di marrone scuro, sono abbozzati ma senza una particolare acconciatura.

Il profilo del corpo accovacciato richiama la forma circolare della tinozza, dalla quale si stacca per il contrasto di colore. La schiena piegata dà al corpo un movimento ad arco che si prolunga nei glutei nel braccio alzato e nella testa.

Degas vuole rappresentare la donna non nella bellezza idealizzata, ma nella vita quotidiana, così il nudo non risulta volgare né provocante, ma molto naturale. 

Il pittore ha costruito la composizione con grande rigore e riesce a trasmettere un senso di spontaneità. Il punto di vista del disegno è molto alto. Il taglio prospettico è decisamente anticonvenzionale e rivela l'influenza della fotografia.

Degas dipinge questa scena con i pastelli e, tramite l'incrocio del tratteggio, riesce a proseguire la tridimensionalità.

I pastelli sono entrati nell'uso corrente circa duecento anni fa. I  bastoncini  di  pastello sono composti di una pasta di pigmento in polvere legata con gomma leggera e resina. Gli impressionisti rimasero spesso affascinati da questo strumento, primo fra tutti Edgar Degas, che realizzò proprio con i pastelli grandi capolavori come "La Tinozza".

 

 

 

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17 giugno 2012 7 17 /06 /giugno /2012 07:02

 

 

Renato Guttuso

 

 

Renato-Guttuso---Tutt-Art-----28-.JPG

Bagheria 1911 - Roma 1987

 

 

"La pittura è il mio mestiere. Cioè è il mio mestiere ed il mio modo

di avere rapporto con il mondo. Vorrei essere appassionato e

semplice, audace e non esagerato. Vorrei arrivare alla totale libertà

in arte, libertà che, come nella vita, consiste nella verità." 

Renato Guttuso, 1957

 

 

Renato Guttuso, all'anagrafe  Aldo  Renato  Guttuso, è  stato  un  pittore  e  politi-

co  italiano.

Esponente della cultura dell'area   comunista  nasce a  Bagheria  il  26  dicembre

1911. I genitori  per  contrasti  con   l'amministrazione  di  Bagheria, dovute  alle

loro  idee   liberali,  decidono  di denunciare  la  nascita  del  figlio  a Palermo, il

2 gennaio 1912. Renato Guttuso manifestò fin da piccolo la sua  predisposizione

alla pittura, a  soli  tredici anni inizia a datare e  firmare  i propri  quadri. St tratta  

tratta  di copie - paesaggisti  siciliani  dell'ottocento, ma  anche  di pittori francesi

come Milet o artisti contemporanei come Carrà.

Alla fine  degli  anni  venti, mentre  completa  gli studi classici entra a far pratica

nello studio del futurista Pippo Rizzo e negli ambienti artistici palermitani.

Nel 1928, appena diciasettenne allestisce la sua prima mostra a Palermo.

Si  trasferisce  a Roma dove  stringe rapporti di amicizia e professionali con i pit-

tori Fontana, Birolli e Persico.

L'artista  non  cesserà mai di lavorare, negli anni difficili come quelli della guerra,

ed alterna specie nelle  nature morte, gli oggetti umili della sua terra.

Nel dopoguerra, il suo linguaggio pittorico si esprime attraverso la figura femmi-

nile che diventa dominante nella  sua pittura come lo fu nella sua vita privata.

 

 

Tra i suoi dipinti più importanti si trova la Vucciria, un dipinto realizzato nel 1974.

 

 

vucciria-guttuso.jpg

  La vucciria

 

Come è importante la serie di dipinti in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice

e modella prediletta  per  lunghi anni. Celebre è  anche la  serie di  cartoline, in cui

l'artista rappresenta i ricordi, i sentimenti, le emozioni, le fantasie e gli stati d'ani-

mo dell'uomo Guttuso verso la donna Marta Marzotto.

Guttuso si spense malinconicamente a Roma il 19 gennaio 1987. Alla morte  donò

alla città natale Bagheria molte  opere  che sono  state  raccolte   nel museo  di vil-

la  Cattolica  dove  egli  stesso fu sepolto. La  sua  tomba  è   opera  dello  scultore

Giacomo Manzù.

 

Arrigo Levi di lui ha scritto:

 

"Renato  Guttuso è un grande  pittore. Lo  è  e tale viene giustamente  considerato

non  soltanto dai  critici o  dagli  intenditori  d'arte, ma  dall'opinione  popolare,  di

tutti coloro che ne hanno in qualche  modo seguito l'opera, non  attraverso le espo-

sizioni  e i  successi  internazionali, ma sui giornali, sulle  riviste, sui manifesti del

Partito Comunista Italiano. E' un pittore vero, e l'aggettivo grande che si usa asso-

ciare   al suo  nome  significa  forse  proprio  questo  che  la sua  pittura esce natu-

ralmente dai limiti intimi e privati della ricerca  e della forma, ma  si identifica del

tutto  con i suoi contenuti, che sono grandi passioni, grandi  lotte, grandi  momenti

di  liberazione  nazionale  e sociale, grandi  speranze, grandi  sacrifici. Gli  esempi

cioè della  grandezza  dell'uomo attraverso la sua  battaglia  continua e quotidiana,

di cu i il  nostro tempo è così drammaticamente  ricco. E' proprio la  grandezza dei

dei   fatti e  dei   sentimenti  e  delle  idee  che   muovono  il  mondo, la  grandezza

dell'uomo, il luogo poetico dell' ispirazione poetica di Guttuso. "

 

Sito della fondazione Guttuso in Italiano.

 

 

 

Alcune delle sue grandi opere

 

 

 

Renato-Guttuso---Tutt-Art-----35-.jpg

Renato-Guttuso---Tutt-Art-----36-.jpg

Renato-Guttuso---Tutt-Art-----39-.jpg

Renato-Guttuso---Tutt-Art-----41-.jpg

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Renato-Guttuso---Tutt-Art-----46-.jpg

Renato-Guttuso---Tutt-Art-----52-.jpg

Renato Guttuso - Tutt'Art@ - (58)

Renato-Guttuso---Tutt-Art-----61-.jpg

 

 

 

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28 marzo 2012 3 28 /03 /marzo /2012 15:29

 

 

ANDY WARHOL

 

 

  l

Andy Warhol è considerato uno dei più

grandi geni del  XX secolo. 

  E' stato un pittore, scultore, regista, produttore cinematografico,

un direttore della fotografia, attore, sceneggiatore e

figura predominante del movimento della Pop art americano.  

 

 

Figlio di emigranti  cecoslovacchi, nasce a Pittsburg negli USA  nel 1928.

Trascorre una infanzia molto  difficile  sperimentando la povertà e la soli-

tudine. Dopo l'Istituto d'Arte, scuola  in  cui Andy  si distingue  per la sua

bravura, il giovane si trasferisce a New York, raggiunto solo dopo qualche

anno dalla madre rimasta vedova. Fin  dagli inizi della "carriera" di artista

del  figlio (che per dare un suono più americano al suo cognome gli tolse

la a finale) la signora Warhola divenne una preziosa collaboratrice e visse

sempre con lui.

Anche quelli non sono anni facili! Warhol di giorno andava a caccia di la-

vori presso le riviste di moda che iniziavano a diffondersi largamente e di

notte lavorava intensamente. Il giovane grafico creava illustrazioni sia per

le riviste sia per la pubblicità.

Erano gli  anni Cinquanta, gli anni  in cui si  è  costruito il nuovo mito a-

mericano del benessere per tutti, del consumismo e della celebrità, favori-

ti dal cinema e dalla diffusione della telvisione.

Ben presto  i disegni  di Warhol cominciano ad  essere  apprezzati  perchè

molto adatti al gusto femminile di quegli anni e Andy divenne presto mol-

to richiesto e ben pagato.

Anche il suo modo eccentrico di vestire (portava una buffissima parrucca

argentata) ebbe successo.

      

 

   

 

 

 

 

La  provenienza del  mondo della pubblicità fu fondamentale  per la sua

arte. In primo  luogo  perchè i  soggetti  a cui  Warhol si  interessa  sono

sempre tratti dal mondo del consumismo industriale e da ciò che i mass-

media diffondevano  anche ai livelli più popolari.

Egli stesso definisce i suoi  "prodotti"  Pop, popular.

Le immagini a lui care furono i barattoli di minestre  Campbell's, le sca-

tole di Kellog's, le bottiglie  di Coca-Cola, la banana, le  foto  dei divi di

Hollywood, le immagini di  cronaca e quelle dei "miti  americani" come

Topolino, Superman, il dollaro, Babbo Natale...

 

 

Barattoli di minestre Campbell's

   

 

 Quattro topolini, olio su tela

 

 

 

 Il dollaro

 

La banana

 

 

L'artista Warhol non intende mai creare oggetti unici come le opere d'arte

della tradizione. Secondo lui (che ad un certo punto allestì non un labora-

torio, ma  la "Factory", cioè una  fabbrica) le immagini  erano  prodotti in

cui non si sarebbe dovuto riconoscere la mano dell'artista.

 

 

  Factory a New York  1342 Lexington

Avenue

 

 

In  uno dei  suoi diari, che  ogni sera dettava alla sua  segretaria, scriveva

"La ragione per cui dipingo in questo modo è che voglio essere una mac-

china. Tutto ciò che faccio lo faccio come  una  macchina ed è quello che

voglio fare".

Con un procedimento misto di fotografia, serigrafia e pittura, dalla Facto-

ry uscivano opere create a più mani, la  cui caratteristica più  evidente era

la ripetitività: lo stesso soggetto era ripetuto con infinite varianti di colore.

Un esempio di questo sono le famose Marilyn Monroe.

 

 

Ritratto di Marilyn Monroe 

 

 

Il volto dell' attrice viene trattato con diverse combinazioni di colori, ed è,

anzi solo il colore ad identificare i ritratti.

La fotografia dell'attrice, che negli anni Sessanta divenne un vero mito, è

elaborata in modo che rimangono solo i tratti più evidenti e le ombre con-

trastanti.

Con la tecnica  della  serigrafia il  ritratto ripetuto è colorato con macchie

di colore  piatto  che  simulano capelli, labbra  e  trucco  ma  che,  voluta-

mente, risultano falsate rispetto alle zone da colorare.

 

La stessa tecnica della fotografia rielaborata su una serie di ritratti di per-

sonaggi famosi tra cui quello di Lady  Diana, commissionati  dagli  stessi

personaggi.

 

Lady Diana-The Princess of Wales, 1982

 

 

L'arte di Warhol rimane enigmatica: la bottiglia di Coca-Cola, la diva del

cinema e i drammi ritratti dalle foto  di cronaca  risultano far parte di una

catena ripetitiva, che  tutto appiattisce e consuma, ma  che in  realtà ci la-

scia immagini di grande forza espressiva.

"Se volete sapere tutto di Andy Warhol, non avete che da guardare la su-

perficie dei miei quadri, i miei film e me stesso. Io sono lì. Non c'è niente

dietro."

 

Muore improvvisamente nel 1987 all'apice della sua notorietà.

  

 

 

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17 febbraio 2012 5 17 /02 /febbraio /2012 16:38

 

 

I grandi maestri del Novecento

   

 

Max Campigli

 

Berlino 1895 - S. Tropez 1975

   

" C'è  sempre  una forma  ad otto  che  mi  vien fatta:  può  diventare un busto a clessidra o

anche una testa   sopra  una scollatura. (citato in Carlo Giacomazzi, Amava il numero 8, La

Fiera Letteraria, n. 17, aprile 1973) "

 

 

Isola felice, 1928

 

Max Hilenfeld -  Massimo Campigli - è uno dei pittori più rappresentativi  del  Novecento

Italiano.Nasce a Berlino il 4 luglio 1895 da Paolina Luisa Hielenfeld,giovane diciottenne della

alta  borghesia  tedesca che cerca di  nascondere  la gravidanza illegittima raggiungendo la

madre presso Settignano (Firenze) e  fingendo che  il  bambino  sia  un lontano parente. La

famiglia gli nasconde che la donna che lo alleva e che chiama, mamma, è in realtà la nonna,

mentre la vera madre è zia Paolina.Il giovane Max solo a quindici anni conosce casualmente

la verità, mentre  vive  a Milano  con  la  zia-mamma, che  nel  frattempo  si  è  sposata. La

rivelazione lascia un forte segno nella psiche del futuro artista che vedrà il mondo femminile

con occhi particolari .

 

Il teatro con attrici

 

La collana

 

Piccolo concerto

 

Durante gli studi classici matura un forte interesse per la Letteratura e l'Arte, che lo portano,

a  soli  19  anni, a  lavorare al  Corriere  della Sera, ed  a frequentare  l'ambiente futurista

milanese, conoscendo Carlo Carrà e Umberto Boccioni.

 

 

Massimo Campigli del periodo futurista esposto all'Hermitage

Massimo Campigli del periodo futurista esposto all'Hermitage

 

   

 

 

 

 

  

 

Le donne di Campigli

 

 Le maggiori fonti d'ispirazione del pittore sono l'arte etrusca e l'archeologia, ma la figura

della  madre,  il ruolo  e  l'importanza  che  le  donne  rivestono  nella  sua  vita  sono   di

straordinario rilievo per la sua arte. La donna la vede come un essere eccezionale, ma allo

stesso tempo, totalmente  e  semplicemente  un  essere  umano  dalla  grande  semplicità,

capace, oltretutto, di colmare il vuoto che nella vita può essere lasciato dagli uomini (da un

padre). Massimo Campigli ammira la donna "indipendente" che basta completamente a sè

stessa al  punto  da scegliere  un' altra donna come compagna, come nell' opera dedicata

a Saffo.

 

   

"Ho  cominciato  a dipingere  delle  donne  e continuerò a dipingere delle donne, niente

altro che delle donne. Questo  corrisponde, se voglio  parlare solo di pittura, al fatto  che

la donna è il soggetto perfetto.  Nell'arte del mondo intero, c'è sempre la donna, l'uomo

è sempre in secondo piano. E non potrei concepire altro".

( Massimo Campigli )

 

Tre donne

Le educande 

 

L'amicizia 

 

La pittura di Campigli  è sempre  stata una ricerca di rigore e di simmetria, di armonia e

di equilibrio,ma anche di una quiete interiore  che traspare dai suoi dipinti attraverso la

purezza  del  segno   velato  talvolta  da  una  garbata  ironia. "Vorrei  che  le  mie  tele

offrissero una consolazione  "sosteneva   infatti  Massimo   Campigli "…che   il  quadro

arrivasse ad una perfezione formale che appagasse sensi e spirito tanto da poterci vivere

assieme pacificamente…vorrei che con i miei quadri si potesse convivere in pace come con

un lento pendolo silenzioso - ".

(Parole dell'artista)

 

 

 

 

Alffascinato dall'arte etrusca, Massimo Campigli, modifica  il suo  modo di  dipingere,

avvicinando  la   sua   tecnica  all'affresco,  utilizzando  pochi  colori  ed  iniziando  a 

geometrizzare figure di oggetti. 

   

 
"L’influenza che subii più a lungo fu quella  dell’arte  etrusca che nel 1928 diede una svolta

alla mia pittura. Si  intende  che  conoscevo  come ogni altro   l’arte etrusca. Ma  al  Museo

Archeologico di   Firenze  tutta  la mia  attenzione  era andata sino  allora  agli  egizi  e  per

un’arte che non fosse precisa e geometrica  non avevo  occhi. Solo  nel  1928, in  una  visita

a Roma  al  Museo di Villa Giulia, mi trovai pronto a  ricevere  in  pieno il "coup de foudre".

Tale  e  quale  come  si  può  incontrare  ripetutamente una  donna che  siamo destinati ad

amare, e risentire  il  "coup de foudre"  solo  nel momento che  era “scritto” come  dicono i

musulmani. […]"

(Da Scrupoli, Venezia, 1955)

 

 

 

Negli anni '30 Massimo Campigli continua a produrre ed a esporre nelle maggiori città del

mondo.

Nel 1936 sposa, in seconde nozze, la  scultrice Giuditta Scalini e, ormai conosciuto e stimato

dipinge una serie di ritratti per dei collezionisti americani.

 

 

Massimo Campigli Ritratto di Donna

 

L'attenzione del Pittore per l'affresco lo portano   ad accettare  l'incarico di affrescare una

parete all'Esposizione Universale, al Palazzo di Giustizia di Milano e per più di cinque mesi,

aiutato dalla moglie, lavora anche ad un affresco di trecento metri quadrati nell'l'atrio del

"Liviano" all'Università  di Padova.

 

 

Bozzetto dell'atrio del Palazzo Liviano, Padova 

       



  Realizzazione dell'Opera

 

 

 

 

 

 

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12 dicembre 2011 1 12 /12 /dicembre /2011 21:36

 

   

 

 

NATALE 

 

NAIF

 

 

 

           

 

 Silent Night, musicato dall'organista Franz Xaver Gruber,

fu eseguito per la prima volta durante la Messa della Notte di Natale,

nel 1818, nella chiesa di St. Nikolaus ad Oberndorf (Austria)

 

            

 

 

  

 

 

            

 

 

 

                                                                              

 

 

NATALE, un giorno

 

Perchè

dappertutto ci sono così tanti recinti? 

In fondo tutto il mondo è un grande recinto.

Perchè

la gente parla lingue diverse?

In fondo tutti diciamo le stesse cose.

Perchè

il colore della pelle non è indefferente?

In fondo siamo tutti diversi.

Perchè

gli adulti fanno la guerra?

Dio certamente non vuole.

Perchè

avvelenano la terra?

Abbiamo solo quella.

 

 

 A NATALE, un giorno

gli uomini andranno d' accordo

in tutto il mondo.

Allora  ci sarà un enorme albero di Natale

con milioni di candele,

ognuno ne terrà una in mano

e nessuno riuscirà a vedere

l'enorme albero fino alla punta.

Allora tutti si diranno " BUON NATALE, e un giorno ! "

(Hirokazu Ogura)

 

 

imagesCANRZQ01.jpg

 

 

 

 

 

E' NATALE

 

E' Natale ogni volta

che sorridi a un fratello

e gli tendi la mano.

E' Natale ogni volta

che rimani in silenzio

per ascoltare l'altro.

E' Natale ogni volta

che non accetti quei principi

che relegano gli oppressi

ai margini della società.

E' Natale ogni volta

che speri con quelli che disperano

della povertà fisica e spirituale.

E' Natale ogni volta

che riconosci con umiltà

i tuoi limiti e la tua debolezza.

E' Natale ogni volta

che permetti al Signore

di rinascere per donarlo agli altri.

(Madre Teresa di Calcutta)

 

 

 

 

NEVE

 

Fiocchi

fiocchi

 

cadono fitti

 

faville

fatte

fili

fumi

forme.

 

 

 

 

I PEZZENTI

 

E' bello fare i pezzenti a Natale

perchè i ricchi allora sono buoni,

è bello il presepio a Natale

che tiene l'agnello

in mezzo ai leoni.

 

    

NATALE

 

 

 

 

  

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17 novembre 2011 4 17 /11 /novembre /2011 19:41

 

 

Andrew Atroshenko

 

   

Romantico impressionista 

     

 

 

  La danza è una poesia in cui ogni movimento è parola.

 

 

            

 

           

 

 

 

     

 

 

 

 

 

    

La musica è il cammino che conduce al senso.

     

 

                         

 

                         

 

 

 

 

Andrew Atroshenk nacque nel 1965 nella città di Polkrovsk in Russia
Nel 1977 venne accettato nella Scuola d'Arte per bambini dove si è laureato con lode nel 1981. Due anni dopo, Andrew è entrato nel Bryansk Art College e nel 1991 è stato accettato in una delle più prestigiose scuole d'arte del mondo, la St. Petersburg Academy of Art.
Nel 1994, Andrew ha iniziato a partecipare a mostre come St. Petersburg Artists a Reutlingen, in Germania, la mostra di un gruppo "Academy" a San Pietroburgo nel 1996 e "Teacher's memory" 1997. Dopo aver conseguito la laurea all'Accademia d'arte di San Pietroburgo nel 1999, Andrew è stato invitato da un gruppo artistico "Bay Arts" del New England, con sede negli Stati Uniti, per partecipare alle loro mostre e attività, trascorrendo l'intero anno negli Stati Uniti. Mentre il lavoro di Andrew veniva venduto con successo in gallerie in tutta la Florida, la California, l'Ohio e l'Arizona, l'artista partecipava a una serie di mostre collettive e aste in Francia, il che portò alla vendita di tutti i suoi lavori.

 

  

    

  

    

       

 

 

       

 

 

 

  

 

 

 

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13 novembre 2011 7 13 /11 /novembre /2011 14:39

 

 

IL BELLO IDEALE

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

  Dei o mortali, o entrambi?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANTONIO CANOVA

 

 

 

 

Grazie, 1812 - 1816, gruppo  marmoreo 

 

 

               Le Grazie

 

 

Come D'Erato al canto ebbe perfetti

Flora i trapunti, ghirlandò l'Aurora

gli aerei fluttuanti orli del velo

d'ignote rose a noi, sol la fragranza,

se vicino è un iddio, scende alla terra.

E fra le l'altre immortali ultima venne

rugiadosa la bionda Ebe, costretti

in mille nodi fra le perle i crini,

silenziosa e l'anfora converse:

e delle altre la vaga opra fatale

rorò d'ambrosia; e fu quel velo eterno.

Poi sulle tre di Citerea gemelle

tutte le Dive il diffondeano, ed elle

tra le fiamme d'amore ivano intatte

a rallegrar la terra, e sì velate

apparian come pria vergini nude.

 

Ugo Foscolo

 

 

Nel poemetto, intitolato le Grazie, Ugo Foscolo immagina che Venere, dea del

l'amore e simbolo dell'armonia dei cieli, abbia voluto portare sulla terra le sue

bellissime figlie, le tre Grazie appunto, perchè difondessero  presso  i mortali,

ancora allo stato selvaggio, le arti: la musica, la danza e  la poesia. Con questi

doni avrebbero civilizzato gli uomini e avrebbero offerto loro una consolazione

contro la durezza della vita.

Foscolo dedicò il poemetto ad Antonio Canova, il massimo  esponente dell'arte

neoclassica in Italia, autore di opere a soggetto mitologico e del  meraviglioso

gruppo marmoreo delle Grazie, dove appare evidente la nostalgia della bellezza

del mondo antico.

Non fredde statue inerti, ma l'idea del bello che prende forma, vita e sangue nel

marmo piegato dall' artista ad un possibile sogno di perfezione.

 

 

I capolavori del Canova

 

 

AMORE E PSICHE

Gruppo in marmo di Antonio Canova

Parigi - Museo del Louvre

 

 

Canova, nel gruppo marmoreo Amore e Psiche, si  è ispirato alla favola contenuta

nel romanzo antico "Le metamorfosi o L' asino d'oro" del poeta latino Apuleio che

l'ha interpretata liberamente. 

Nella grandiosa  scultura, il massimo risalto viene dato all'estasi  dei  due amanti 

- Amore  e Psiche - l'una tra le braccia dell'altro. Psiche tiene gli occhi chiusi  per-

chè così le è stato imposto, nel momento in cui vorrà contemplare il dio, lo perderà.

Nel testo antico l'autore mette in  luce la curiosità crescente di Psiche che  inca-

pace di resistere, temendo brutte sorprese, e consigliata dalle perfide e invidiosis-

ssime sorelle, armata di un pugnale, decide di scoprire le sembianze del suo sposo

notturno. Nel brano si notano le diverse fasi della rivelazione: la magnificenza del

dio alato e la ferita, provocata da una freccia della sua faretra, che lei curiosissima

ha voluto esplorare e toccare, facendola innamorare perdutamente.   

 

 

 Principessa Leopoldina Esterhazy Lichtenstein

( 1808 ) Castello Esterhzy di Eisenstadt in Austria

 

Amore e Psiche stanti

( 1798 - 1800 ) Louvre Parigi

 

La Venere Italica

Galleria Palatina - Firenze

 

  

La ninfa dormiente

Victoria & Albert - Museum di Londra 

 

    Apollo che si incorona

 ( 1781 ) J. Paul Getty - Museum, Los Angeles 

 

 

Lo scultore Antonio Canova (1757 - 1822) è stato definito il massimo esponente

del Neoclassicismo.

Fu il cantore  della bellezza  ideale femminile. La sua  arte ed il suo genio ebbero

una grande influenza nella scultura dell'epoca.

Canova era molto affascinato dai movimenti sinuosi che nascono dalla danza e

dal movimento, come si nota nelle "Tre grazie", le dèe si abbracciano unendo i

loro corpi in una leggiadra armonia.

Svolse il suo apprendistato a Venezia dove scolpì le sue opere. L'ambiente vene-

ziano fu per Canova quello della sua formazione. Egli subì  il fascino e l' in-

fluenza dello scultore del seicento Gian Lorenzo Bernini, grande maestro del barocco.

Nel 1779 si recò a  Roma dove  frequentò le scuole  di nudo  dell'Accademia di

Francia e del Museo Capitolino.

La sua prima opera fu Il Teseo sul minotauro .

 

 

 

 

Teseo è rappresentato seduto  sul minotauro dopo la  lotta, rappresentando così la

vittoria della ragione sull'irrazionale.

Le sculture dell'artista sono sempre realizzate in  marmo e talvolta sono ricoperte

da uno strato di cera rosa o ambra, per imitare il colore dell'incarnato e sono sem-

pre molto levigate fino a raggiungere una superficie lucida o traslucida. 

 

Realizzò  inoltre  il ritratto di Paolina Borghese  nelle vesti di Venere vincitrice,

che tiene in mano il pomo della vittoria offerto da Perseo alla dea più bella.

Paolina è rappresentata distesa sui cuscini con i busto semieretto e nudo, le  parti

scoperte sono ricoperte  di cera rosata per conferire un aspetto umano.

 

 

 

 

Con la fine dell'epoca napoleonica Canova ritornò a  Roma e fu  in quel periodo

che si evidenziò in un cambiamento nel suo stile, egli caricò con maggior forza

emotiva le sue opere avvicinandole alle nuove tendenze romantiche.

Sono di questo periodo: la Maddalena, il Compiano sul Cristo morto, il monumen-

to Stuart, Venere e Marte.

 

 

Maddalena

 

 

  Venere e Marte

 

Antonio Canova ha speso tutta la vita nell'incessante tentativo di ricreare la perfe-

zione e l'armonia, attraverso i bozzetti in creta, gli studi in gesso, i blocchi scolpiti ecc.

Le sue opere danno corpo ad immagini tese ad una  bellezza  in cui  l'equilibrio e

il movimento, forza e grazia, leggerezza e  materia possano convivere nella stessa

forma.

Dai suoi contemporanei, tra i quali il poeta Ugo Foscolo, il Canova è stato indica-

to come l'artista che nelle sue creazioni ha fatto rivivere in modo impareggiabile

la grazia degli antichi rendendola "eterna".

 

Antonio Canova muore a Venezia nel 1822.

  

 

 

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  • mondodiverso
  •  
 
--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
  • --- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. (Leonardo da Vinci)

                                                                    

 

 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
                                           5Gd_q2Uv210---Copia.jpg                                 
   
    
 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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