Dante Alighieri
Dante è stato il poeta più letto e tradotto nel mondo e quello a cui è stato dedicato il
maggior numero di studi. La sua fama è dedicata soprattutto alla Divina Commedia, un
poema in cento canti che lo impegnò per tutti gli anni dell' esilio da Firenze e nel quale
si ritrovarono elementi della sua biografia, del suo pensiero, della sua concezione politica,
della sua profonda fede religiosa.
La narrazione del suo poema descrive un viaggio attraverso i tr regni dell' oltretomba
cristiano: l' Inferno, il Purgatorio, il Paradiso. Dante è il protagonista del viaggio, il quale
muove da una selva oscura e intricata dove si è smarrito attraverso innumerevoli
vicissitudini, incontri ed esperienze, arriva a vedere la luce della verità, che per Dante
cristiano si identifica con Dio. L' esperienza che il viaggiatore Dante compie può essere
letta come un' allegoria della vita umana, ma anche come un percorso di purificazione
dell'anima, oppressa dal peso delle proprie colpe, prigioniera della selva oscura del
rimorso, essa esce faticosamente dal quel tenebroso labirinto sotto la guida prima della
ragione, simboleggiata dal poeta latino Virgilio, poi della fede, rappresentata da Beatrice,
la donna amata nella giovinezza. E' lei a guidare il pellegrino Dante nel Paradiso, fino
alla visione del Divino.
Domenico da Michelino, Dante e Firenze, Duomo
Tanto gentile e tanto onesta pare
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch' ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che da per li occhi una dolcezza al core,
che' ntenderno la può chi no la prova.
e par che de la sua labbia si muova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.
L'Amore di Dante per Beatrice è l'amore più famoso della letteratura italiana sbocciato
a Firenze negli ultimi decenni del '200. Un amore cantato da Dante secondo quel
raffinatissimo galateo amoroso del Dolce Stil Novo.
In questa meravigliosa poesia d'amore vi è la rappresentazione più perfetta della
figura femminile, così com'è stata elaborata da Dante. Strofa dopo strofa, assistiamo al
miracolo di un'apparizione divina. Beatrice non è solo bella, ma la sua bellezza riflette
quella del cielo da cui proviene. Al miracolo di questa bellezza sovrumana si
accompagna la contemplazione colma di stupore del poeta, che vede passare per una
strada di Firenze la donna amata. Egli non descrive lo splendore, ma gli beffetti che esso
produce nel suo animo. Infatti il linguaggio, fortemente metaforico, ci porta da una
esperienza concreta alla sua interiorizzazione, al significato che tanta bellezza genera
nella mente di chi ha il privilegio di contemplarla.
Sogno di Dante
Beatrice incontra Dante
Saluto di Dante a Beatrice
Sogno di Dante alla morte di Beatrice
Dante e Beatrice
Le vicende biografiche di Dante sono strettamente legate alla storia di Firenze, la città in
cui nacque nel 1265 da Alighiero e da Bella, morta quando il poeta aveva cinque anni.
Dante si sposò con Gemma Donati, dalla quale ebbe quattro figli.
Egli partecipò attivamente alla vita politica di Firenze,divisa tra opposte fazioni del partito
guelfo, i neri e i bianchi.
Nel 1300 fu eletto priore della città e prese parte a un' ambasceria a Roma presso
Bonifacio VIII.Questo Papa pretendeva di esercitare sulla città non solo il dominio spirituale,
ma anche quello politico e aiutò i guelfi neri a conquistare il potere a Firenze. Nel 1302,
mentre si trovava lontano dalla sua città, a Dante, che era un guelfo di parte bianca,
vennero mosse dai suoi avversari false accuse ed egli fu condannato a pagare un' ingente
multa. Ma poichè il poeta non rientrò a Firenze, i suoi beni vennero confiscati e fu
condannato a essere arso sul rogo. Dante non avrebbe più rivisto Firenze, e da questo
momento in poi sarebbe stato separato dalla famiglia e avrebbe cominciato una difficile
vita di esule. Quando nel 1315 gli venne proposto di rientrare a Firenze, a patto di umiliarsi
confermando pubblicamente le accuse a lui rivolte, egli si rifiutò di farlo. Ospite per tutta la
vita dei signori di diverse città italiane, morì a Ravenna per febbri malariche nel 1321.
Nei lunghi anni dell'esilio il poeta s'impegnò in una febbrile attività letteraria e filosofica,
scrisse alcune opere in latino (De vulgari eloquentia, De monarchia), altre in italiano
(Convinio); delineò le caratteristiche principali che avrebbe dovuto avere la lingua italiana
del suo tempo (il volgare) e non rinunciò mai a proclamare le proprie idee politiche, la sua
avversione alla corruzione dei potenti e ai comportamenti impropri degli stessi pontefici.