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30 giugno 2013 7 30 /06 /giugno /2013 15:59

 

554911 152489354911545 1447538073 n

 

LA VALIGIA

 

Una vecchia valigia di cartone, magari rimediata tra

i ciarpami di una soffitta. 

 

Una valigia senza tasche, o scomparti interni.

Una valigia disordinata per punto preso.

 

Perchè la vita è una sciarada di emozioni che non puoi

pianificare.

 

Una valigia piena di libri, vecchi amici, a volte nemmeno

mai conosciuti,

che aspettano un tuo sguardo per diventare parte del tuo

personale copione. 

 

Una valigia che trasporta poesia e musica.

Perchè non smetterai mai di chiederti come sia possibile che

chi nemmeno ti conosce, sia riuscito, meglio di te, ad

esprimere quei pensieri che ti portavi dietro da sempre.

Perchè quei versi, con quelle parole, è come far l'amore

con la tua stessa anima.

 

Una valigia con foto sparse in ogni dove.

Perchè è inutile: di certe persone non potrai mai fare a meno.

 

Una valigia con spazio enorme per progetti, le speranze, i desideri.

Perchè non puoi tenerli dentro, come dicono, in testa.

Perchè devono essere sempre in bella vista.

 

Perchè non puoi dimenticartene. Mai.

Perchè sia libri, che la poesia, che la musica, sono parti di essi.

Perchè con loro devi avere semre a che fare.

E' soprattutto a loro che devi rendere conto.

 

Una valigia ancora mezza vuota.

Perchè per le esperienze il posto non è mai abbastanza.

 

Una valigia tenuta insieme da un pezzo di spago.

Perchè in questo viaggio è la voglia di vivere che

tiene unito il tutto.

 

Perchè lo spago sa d'avventura.

Perchè si apre facilmente.

Perchè la valigia non dovrà mai chiudersi sempre.

 

Perchè forse non si è mai realmente pronti.

Perchè comunque bisogna andare.

Con la valigia, verso il nostro viaggio.

 

--L'amante di Lady Chatterley (D.H.Lawrence)


 

 

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7 aprile 2013 7 07 /04 /aprile /2013 16:05

 

ERAVAMO SEDUTI NEL DESERTO

 

 

Adeeb Kamal Ad-Deen

 

 

Eravamo seduti nudi nel deserto

quando si avvicinarono a noi

due cavalli, uno nero e l'altro rosso.

Ti eri alzata piangente

dandomi l'ultimo bacio.

Rimasi sorpreso

e poi montasti il cavallo nero

dicendomi addio, con voce tremolante.

Rimasi perplesso

però pensai che dovevo

montare il cavallo rosso,

in caso mi avesse assalito

la nostalgia di te

a farmi soffrire d'amore.

E così mi ero avvicinato al tuo corpo

per baciare le tue labbra e i tuoi seni,

mentre sparivi, come una lancia

dentro il deserto.

Passarono le ore della perplessità,

una dopo l'altra,

mentre guardavo il tuo corpo nudo

che montava

il cavallo nero e scompariva

nelle profondità.

Ma avvertii subito nostalgia di te,

e il mal d'amore.

Girai su me stesso

per montare il mio cavallo rosso,

mentre mi accorgevo del sole.

che stava tramontando come un leone rosso.

 

 

 

 

                                         Paul-van-Ginkel---Tutt-Art-----37-.jpg

 

 

LETTERE A MIA MADRE (Adelina)
 

 

Tu manchi

nelle case che ho abitato

senza nomi ed indirizzi

e nelle lettere che ti ho scritto di nascosto

intrecciando le dita

senza mai inviarli

 

Tu manchi

alla scarpa della mia infanzia

che persi per strada, zoppicando

senza mai voltarmi

e al nero inchiostro della mia adolescenza

che non teme di svelare

ciò, che rimane, della tua assenza

 

Tu manchi

alla mia routine

che spengo e riaccendo in una sigaretta

e a questa solitudine

che ingoia la mia rabbia

rendendomi prigioniera

di questi muri d'attesa

 

Tu manchi

all'attesa

perchè al mio cuore

mancano i tuoi battiti

e alle tue notti

mancano i miei segreti

 

 

 

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5 aprile 2013 5 05 /04 /aprile /2013 21:37

 

 

Muramatsu_Makoto_-_Japanese_illustrator_-_Tutt-Art__-9-_lar.jpg

 

Er sorcio de città e er sorcio de campagna

 

Trilussa

 

Un Sorcio ricco de la capitale invitò a pranzo un Sorcio de campagna. - Vedrai che bel locale, vedrai come se magna... - je disse er Sorcio ricco - Sentirai! Antro che le caciotte de montagna! Pasticci dorci, gnocchi, timballi fatti apposta, un pranzo co' li fiocchi! una cuccagna! - L'intessa sera, er Sorcio de campagna, ner traversà le sale intravidde 'na trappola anniscosta; - Collega, - disse - cominciamo male: nun ce sarà pericolo che poi...? - Macché, nun c'è paura: - j'arispose l'amico - qui da noi ce l'hanno messe pe' cojonatura. In campagna, capisco, nun se scappa, ché se piji un pochetto de farina ciai la tajola pronta che t'acchiappa; ma qui, se rubbi, nun avrai rimproveri. Le trappole so' fatte pe' li micchi: ce vanno drento li sorcetti poveri, mica ce vanno li sorcetti ricchi!

 
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13 febbraio 2013 3 13 /02 /febbraio /2013 13:54

 

 

 

I FIORI
 
Aldo Palazzeschi
 
Non so perché quella sera,
fossero i troppi profumi del banchetto...
irrequietezza della primavera...
un'indefinita pesantezza
mi gravava sul petto,
un vuoto infinito mi sentivo nel cuore...
ero stanco, avvilito, di malumore.
Non so perché, io non avea mangiato,
e pure sentendomi sazio come un re
digiuno ero come un mendico,
chi sa perché?
Non avvevo preso parte
alle allegre risate,
ai parlar consueti
degli amici gai o lieti,
tutto m'era sembrato sconcio,
tutto m'era parso osceno,
non per un senso vano di moralità,
che in me non c'è,
e nessuno s'era curato di me,
chi sa...
O la sconcezza era in me...
o c'era l'ultimo avanzo della purità.
M'era, chi sa perché,
sembrata quella sera
terribilmente pesa
la gamba
che la buona vicina di destra
teneva sulla mia
fino dalla minestra.
E in fondo...
non era che una vecchia usanza,
vecchia quanto il mondo.
La vicina di sinistra,
chi sa perché,
non mi aveva assestato che un colpetto
alla fine del pranzo, al caffè;
e ficcatomi in bocca mezzo confetto
s'era voltata in là,
quasi volendo dire:
"ah!, ci sei anche te".

 

Quando tutti si furno alzati,
e si furono sparpagliati
negli angoli, pei vani delle finestre,
sui divani
di qualche romito salottino,
io, non visto, scivolai nel giardino
per prendere un po' d'aria.
E subito mi parve d'essere liberato,
la freschezza dell'aria
irruppe nel mio petto
risolutamente,
e il mio petto si sentì sollevato
dalla vaga e ignota pena
dopo i molti profumi della cena.
Bella sera luminosa!
Fresca, di primavera.
Pura e serena.
Milioni di stelle
sembravano sorridere amorose
dal firmamento
quasi un'immane cupola d'argento.
Come mi sentivo contento!
Ampie, robuste piante
dall'ombre generose,
sotto voi passeggiare,
sotto la vostra sana protezione
obliare,
ritrovare i nostri pensieri più cari,
sognare casti ideali,
sperare, sperare,
dimenticare tutti i mali del mondo,
degli uomini,
peccati e debolezze, miserie, viltà,
tutte le nefandezze;
tra voi fiori sorridere,
tra i vostri profumi soavi,
angelica carezza di frescura,
esseri pura della natura.
Oh! com'è bello
sentirsi libero cittadino
solo,
nel cuore di un giardino.
-Zz... Zz
-Che c'è?
-Zz... Zz...
-Chi è?
M'avvicinai donde veniva il segnale,
all'angolo del viale
una rosa voluminosa
si spampanava sulle spalle
in maniera scandalosa il décolletè.
-Non dico mica a te.
Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli
che son sulla spalliera,
ma non vale la pena.
Magri affari stasera,
questi bravi figliuoli
non sono in vena.
-Ma tu chi sei? Che fai?
-Bella, sono una rosa,
non m'hai ancora veduta?
Sono una rosa e faccio la prostituta.
-Te?
-Io, sì, che male c'è?
-Una rosa!
-Una rosa, perché?
All'angolo del viale
aspetto per guadagnarmi il pane,
fo qualcosa di male?
-Oh!
-Che diavolo ti piglia?
Credi che sien migliori,
i fiori,
in seno alla famiglia?
Voltati, dietro a te,
lo vedi quel cespuglio
di quattro personcine,
due grandi e due bambine?
Due rose e due bocciuoli?
Sono il padre, la madre, coi figlioli.
Se la intendono... e bene,
tra fratello e sorella,
il padre se la fa colla figliola,
la madre col figliolo...
Che cara famigliola!
È ancor miglior partito
farsi pagar l'amore
a ore,
che farsi maltrattare
da un porco di marito.
Quell'oca dell'ortensia,
senza nessun costrutto,
fa sì finir tutto
da quel coglione del girasole.
Vedi quei due garofani
al canto della strada?
Come sono eleganti!
Campano alle spalle delle loro amanti
che fanno la puttana
come me.
-Oh! Oh!
- Oh! ciel che casi strani,
due garofani ruffiani.
E lo vedi quel giglio,
lì, al ceppo di quel tiglio?
Che arietta ingenua e casta!
Ah! Ah! Lo vedi? È un pederasta.
-No! No! Non più! Basta
-Mio caro, e ci posso far qualcosa
io,
se il giglio è pederasta,
se puttana è la rosa?
-Anche voi!
-Che maraviglia!
Lesbica è la vaniglia.
E il narciso, quello specchio di candore,
si masturba quando è in petto alle signore.
-Anche voi!
Candidi, azzurri, rosei,
vellutati, profumati fiori...
-E la violaciocca,
fa certi lavoretti con la bocca...
-Nell'ora sì fugace che v'è data...
-E la medesima violetta,
beghina d'ogni fiore?
fa lunghe processioni di devozione
al Signore,
poi... all'ombra dell'erbetta,
vedessi cosa mostra al ciclamino...
povero lilli,
è la più gran vergogna
corrompere un bambino
-misero pasto delle passioni.
Levai la testa al cielo
per trovare un respiro,
mi sembrò dalle stelle pungermi
malefici bisbigli,
e il firmamento mi cadesse addosso
come coltre di spilli.
Prono mi gettai sulla terra
bussando con tutto il corpo affranto:
-Basta! Basta!
Ho paura.
Dio,
abbi pietà dell'ultimo tuo figlio.
Aprimi un nascondiglio
fuori della natura!

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-130680>

 

 

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17 dicembre 2012 1 17 /12 /dicembre /2012 15:59

CONGEDO DEL VIAGGIATORE CERIMONIOSO

 

Giorgio Caproni

 

Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.

 

Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.

 

Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.

 

Chiedo congedo a voi
senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.

 

(Scusate. È una valigia pesante
anche se non contiene gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare).

 

Dicevo, ch’era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo – odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.

 

Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda dottrina.
Congedo a te, ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta.
Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
congedo, che m’ha chiesto s’io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.
Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.

 

Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.

 

 

 

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3 settembre 2012 1 03 /09 /settembre /2012 07:50
 
Franco Battiato
 
La vita frenetica, che sembra
scappare via... Battiato ha messo in
musica il disagio di dover sempre
correre, la difficoltà di trovare
"attimi di silenzio"  
 
 
 Un'altra vita
 
 
Certe notti per dormire mi metto a leggere,
 
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
 
Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
 
mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
 
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca:
 
mi innervosiscono i semafori e gli stop,
 
e la sera ritorno con i malesseri speciali.
 
Non servono tranquillanti o terapie
 
ci vuole un'altra vita.
 
Su divani, abbandonati a telecomandi in mano
 
storie di sottofondo Dallas e Anche i ricchi piangono.
 
Sulle strade la terza linea del metrò che avanza,
 
e macchine parcheggiate in tripla fila,
 
e la sera ritorno con la noia e la stanchezza.
 
Non servono più eccitanti o ideologie
 
ci vuole un'altra vita. 
 
 
 
 
 
 
 
     
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4 agosto 2012 6 04 /08 /agosto /2012 14:46

 

 

 

 

 

Un giorno incontrai
un bambino cieco
e mi chiese di descrivergli il cielo...
ed io glielo descrissi!
Mi chiese di descrivergli la terra...
ed io gliela descrissi!
mi chiesi descrivergli l'amore...
ed io piangendo gli descrissi te!
 
J. Morrison

 

 

  

 

 

Se tu non parli
 
Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare
come la notte
nella sua veglia stellata
con il capo chino a terra
paziente.
Ma arriverà il mattino
le ombre della notte svaniranno
                                                         e la tua voce                                                        
in rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
nel canto
prenderanno ali
da tutti i miei nidi di uccelli
e le tue melodie
spunteranno come fiori
su tutti gli alberi della mia foresta.
 
            Tagore  

 

 

     

 

 

    Era necessario un addio, perchè capissi
 
Era necessario un addio, perchè capissi
che non c'è un addio per noi.
per sempre porterò in me quest'alba
come segno di bruciatura.
Alzati sul far del giorno,
partimmo verso l'aeroporto grigio
ed eravamo contenti, perchè era così lontano.
La mia ultima parola fu un sorriso.
E sopra di noin sorgeva con l'addio
l'incontro vero e l'amore
 
 Blaga Dimitrova  

 

 

 

 

 Tu vai
 
Tu vai senza me, mia vita
Tu scorri
Ed io non ho nemmeno fatto un passo
Tu volgi altrove la battaglia
Così mi deserti
Io non ti ho mai seguito
Non vedo chiaro nelle tue offerte
Quel poco che vorrei, tu non lo porti mai
Per questa mancanza, io aspiro a tanto
Acosì tante cose quasi all'infinito...
Per quel poco che manca e che tu non porti mai.
 
Henry Michaux 
 
 
 
 
Prima colazione
 
Lui ha messo
Il caffè nella tazza
Lui ha messo
Il latte nel caffè
Lui ha messo
Lo zucchero nel caffèlatte
Ha girato
Il cucchiaino
Ha bevuto il caffelatte
ha posato la tazza
Senza parlarmi
S'è acceso ( una sigaretta )
Ha fatto
Dei cerchi di fumo
Ha messo la cenere
Nel portacenere
Senza  parlarmi
Senza guardarmi
S'è alzato
S'è messo
Sulla testa il cappello
S'è messo
L'impermeabile
Perchè pioveva
E se n'è andato
Soptto la pioggia
Senza parlare
Senza guardarmi
E io mi son presa
La testa fra le mani
E ho pianto
 
 Prevert 
 
 
 
 
Simile a un dio mi sembra quell'uomo
 
Simile a un dio mi sembra quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso
più parlare.
la lingua si spezza, un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre.
Nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano,
un sudore freddo mi pervade, un tremore
tutta mi scuote, sono più verde
dell'erba, e poco lontana mi sento
dall'essere morta.
Ma tutto si può sopportare...
 
Saffo 
 
 
 

 

 

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4 luglio 2012 3 04 /07 /luglio /2012 15:57

 

 

Sapphō

 

GRECIA - VII Secolo a.C.

 

 

Le poesie d'amore di Saffo sono spesso riferite all’amore che la poetessa

provava per una donna, anche per questo è famosa per essere stata la pri-

ma poetessa lesbica.  (il termine infatti deriva dal nome della città in cui

Saffo nacque).

La poetessa Saffo nasce nell'isola di Lesbo a Ereso, o Mitilene, nella se-

conda metà del VII secolo a.C.

 

     

 

Una poetessa più che attuale

 

 

Avrei davvero voluto morire
quando lei mi lasciò in affannoso pianto
tra molte cose dicendomi ancora:
"Come soffriamo atrocemente, Saffo,
io ti lascio contro il mio volere."
Ed io a lei rispondevo:
"Va' serena e di me serba il ricordo.
Sai quanto ti ho amata.
Se mai tu lo dimenticassi, sempre
io ricorderò i bei momenti che vivemmo.
Quando di corone di viole
e di rose e di croco, accanto a me
ti cingevi il capo gentile,
e mettevi intorno al collo
ghirlande intrecciate di fiori.
E cosparsa di essenze profumate
sul morbido letto ti saziavi,
né mai vi furono danze
nei sacri boschi a cui fossimo assenti..."

 

 

 

Poesie d’amore di Saffo

 

Passione d’amore

 

Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
i dolci detti e l’amoroso canto!

 

A me repente,
con più tumulto il core urta nel petto:
more la voce, mentre ch’io ti miro,
su la mia lingua nelle fauci stretto
geme il sorriso.

 

Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
un indistinto tintinnio m’ingombra
gli orecchi, e sogno: mi s’innalza al gaurdo
torbida l’ombra.

 

E tutta molle d’un sudor di gelo,
e smorta in viso come erba che langue,
tremo e fremo di brividi, ed anelo
tacito, esangue.

 

Eros ha scosso la mia mente

 

Eros ha scosso la mia mente
come il vento che giù dal monte
batte sulle querce.

 

Dolce madre, non posso più tessere la tela
domata nel cuore dall’amore di un giovane:
colpa della soave Afrodite.

 

Sei giunta, ti bramavo,
hai dato ristoro alla mia anima
bruciante di desiderio.

 

La cosa più bella

 

Alcuni dicono che la cosa più bella sulla nera terra sia
un esercito di cavalieri, altri di fanti
altri di navi, io invece quello di cui
uno è innamorato.

 

È semplicissimo rendere comprensibile
ciò a ognuno: infatti colei che superò di molto
gli uomini in bellezza, Elena, dopo aver abbandonato
il marito valoroso,
se ne andò a Troia per mare
e non si ricordò affatto della figlia, né dei cari genitori,
ma Cipride la travolse
innamorata.
……
ed ora mi fa ricordare Anattoria
che non è qui,

 

e vorrei vedere il suo amabile incedere
e il raggiante splendore del volto
più che i carri dei Lidi e i fanti
che combattono in armi.

 

Simile a un Dio

 

Simile a un Dio mi sembra quell’uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, sùbito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono più verde
dell’erba; e poco lontana mi sento
dall’essere morta.
Ma tutto si può sopportare…

 

     

 

 

 

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3 luglio 2012 2 03 /07 /luglio /2012 15:00

 

 

t_rosa_rossa_182-1-.jpg

 

IN QUESTA SERA D'INIZIO D'ESTATE LA LUNA FA BELLA MOSTRA.



DIFFICILE RESISTERLE...IL SUO ABITO ARGENTEO

 

CATTURA GLI SGUARDI, I PENSIERI... 

 

luna piena[1]

 

Canto alla luna  

La luna geme sui fondali del mare,
o Dio quanta morta paura
di queste siepi terrene,
o quanti sguardi attoniti
che salgono dal buio
a ghermirti nell'anima ferita.
La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parodie del destino.
Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento,
quanto basti per darti
un unico bacio d'amore.

 Alda Merini

 

 

 

    Abbassa lo sguardo, bella luna

     Abbassa il tuo sguardo, bella luna, e inonda questa scena,
Versa benigna i fiotti del nimbo della notte
Su volti orrendi, tumefatti, violacei,
Sopra i morti riversi con le braccia spalancate,
Versa il tuo nimbo generoso, sacra luna.

Walt Whitmam

 

   

 

"Ti supplico:
non domare il mio cuore con ansie e con tormenti"
 "Le stelle intorno alla bella luna
nascondono il loro volto luminoso quando lei,
 piena, emana tutto il suo splendore sopra la terra"
 ".. il loro cuore divenne di gelo, si chiusero le ali" 
  "Sei giunta, ti bramavo,
hai dato ristoro alla mia anima bruciante di desiderio"
"Non spero mai di sfiorare il cielo con un dito"
"Amore.
Scese dal cielo indossando un rosso mantello" 
 "... mi hai dimenticata ... o più di me ami qualcun altro..." 
 "Eros che scioglie le membra nuovamente mi scuote,
dolceamara invincibile belva" 
 "E' tramontata la luna insieme alle Pleiadi;
 la notte è al suo mezzo,
il tempo passa e io dormo sola"

Saffo

 

Jim-Warren-Pele_rising-1-.jpg

   

Inno alla luna

O luna, tu che illumini ogni sera il tempo del sonno,

dove il sogno prende il sopravvento sulla realtà,
dove le ombre cancellano la luce,
illumina anche il mio cuore, perennemente dolente.
O spicchio di luce, che illumini i baci e le carezze dei giovani innamorati,
rischiara il loro cammino,
perché, confusi dal loro sentimento, non vedono l’irto sentiero
dove si imprimono i loro inesperti passi.
O notte, portatrice di effimere illusioni,
il tuo manto stellato possa avvolgere le mie parole
e consegnarle al vento, affinché possa essere mio messaggero.

    G. Leopardi 

 

 

O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento,
qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù.

G. D'Annunzio, canto dell'ospite, dal Canto novo.

 

   

 

    La tristezza della luna

Questa sera la luna sogna con più languore;
come una donna bella su cuscini svariati
che con la mano lieve e distratta accarezza
prima del sonno il dolce contorno dei suoi seni,
sopra il lucido dorso di valanghe di seta,
morente s'abbandona a lunghi smarrimenti,
e gira intanto gli occhi su visioni bianche
che nell'azzurro salgono, come sboccio di fiori.
Quando nel suo accidioso languore, qualche volta
lascia un'ascosa lacrima cadere sulla terra,
nemico del riposo, un pio poeta accoglie
nel cavo della mano quella pallida lacrima
iridescente al pari di un frammento d'opale,
e la cela agli sguardi del sole, nel suo cuore.

Charles Baudelaire 

 

 

     

 

 

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28 giugno 2012 4 28 /06 /giugno /2012 12:28

 

 

  Giuseppe MUSCIO by Catherine La Rose

 

Giuseppe-MUSCIO-by-Catherine-La-Rose--54-.jpg

 

  Cogli questo piccolo fiore

 

Cogli questo piccolo fiore

e prendilo. Non indugiare!

Temo che esso appassisca

e cada nella polvere.

Non so se potrà trovare

posto nella tua ghirlanda

ma onoralo con una carezza pietosa

della tua mano - e coglilo!

Temo che il giorno finisca

prima del mio risveglio

e passi l'ora dell'offerta.

Il suo colore è immenso

e anche il suo profumo.

Serviti di questo fiore

finchè c'è tempo - e coglilo!

 

( R. Tagore )

 

  Giuseppe MUSCIO by Catherine La Rose  

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 Le margherite

 

Gioco a straziarti i petali

nella speranza che lei mi ami,

ti ho colta in un prato verde

all'alba dell'estate,

ciondolavi al vento in un silenzioso meriggio

al primo tepore

quasi nascosta dall'erba,

spero tu sia il mio portafortuna

e che il tuo sacrificio mi dia la felicità,

m'ama...non m'ama..m'ama...non m'ama...

e tu non sai amica mia,

se lei mi ama

chiedo a te la risposta.

Ora giaci muta nelle mie mani,

i petali sparsi lì vicino

ed io spero che la tua risposta sia vera...

 

( Miky 7i )

 

 

    

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--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
  • --- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. (Leonardo da Vinci)

                                                                    

 

 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
                                           5Gd_q2Uv210---Copia.jpg                                 
   
    
 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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