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24 aprile 2012 2 24 /04 /aprile /2012 09:26

      

 

La Cenerentola africana

 

 

 

africa 6

 

          

Nelson Mandela

 

 

Questa Cenerentola nata dall'immaginario fiabesco africano è tratta da

una  raccolta  curata  da un  profondo  conoscitore  e strenuo difensore 

dei diritti dell'Africa: Nelson Mandela.

 

 

Eccoci allora in un'arida regione ai limiti del deserto.

 

 

 

 

 

 

La luna, alta nel cielo, infonde nella notte la sua magia...

 

Il tardo sole del Kalahari precipita dietro gli alberi spinosi. I cacciatori ritornano dal veld (prateria arida e stepposa) Al Kraal (villaggio accampamento) la gente chiacchera e ride. Le due sorelle e la madre di Natiki si spalmano il corpo di grasso. Si fanno belle perchè quella è la sera del ballo della Luna piena.  Il cuore di Natiki arde dal desiderio di recarsi con loro alla grande danza, ma quando chiede alla grande madre se andarci anche lei la madre dice soltanto:

-Va a prendere le capre, e  fa in modo di riportarle qui prima che faccia buio. Porta anche la legna e fa un bel fuoco così che le bestie selvatiche stiano lontano.

La madre e due sorelle trattano Natiki  tanto, tanto male. Sono invidiose perchè lei è molto più bella delle due sorelle maggiori, e temono che un giovane cacciatore possa innamorarsi di lei al ballo. E così Natiki si avvia nel veld. Quando ritorna al kraal con le capre, la madre e le sorelle sono già andate al ballo. Dispone gli aghi di porcospino che ha appena raccolto sul muretto che racchiude lo spazio della capanna in cui preparano da mangiare. Spezza la legna, la sistema e accende il fuoco. Poi, si spalma del grasso sul corpo, tanto che la sua pelle sembra rame lucidato. Si spazzola i capelli con un ramoscello spinoso e si spalma sul viso una mistura gialla di grasso e pezzetti di corteccia. Intorno al collo ha delle perline fatte di guscio d'uovo di struzzo. S'intreccia tra i capelli dei fili di perline e intorno alle gambe lega delle orecchie dissecate di antilope piene di semi. In ultimo, ripone gli aghi di porcospino nel suo piccolo marsupio di pelle.  La luna è già alta quando Natiki si avvia lungo il sentiero. Qua e là, camminando, infila per terra un ago di porcospino. Quando giunge in cima alla salita e vede il grande falò della stanza, comincia a sentirsi un po' ansiosa. Che cosa diranno la madre e le sorelle? Ma poi sente l'odore della carne sulla brace, e i suoi piedi si mettono a saltare, mentre le orecchie di antilope le accarezzano  -shirr-shirr- le caviglie. Quando raggiunge il falò,  dapprincipio se ne sta in disparte. Poi scorge la madre e le sorelle. Ma loro sono impegnate a chiedersi, insieme alle altre donne, chi sia quella bella ragazza sconosciuta, giunta alla festa da sola. Natiki si insinua tra le donne, che cantano e battono le mani. Si unisce al canto. Batte le mani e sente i piedi leggeri.

Un giovane cacciatore le sorride mentre le passa accanto danzando. I suoi occhi si posano su di lei. Quando comincia a farsi tardi, le sorelle di Natiki cominciano a sbadigliare, spalancando la bocca in un modo che le fa  sembrare ancora più orribili.  La madre di  Natiki raccoglie le loro cose e dice alle due figlie maggiori: 

- Prendetevi ancora un pò di carne e andiamo a casa.

E subito se ne vanno. Natiki canta e batte le mani insieme alle altre donne per tanto, tanto tempo ancora. Quando sono tutti stanchi, il giovane  cacciatore le si avvicina. 

- Torno con te - le dice

- Ti porterò  lontano da loro. Discuterò io stesso la  facceda con tua madre.  Poi verrai con me, io farò  in modo che le tue ciotole non siano mai vuote.

E così Natiki parte con il cacciatore verso il luogo in cui vive la sua gente, tanto tanto lontano. Tutti i pomeriggi, quando la madre e le sorelle camminano a fatica verso casa con grossi ceppi di legna sulle spalle, le due ragazze brontolano:

- Natiki, Natiki, un giorno ti riporteremo a casa.  

Ma Natiki è felice e contenta. Bada al marito e ai figli. Ed è proprio come il cacciatore le ha promesso: le sue ciotole sono sempre piene di cibo.

 

 

 

 

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28 marzo 2012 3 28 /03 /marzo /2012 15:29

 

 

ANDY WARHOL

 

 

  l

Andy Warhol è considerato uno dei più

grandi geni del  XX secolo. 

  E' stato un pittore, scultore, regista, produttore cinematografico,

un direttore della fotografia, attore, sceneggiatore e

figura predominante del movimento della Pop art americano.  

 

 

Figlio di emigranti  cecoslovacchi, nasce a Pittsburg negli USA  nel 1928.

Trascorre una infanzia molto  difficile  sperimentando la povertà e la soli-

tudine. Dopo l'Istituto d'Arte, scuola  in  cui Andy  si distingue  per la sua

bravura, il giovane si trasferisce a New York, raggiunto solo dopo qualche

anno dalla madre rimasta vedova. Fin  dagli inizi della "carriera" di artista

del  figlio (che per dare un suono più americano al suo cognome gli tolse

la a finale) la signora Warhola divenne una preziosa collaboratrice e visse

sempre con lui.

Anche quelli non sono anni facili! Warhol di giorno andava a caccia di la-

vori presso le riviste di moda che iniziavano a diffondersi largamente e di

notte lavorava intensamente. Il giovane grafico creava illustrazioni sia per

le riviste sia per la pubblicità.

Erano gli  anni Cinquanta, gli anni  in cui si  è  costruito il nuovo mito a-

mericano del benessere per tutti, del consumismo e della celebrità, favori-

ti dal cinema e dalla diffusione della telvisione.

Ben presto  i disegni  di Warhol cominciano ad  essere  apprezzati  perchè

molto adatti al gusto femminile di quegli anni e Andy divenne presto mol-

to richiesto e ben pagato.

Anche il suo modo eccentrico di vestire (portava una buffissima parrucca

argentata) ebbe successo.

      

 

   

 

 

 

 

La  provenienza del  mondo della pubblicità fu fondamentale  per la sua

arte. In primo  luogo  perchè i  soggetti  a cui  Warhol si  interessa  sono

sempre tratti dal mondo del consumismo industriale e da ciò che i mass-

media diffondevano  anche ai livelli più popolari.

Egli stesso definisce i suoi  "prodotti"  Pop, popular.

Le immagini a lui care furono i barattoli di minestre  Campbell's, le sca-

tole di Kellog's, le bottiglie  di Coca-Cola, la banana, le  foto  dei divi di

Hollywood, le immagini di  cronaca e quelle dei "miti  americani" come

Topolino, Superman, il dollaro, Babbo Natale...

 

 

Barattoli di minestre Campbell's

   

 

 Quattro topolini, olio su tela

 

 

 

 Il dollaro

 

La banana

 

 

L'artista Warhol non intende mai creare oggetti unici come le opere d'arte

della tradizione. Secondo lui (che ad un certo punto allestì non un labora-

torio, ma  la "Factory", cioè una  fabbrica) le immagini  erano  prodotti in

cui non si sarebbe dovuto riconoscere la mano dell'artista.

 

 

  Factory a New York  1342 Lexington

Avenue

 

 

In  uno dei  suoi diari, che  ogni sera dettava alla sua  segretaria, scriveva

"La ragione per cui dipingo in questo modo è che voglio essere una mac-

china. Tutto ciò che faccio lo faccio come  una  macchina ed è quello che

voglio fare".

Con un procedimento misto di fotografia, serigrafia e pittura, dalla Facto-

ry uscivano opere create a più mani, la  cui caratteristica più  evidente era

la ripetitività: lo stesso soggetto era ripetuto con infinite varianti di colore.

Un esempio di questo sono le famose Marilyn Monroe.

 

 

Ritratto di Marilyn Monroe 

 

 

Il volto dell' attrice viene trattato con diverse combinazioni di colori, ed è,

anzi solo il colore ad identificare i ritratti.

La fotografia dell'attrice, che negli anni Sessanta divenne un vero mito, è

elaborata in modo che rimangono solo i tratti più evidenti e le ombre con-

trastanti.

Con la tecnica  della  serigrafia il  ritratto ripetuto è colorato con macchie

di colore  piatto  che  simulano capelli, labbra  e  trucco  ma  che,  voluta-

mente, risultano falsate rispetto alle zone da colorare.

 

La stessa tecnica della fotografia rielaborata su una serie di ritratti di per-

sonaggi famosi tra cui quello di Lady  Diana, commissionati  dagli  stessi

personaggi.

 

Lady Diana-The Princess of Wales, 1982

 

 

L'arte di Warhol rimane enigmatica: la bottiglia di Coca-Cola, la diva del

cinema e i drammi ritratti dalle foto  di cronaca  risultano far parte di una

catena ripetitiva, che  tutto appiattisce e consuma, ma  che in  realtà ci la-

scia immagini di grande forza espressiva.

"Se volete sapere tutto di Andy Warhol, non avete che da guardare la su-

perficie dei miei quadri, i miei film e me stesso. Io sono lì. Non c'è niente

dietro."

 

Muore improvvisamente nel 1987 all'apice della sua notorietà.

  

 

 

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16 marzo 2012 5 16 /03 /marzo /2012 07:12

 

 

OSCAR WILDE

 

 

 

Oscar Wilde, è nato a  Dublino  nel  1854, è uno dei  più alti esponenti di lingua inglese
del    decadentismo    europeo.  Geniale,  stravagante,  dotato    di   un    senso   artistico
straordinario  talora  sferzante  e  impertinente  egli  voleva  risvegliare  l'attenzione  dei
suoi lettori e invitarli alla riflessione. È noto soprattutto  per l'uso frequente  di  aforismi
paradossi, per i quali è tuttora citato.Esordì  con un volume di  poesie (1881)  e  diventò
un  autore  di  successo  negli  Stati  Uniti  e  in  Francia. Delicatissimo   autore  di fiabe
meravigliose  e  drammi che gli diedero  fama  mondiale  come "Salomè" e  il  romanzo
" Il ritratto di Dorian Gray" (1891).
Molti i libri scritti sulle sue vicende e sulle  sue opere, tra le quali, in  particolare, i  suoi
testi teatrali, considerati dai critici dei capolavori del  teatro dell' 800.
L'episodio più notevole della sua vita, di cui si trova  ampia  traccia  nelle  cronache del
tempo, fu il processo e la condanna a due anni  di  prigione   per  avere  violato la legge
penale  che  codificava le regole  morali  in  materia  sessuale  della   sua   stessa  classe
sociale.  Accusato di   omosessualità  dal  padre  del  suo  più   caro  amico, lord  Alfred
Douglas,  subì   l' umiliazione  di  un   processo  e  quella del  carcere  a  Reading, dove
compose alcune  delle sue opere più  alte  e  tragiche: l' autobiografico " De  profundis"
e la " Ballata del carcere di Reading " (1897-1898).
Trascorse gli ultimi  anni di  vita sotto falso  nome  in stato di grave e penosa indigenza
a Parigi, dove morì nel 1900.

 

  IL RITRATTO

 

 

Che cosa triste! Io diverrò vecchio, brutto, ignobile...

 

Il  mito   del  Narciso  ci  viene  offerto  alla fine  dell'Ottocento da Oscar  Wilde  nel suo
celebre romanzo "Il ritratto di Dorian  Gray", nel quale  il  protagonista, Dorian  Gray, un
giovane   dotato   di   straordinaria   bellezza,  riceve   da   un   pittore,   attratto    dal  suo
irresistibile  fascino, un ritratto maraviglioso, un autentico inno alla  bellezza. Il  giovane
rimane  folgorato  dall'immagine di sè che  il ritratto  gli  restituisce. Ma, come  nel  mito
classico,anche nel romanzo moderno la vicenda è  destinata  ad  avere  un finale tragico.  
 
 
 Dorian [...] andò con aria  pensierosa  davanti  al  quadro e si volse per  guardarlo.Subito
fece  un  passo  indietro  e  le  sue guance  arrossirono  di piacere. Un  lampo  di  gioia gli
illuminò gli occhi,quasi si fosse conosciuto per la prima volta.Rimase lì immobile e pieno
di  stupore, udendo  che  Hallward  gli  parlava, ma  senza cogliere il significato delle sue
parole. Il senso della propria bellezza  lo  colpì come una rivelazione. Prima di allora non
lo aveva mai provato [...]

 

 

[Dorian Gray s' innamora di sè e, davanti alla propria immagine,  non  sopportando l' idea
di invecchiare  e  perdere la  propria  bellezza, esprime  il  desiderio  di  rimanere  sempre
giovane.]                  
 
 
"Che cosa triste"- mormorò   Dorian  Gray  con  gli occhi ancora fissi sul suo ritratto.- Che
cosa triste! Io diverrò  vecchio , brutto, ignobile, e  questa pittura  rimarrà sempre giovane:
giovane qual  è in questa  giornata  di  giugno.[...] Oh, se potesse  avvenire il contrario! Se
potessi, io, restar  sempre   giovane  e invecchiasse   invece   la   pittura! Per  questo  sarei 
pronto  a  dare  qualsiasi  cosa,  sì,  non  vi  è  nulla al mondo che non darei! Darei  la mia 
stessa anima! "

     

[ La sua preghiera  viene  misteriosamente esaudita: i segni  del  tempo e della progressiva
corruzione  della  sua  anima   si  imprimeranno  non  sul suo volto, ma  nel ritratto, che ne
rimarrà l' immagine terrificante dei suoi vizi.]
 
 
[Spesso, tornando da una di quelle  misteriose   e prolungate assenze che  suscitavano  così
strane congetture tra i suoi amici, o che si  credevano tali, egli saliva  cauto fino alla  stanza
chiusa, apriva la porta con la chiave che non  lasciava mai, e si  fermava,  con uno specchio
in mano, dinanzi al ritratto  dipinto da Basilio  Hallward, guardando ora il volto  perverso e
invecchiato della tela,ora quello giovane e fresco che gli sorrideva dal vetro polito.La stessa
violenza del contrasto acuiva il suo piacere. Sempre più  si  innamorava  della  sua bellezza,
con sempre maggiore interesse seguiva il corrompersi della sua anima.

 

Con  minuziosa  cura, talvolta  con una gioia terribile e mostruosa, esaminava  le ripugnanti 
rughe  che solcavano  la   fronte  aggrinzita  o  serpeggiavano  attorno  alla bocca  pesante e 
sensuale, domandandosi  quali  fossero  più  orribili, se  i segni del peccato o quelli  dell'età.
Poneva  le  sue   bianche   mani   accanto  a  quelle  tumide  e  rozze  del dipinto e sorrideva.
Desiderava quel corpo sformato, quelle membra infiacchite.

 

Certo,vi  erano momenti, di notte, in cui,giacendo insonne nella sua camera delicatamente
profumata  o nella  sordida    stanza  di  una  taverna   malfamata  presso i Docks, pensava
alla rovina  della  sua anima con una pietà tanto  più  acuta  in quanto  puramente  egoista.
Ma  erano momenti  rari.]  
Ma  quel delitto [ Dorian, non  potendo  più sopportare i  rimproveri  del  pittore per la sua
vita abbietta e sfrenata, lo aveva ucciso], lo avrebbe  perseguitato per  tutta la vita?
Sarebbe  stato  sempre  oppresso  dal  suo passato?Avrebbe dovuto confessare? Mai. V'era
una sola prova contro di lui.  Il ritratto  stesso: ecco  la  prova. L'avrebbe   distrutto. Perchè  
lo  aveva conservato per  tanto  tempo? Una volta  gli  faceva piacere  osservare  il suo viso
mutarsi  e  invecchiare, ma  negli  ultimi tempi  non  provava  alcun diletto. Gli  aveva fatto
trascorrere  notti  insonni; quando era lontano rabbrividiva all'idea  che altri occhi potessero
guardarlo. Aveva rattristato  le sue passioni, il suo ricordo gli aveva  guastato tanti momenti
di gioia. Era  stato per   lui come  una  coscienza, sì, era  stato  la  sua  coscienza. L'avrebbe
distrutto. Si guardò attorno,  e vide il coltello che aveva  colpito  Basilio Hallward. L'aveva 
ripulito più e più volte, non non vi era rimasta  alcuna  macchia. Era liscio e  lucente. Come
aveva ucciso il pittore così  avrebbe  ucciso l'opera di lui  e tutto quel che  significava.
Avrebbe ucciso anche il  passato e quella  morte lo avrebbe reso  libero. Avrebbe  ucciso la
mostruosa  anima vivente e, senza il suo  ripugnante rimprovero, si sarebbe sentito in pace.
Impugnò  il  coltello  e  colpì  la  tela. Si  udì  un  grido  un tonfo. un grido   di  agonia così
tremendo che i servi si svegliarono atterriti  e uscirono cauti dalle loro stanze [...]   
[...] Dentro, nel quartiere  della  servitù, i domestici  semivestiti  parlottavano  tra  di loro a
bassa voce.La vecchia  signora  Leaf  piangeva  e si torceva  le mani. Francesco era pallido
pallido  come un   morto. Dopo  circa un  quarto  d'ora prese  con sé il cocchiere e  dei servi
e salì di sopra.  
Bussarono, ma nessuno  rispose. Chiamarono. Tutto  rimase  silenzioso. Finalmente,  dopo
aver tentato  invano  di  forzare  la porta, andarono   sul  tetto  e  si  calarono  sul  balcone.
La finestra cedette  facilmente: le serrature erano vecchie.  

 

 

Entrati, videro, appeso al muro, uno  splendido  ritratto  del loro  padrone come lo   avevano
visto l'ultima volta, in tutto il prodigioso nitore  della  sua  gioventù  e della sua  bellezza.  A
terra giaceva un  uomo  morto, in   abito  da   sera, con un  coltello  piantato  nel  cuore.  Era
sfiorito, rugoso, ripugnante nel volto.Solo esaminando i suoi anelli riuscirono a riconoscerlo.

 

Nel  romanzo  di Oscar Wilde il  mito  di Narciso rivive  nel personaggio di Dorian Gray,un
giovane puro e  bellissimo  che  quando  contempla  la  propria   immagine  se ne  innamora
perdutamente. Ma la rivelazione della bellezza ha un potere  devastante  sul giovane, che si 
dichiara disposto a la propria anima pur di rimanere sempre uguale al ritratto.

 

Il rifiuto della realtà

 

Dorian  Gray  non  accetta  di   invecchiare  perchè  la  bellezza   diventa  per   lui un valore
assoluto senza  il  quale la  vita  perde  il  significato. Ma   non  accettarsi significa perdere  
se stessi, non sapere più  quale  sia   la propria  identità. Questo  Narciso di fine Ottocento è
talmente  innamorato  di  sè da  lasciare che  la  sua anima  si  corrompa, infatti diventa egli
stesso un corruttore e un assassino.

 

La sconfitta finale

 

Il delitto di cui Dorian Gray si è macchiato uccidendo l'autore  del  ritratto lo  mette  davanti
alla verità dell'abbrutimento cui è giunta  la sua coscienza.Nel  tentativo  di  rinnegarla  e  di
cancellare le proprie colpe, colpisce il ritratto con lo stesso  coltello  con   cui ha  assassinato
Hallward. In  quell'istante  muore e le  sembianze  orribili del dipinto diventano le sue stesse
sembianze:  quello  che  i  servitori  troveranno  per  terra   sarà  un   cadavere  ripugnante  e
irriconoscibile in abito da sera. 

 

Il mito ci fa riflettere 

 

Nella letteratura  moderna  del   mito  di  Narciso, il giovane  Dorian  Gray  si  muove  in  un
mondo svuotato di ogni valore,  dominato  dalla  falsità, dal culto  della  bellezza  esteriore e
dall'artificio. Tutto si altera e si corrompe  nella   coscienza del protagonista, e l'abito da sera
con cui viene trovato morto è l' ultima  orribile maschera indossata da un  uomo che volendo
sfuggire alle leggi della vita ha perduto, con la vita, anche se stesso.

 

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3 marzo 2012 6 03 /03 /marzo /2012 15:46

   

                          Immagine lettera M Immagine lettera A Immagine lettera R Immagine lettera C Immagine lettera H Immagine lettera I        

                                                                    

Immagine lettera E

 

             Immagine lettera L  Immagine lettera O Immagine lettera G Immagine lettera O Immagine lettera T Immagine lettera I Immagine lettera P Immagine lettera I

 

              

 

Il marchio, in  pubblicità,  è  il  contrassegno  che distingue un prodotto o un'azienda.

Esso è  costituito da  una  forma e  da  un  nome;  viene  impresso  e  applicato  sui

prodotti  o  sui   loro  contenitori  e    ha  lo  scopo  di  indicare  l' azienda  che  l' ha

fabbricato.

 

                Il marchio ha un requisito fondamentale: deve distinguersi.

  

 

 

 

 

  

 

 

 

 

Il logotipo,  normalmente  abbreviato  in  logo, indica  in  pubblicità il modo in cui sono

tracciati  i   segni  grafici   del   nome  del  prodotto  o  di   un' azienda  e  solitamente

costituisce anche il loro marchio.

Marchi e loghi rappresentano il linguaggio più internazionale del mondo. Essi superano

i confini e permettono di trasmettere messaggi per farsi conoscere ovunque.

Marchi e loghi  non sono solo  prerogative delle organizzazioni commerciali, ma anche

enti pubblici, organizzazioni, comunità, associazioni di vario genere hanno ricercato un

marchio/logo che aiutasse ad identificarli.

L' assemblea delle Nazioni  Unite ben esprime graficamente lo scopo pacifico di questa

organizzazione.

 

 

 

 

 Cenni storici

 

 

Fin  dall' antichità  gli artigiani  usano  marchi e immagini  visivep er disinguere il loro

prodotto. L'uso dei  marchi  è anteriore  alla  scrittura,  già  il vasaio  preistorico   era

solito   lasciare   l' impronta  del  suo   dito   pollice  sulla  creta   umida   nella   parte

inferiore  del vaso  che    modellava,  oppure  incideva un  marchio distintivo (croce o

stella) per rassicurare sulla qualità e l' origine del manufatto. 

 

 

Sillabogramma -ka- su vaso

                                     

 

Nel corso dei secoli marchi e  logotipi  vennero usati sia in ambito locale che in ambito

internazionale. La  diffusione  su  larga scala di  marchi e  loghi però risale  a poco più

di  100  anni  fa.  Quando   nella   seconda  metà  dell'  Ottocento   i   progressi   delle 

comunicazioni  e nell'  industria  resero  possibile  un  mercato  più  allargato, sorse la

necessità di evidenziare  i prodotti  con marchi inconfondibili. In  questi  anni nacquero

la   macchina   da  cucire  "Singer", la  bevanda  "Coca Cola" , i   biscotti  "Quaker", la

pellicola "KodaK" ecc.

Il marchio rosso Bass, a forma di triangolo, era  il liquore  numero  uno  in Inghilterra

nel 1876 

  

   

 

 

Ma  la  vera  esplosione  nello  sviluppo   di  marchi   e  logotipi è  di questi ultimi  trenta

anni:   lo    sviluppo    della    televisione,  la   nascita   dell'   informatica   e    il   rapido 

sviluppo  dell' industria e  del  commercio  a   livello  mondiale  hanno  giocato  un  ruolo

determinante.  

 

Varietà di marchi e logotipi

   

a) Logotipi  basati sulla  semplice  rappresentazione   grafica  del  nome  o della  firma

del   fondatore della società, a   volte   racchiuse   in  una   forma   (ovale,  cerchio...)

La   " Ford"   ha  usato  come  logotipo  la  firma  del    fondatore  evidenziata   con   il 

semplice  espediente  grafico  dell' ovale.

 

   

 

b)  Logotipi   figurati, in cui è la  rappresentazione  d' insieme  che  prevale rispetto  al

nome della marca.

Nel logo della " Kodak" o della "McDonald's" ad esempio, il simbolo visivo è riconosciuto

ovunque al di là della scritta della marca.

 

   

 

 

 

 

 

 

 

   

   I

 

l logo della "Pepsi", oltre al cerchio che racchiude il nome, sono importanti i colori rosso

e blu che differenziano questa bibita da altre dello stesso genere.

 

 

 

 

c) Logotipi basati sulle lettere iniziali del nome della società.

questi marchi  hanno  bisogno di una lunga esposizione  prima  di essere ben  conosciuti  e

memorizzati,  ma   una  volta  entrati  nel  linguaggio visivo  comune difficilmente  vengono

dimenticati.

 

    

 

 

 

 

   

 

d) Marchi e logotipi associativi.

Sono  liberamente creati e possono anche non contenere il nome del prodotto o della  

società, ma permettono con facilità  un' associazione diretta col nome del prodotto o

con l' area di attività.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

    La Stella della "Mercedes", modificata negli

    anni che sembra ora alludere alla raggiera

    del volante.

 

 

 

 

 

L'omino fatto di pneumatici inequivocabilmente " Michelin" 

 

La A dell' "Alitalia" certamente studiata e realizzata in questo  modo per richiamare

alla mente lo stabilizzatore orrizontale di un aereo, ciò  ad indicare la sicurezza e la

"stabilità" di questa linea aerea.

 

e) Marchi astratti.

Gran  parte  dei  logotipi  o  marchi  che  sono oggi  sul    mercato, malgrado  siano

puramente astratti e quindi non  richiamino  assolutamente al prodotto, sono entrati

nella  mentalità  corrente e  non  vengono  perciò confusi con altri. Esempi  possono

essere il logotipo della  "Mitsubishi"  e quello della  "Citroen".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

     

Anche logotipi e marchi  devono  aggiornarsi in relazione alla evoluzione del gusto

senza  per  altro  modificare  sostanzialmente  le  loro  caratteristiche  in modo da

potersi comunque far riconoscere  anche nella  nuova "veste" e in  ogni  paese del

mondo. Un esempio eclatante in  tal senso è stata  l' operazione  fatta  dalla "Coca

Cola" nel 1986. 

 

 

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29 febbraio 2012 3 29 /02 /febbraio /2012 05:12

 

 

Il deserto è l'illusione che esista qualcosa

    di deserto.  

     

 

      Il deserto è … una distesa di sabbia bruciata dal

sole e  tormentata dal vento.  

    E’ un  mare di  onde dorate che  si increspano 
 
all'infinito,  oltre l’orizzonte, fino a dissolversi nell'aria
 
tremula che ne riproduce il ritmo.   
 
 

 

Qui non vieni mai per la prima volta, e quando te ne vai non lo fai

mai  per sempre.______Malek Haddad   

 

 

E quando l'ombra dilegua  e  se ne va, la luce che si accende

diventa  ombra per altra luce, e così  la  vostra libertà, quando spezza  

le  sue catene, diventa essa stessa catena di grande libertà. ____Kahlil Gibran        

 

 

Dio creò il deserto affinchè gli uomini possano

conoscere la loro anima._____ Detto Tuareg  

 

 

 

 "Ho già attraversato tante volte queste sabbie", disse il cammelliere,

"ma il deserto è tanto grande, gli orizzonti rimangono così lontani da

farti sentire piccolo e lasciarti senza parole". _____Paulo Coelho  
 

 

 

 Nessun uomo dopo aver conosciuto il deserto può restare lo stesso.

Porterà incisa per sempre dentro di se l'impronta del deserto... il più

profondo dei suoi desideri è quello di ritornarvi._____W.Thesiger
 

 

 

 

Il deserto non è compiacente, leviga e scolpisce l'anima, forgia il corpo.  

Il deserto non mente, è pulito... è il sale della terra. _____TH.Monod
 

 

 

 

Il deserto è la nobiltà di un uomo il cui respiro si confonde

con l’alito che modella le dune.

 

 

   Poesie di poeti anonimi Tuareg  

 

 

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 Amore mio,

credevo un tempo di non amarti,

quando sono venuti a dirmi che eri morta laggiù.

Sono salito sulla collina

dove sarà la mia tomba,

ho ammassato delle pietre,

vi ho sepolto il mio cuore.

In un alito di vento

sento il tuo respiro

ed esso accende in me

un nostalgico desiderio

 

 

 

... Fathma per me fra tutte è la  più bella ,

lei che Dio creò perfetta tra le donne,

non somigliano alle altre le sue mani, i suoi piedi,

l'aspetto del volto, la forma dei fianchi,

i suoi occhi truccati  con cura,

su cui scendono, mio Dio, sopracciglia di un nero profondo,

il suo naso ben modellato che ferisce il cuore, come l'erba nel fuoco.

Il seno risplende sul busto e illumina il collo,

come piume di struzzo i capelli ricoprono il capo,

sulle spalle ricadono fili di amuleti confusi,

se guardi i suoi fianchi la follia ti rapisce,

le anche racchiudono un florido ventre,

le cosce son quelle di ben nutrita puledra,

lunghe e robuste le gambe,

ben alti i suoi glutei,

ondeggianti quand'ella cammina...

 

 

... A te mi avvicino, il mio velo ti sfiora le guance,

e deciso a te mi rivolgo,

con dolcezza sussurro parole d' amore.

Mi dici " Sei vecchio vai via "

ti dico "Taci donna perduta "

Ridi al reciproco scherzo,

ti alzi sollevando come un otre il tuo petto, 

ti bacio tra il collo e le spalle,

ti bacio sugli occhi...

 

 

 

Gli  aspetti del deserto  ora  maestosi  ora  orridi  delle  montagne,  

le apparizioni  vere  e illusorie delle oasi, i riti delle partenze e delle  soste  

della  carovana, le  fugaci presenze degli animali; soprattutto,  

 gli inflessibili ritmi del tempo segnati dalla notte, dal giorno, dal sole,

dalla  luna, dal  caldo  soffocante  e  dal  gelo  notturno  lo  rendono

    affascinante  e  misterioso.

 

 

 

 

 

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26 febbraio 2012 7 26 /02 /febbraio /2012 19:19

 

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    Le anime più pure e più pensose  

  sono  quelle  che amano i colori

 

       I. Ruskin

 

 

 

 

 

 

 

Il bianco e il nero

 

Il massimo contrasto di  luminosità si ottiene accostando il bianco (luce) ed il nero

(assenza di luce). Questo  contrasto  può  essere  alternato,  creando  un   effetto

positivo - negativo, oppure,  in  rapporto  proporzionale, creando un  effetto  ottico.

Si definisce acromatica  un'opera  realizzata  con  le tonalità  del bianco e del nero.

Tra  i due  estremi vi è una innumerevole  serie di  variazioni  di grigio che possono

creare un effetto chiaro e scuro di grande espressività

 

 

                       

                            Maurits cornelius Escher                                    Alberto Giacometti

                       Mano con sfera riflettente, 1946                     Ritratto di Corbetta, Chiavenna

 

Il valore espressivo del colore  

Il colore  ha  sempre  un diverso valore  comunicativo  ed espressivo. Queste differenze  

si notano confrontando  un' opera di Kandinskij con una di Modrian.

Nell'opera  di  Kandinskij  il  colore  avvolge  lo  spettatore portandolo  a contatto con la

sensibilità, la storia, la spiritualità dell' artista. L'artista usa il colore per "una necessità

interiore". Kandinskij diceva "Il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sulla

anima.Il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto, l'anima è  il pianoforte a molte corde,

l'artista è la mano che con questo o quel tasto porta l'anima a vibrare".

Nell'opera di Modrian vi è una ricerca di semplificazione e di sintesi massima al di fuori

delle  emozioni  personali. E' la ricerca di un ordine che si avvicina a quello delle formule

matematiche. Mondrian  diceva "Dietro  le mutevoli  forme  naturali si cela l' immutabile

realtà pura. Si  devono dunque ricondurre le forme naturali a rapporti  puri, immutabili".

Lo stesso giallo, lo stesso  rosso hanno per i due artisti due valori espressivi diversi.

 

 

         

         Vasilij Kandinskij, 1922, Venezia                                       Piet Mondrian, 1921, Colonia

                        Zig zag bianchi                                                       Quadro 1  

Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro                      Wallraf- Richartz, Museum  

 

 

 

Colore come simbolo

Nelle icone russe il colore ha un valore simbolico.  

Al centro  del  dipinto "La Natività" vi è una  voragine nera  di una  grotta che  penetra

nelle viscere della montagna. Rappresenta simbolicamente gli inferi, il mare che rimane

sulla Terra, ormai però vinto; una luce dorata, simbolo della potenza divina, lo circonda 

illuminando ogni cosa.Maria avvolta in una veste color porpora è adagiata su un giaciglio

color scarlatto. Sono i colori della regalità .

 

 

La natività, icona della scuola di Andreij Rublev

inizio XV sec. Mosca, Galleria Tretyakov

 

 

Colore per esprimersi

 

    

              Il vento - Vincent Van Gogh                            Notte stellata sul Rodano - Vincent Van Gogh

 

"Non cerco  di  riprodurre  fedelmente quello che ho davanti  agli  occhi, uso il

colore  arbitrariamente  per esprimere con forza ciò che  ho  dentro" dice Van

Gogh.  L'artista  parte  dagli  elementi  naturali,  modella  le  forme  e  forza  i

colori per suscitare forti emozioni.

 

 

Colori caldi e freddi

Accanto al  contrasto  dei colori  primari e dei  complementari vi  sono i colori caldi  

e i colori freddi.

Caldo è il giallo  e freddo è il blu.

Sono caldi i colori  che ricordano  il sole  e il  fuoco  e freddi  quelli  che ricordano

l'acqua  fresca, il  gelo, il cielo  invernale, le  foglie  di  un albero che  dà frescura.

I colori freddi indicano: abbandono, solitudine, distacco. Quelli  caldi: accoglienza,

amicizia. 

 

  

Esempi di opere con colori caldi e colori freddi

 

 

  Paul Gauguin, Nafea Faa ipopo

1892, Basilea, Kunstmuseum

 

 

  Pablo Picasso, Poveri in riva al mare

1903, Washington, National Gallery of Art

 

 

Nella comunicazione pubblicitaria i colori caldi indicano qualcosa  di famigliare,

fragrante, appetitoso ... quelli  freddi  indicano  qualcosa  di  pulito,  razionale, 

preciso, scientifico.

 

 

        

 

 

Le tonalità

Con Le  varie mescolanze dei colori fondamentali  tra di loro, si  possono ottenere    

una infinita varietà  di colori, le tonalità.  

La  variazione  più  semplice  di  tonalità  è  quella  che  si ottiene  mescolando un

colore  con  il bianco o con il nero e che  è  ben esemplificata nella tavola di  Itten.

Attraverso  le  infinite  possibilità  delle mescolanze si possono  ottenere colori con

toni alti, cioè luminosi, oppure bassi, cioè scuri.

 

 

 

Beato Angelico e Filippino Lippi

L'Adorazione dei Magi, 1445 

 

Nell'Adorazione  dei  Magi,  dipinta  da  Beato  Angelico  a  tempera all'uovo  con  

colori   vivaci, il  pittore  usa   la  luminosità   per  rappresentare  le   pieghe    dei   

mantelli e, seguendo le tecniche di quel  tempo in  uso,  prima  dipinge  con   colore

puro e poi modella le immagini con il bianco per ottenere le luci e le ombreggiature.

Il colore delle figure assume un valore simbolico ed ha una  particolare  brillantezza

che contrasta  con  il  paesaggio che ha colori più  tenui  con  delicati  passaggi  dal 

chiaro  allo  scuro che indicano lo  spazio.  

 

                

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23 febbraio 2012 4 23 /02 /febbraio /2012 23:01

 

 

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 "Quando non c' è energia

  non c' è colore, non c' è

  forma, non c' è vita."

   

 

 

 

              I musici 1594-1595, Olio su tela

          New York, Metropolitan Museum of Art

 

 

  

La vita di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, è  stata una vita movimentata come poche, vissuta intensamente e senza sosta. Ottenne gloria ed onori, si guadagnò l'affetto e la protezione dei potenti e dovunque andava la fama di un talento non comune lo procedeva. Ma affondò spesso, e volontariamente, tra la gente più semplice. Conobbe la fuga, la paura, il disonore, il disprezzo. Cercò la rissa, la violenza e lo scontro. E la sua morte sembra uno scherzo della storia.

 

 Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610)

   

 

Riposo durante la fuga in Egitto, 15997-1598, Olio su tela

Roma Galleria Doria Pamphilj

 

 

 

 

Caravaggio fu uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi, dalla fama ancora oggi universale. Nato in un piccolo centro della provincia di Bergamo si trasferisce con la famiglia a Milano per sfuggire alla peste. In giovane età trascorre qualche tempo come apprendista presso la bottega di Simone Peterzano, discepolo di Tiziano. A circa vent'anni parte per Roma, centro dell'arte di quel tempo, pronto per affrontare e mostrare a tutti, attraverso le sue opere, il suo genio. 

 

 

 

 

Canestra di frutta, 1595

Milano, Pinacoteca Ambrosiana

 

 

 

 

Il naturalismo è il caposaldo della cultura lombarda,  assorbita da Caravaggio, una pittura che rappresenta il "vero" fedele alla realtà. 

 

 

Un altro personaggio storico di quel periodo: San Carlo Borromeo riteneva decenti e decorose le immagini rispettose della realtà. Nella poetica di Caravaggio si trova esattamente questo metodo: l'immagine sacra deve suscitare devozione attraverso il realismo con il quale essa viene rappresentata. Con questo bagaglio culturale, Caravaggio, fa il suo ingresso a Roma  nel 1502-93. L'inizio è fatto di stenti e privazioni, poi dà prova di grande abilità nella pittura.  Dopo  aver eseguito una serie di opere con a tema la  natura  (Canestra di frutta) rappresentazioni,  mitologiche ed allegoriche:  il Bacco e la Medusa e situazioni popolari come : i Bari e la Buona Ventura,  il pittore ha l'occasione di farsi conoscere, attraverso questi capolavori d'arte, dal cardinal Francesco Maria Del Monte, grandissimo uomo di cultura ed appassionato d'arte che gli dà protezione e lavoro attraverso  una serie di commisssioni. E,' grazie a questo incontro che Caravaggio può misurarsi con opere eccezzionali lasciando un profondo segno nella storia dell'Arte. Dall'amicizia con l'importante prelato nasce il ciclo composto da tre opere sulla figura di San Matteo, Matteo e l'Angelo, Martirio di San Matteo, conservati nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma.  

 

 

 

 

 

I Bari, Olio su tela

Fort Worth,( Texas ), Kimbell Art Museum 

 

 

 

  La Buona ventura, 1596-97, Olio su tela

Museo del Louvre , Parigi

 

 

 

  Vocazione di San Matteo, 1599, Olio su tela

San Luigi dei Francesi, Roma

 

 

 

 

  San Matteo e l' Angelo, 1602, Olio su tela

Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma

 

 

 

Martirio di san Matteo

Martirio di san Matteo, 1600-1601, olio su tela

Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma

 

 

 

 

Nel 1601 gli vengono commissionate altre due opere di rilievo: la  Crocifissione di San  Pietro  e  la Conversione di San Paolo  collocate nella Chiesa di Santa Maria  del  Popolo a Roma. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Crocifissione di San Pietro, 1600-1601, Olio su tela

Chiesa Santa Maria del Popolo, Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Conversione di San Paolo,1600,Olio su tela.

Chiesa Santa Maria del Popolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La sua attività artistica è sempre ostacolata dal carattere del pittore. Assiduo frequentatore di taverne e luoghi poco raccomandabili, Caravaggio è spesso al centro di risse e schiamazzi. La sicurezza con cui ostenta un talento non comune e la facilità con cui scivola nella violenza gli procurarono non pochi problemi. Molti sono i suoi nemici anche tra i colleghi. In molti casi, riesce a venir fuori da situazioni difficili solo grazie all'intervento dei suoi potenti amici ed ammiratori.

 

Nel 1606 è coinvolto in una rissa durante  una sfida al  gioco della pallacorda.  In essa uccide Ranuccio Tommasoni da Terni. E' costretto ad allontanarsi da Roma. Per sfuggire  alla pena capitale, dovrà affrontare un "pellegrinaggio" dalle tappe diverse: Napoli, Malta, Sicilia. Dovunque passa lascia dei capolavori. In seguito alla condanna nei suoi dipinti cominciano a comparire ossessivamente personaggi giustiziati con la testa mozzata, dove il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del condannato. 

 

 

 

 

Decollazione di San Giovanni Battista, 1608

Concattedrale di San Giovanni. La valletta

 

 

Giuditta taglia la testa a Oloferne, 1598-1599 Olio su tela

Roma, Galleria Nazionale d' Atre Antica, Palazzo Barberini

 

 

 

 

Nel 1610 torna a Napoli da dove parte alla volta di Roma. Sbarca a Porto Ercole, nel tentativo di recuperare i suoi beni, compresa la tela che gli era necessaria come merce di scambio per la sua libertà, viene fermato per accertamenti. Ma purtroppo la sua nave non lo attende e riparte senza di lui. In preda alla febbre e alla disperazione per veder svanire le sue speranze di salvezza,  Caravaggio vaga delirante sulla spiaggia di Porto Ercole dove muore, a soli 39 anni, il 18 luglio 1610. 

 

 

Pochi giorni dopo, giunge a Napoli la lettera che lo sollevava dalla condanna.

 

 

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21 febbraio 2012 2 21 /02 /febbraio /2012 06:11

 

Quanto sei bella Roma

 

 

 

La Lupa capitolina

 

La leggenda dice che il malvagio re di Alba fece gettare i suoi due nipoti,

Romolo e Remo, nel Tevere, ma essi  furono salvati e allattati  dalla lupa.

 

 

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Augusto 

 

 

 

Dalla sua fondazione avvenuta 2700 anni fa sui sette colli, lungo le rive del Tevere, Roma è

cresciuta  fino a  diventare una metropoli. Al suo interno si trova lo Stato indipendente della 

 Città  del  Vaticano.   

 

 

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Veduta della città

 

Roma  è una delle città più antiche d' Europa. Prima  come  centro  dell'  Impero Romano e

poi  come centro del  Cristianesimo , la città  ha  avuto un'  immensa influenza sul resto del

mondo. Molte  lingue europee  si basano infatti, sul  latino, molti sistemi politici e giuridici, si

ispirano al modello romano e in tutto il mondo in edilizia si  usano ancora  stili  architettonici  

e  tecniche costruttive utilizzate e perfezionate dai romani.

 

 

Resti della Roma imperiale

 

 

I resti  della  Roma imperiale  sono sparsi per  tutto il centro  storico, alcuni sono nascosti 

sotto  chiese  e  palazzi,  altri sono stati riportati  alla  luce  come  i Fori imperiali.

 

 

I migliori esempi

 

della magnificenza dell' epoca

 

 

   

Imperatore Vespasiano

 

 

   

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Il Colosseo

 

Il Colosseo è il più grande anfiteatro di Roma fu fatto erigere da  Vespasiano nel 72 d.C. nell' area

occupata da un lago artificiale annesso alla  Domus Aurea di  Nerone.Era usato per gli spettacoli di 

gladiatori e  altre manifestazioni  pubbliche ( spettacoli  di caccia, rievocazioni di battaglie famose,e

drammi basati sulla mitologia classica). La  tradizione  che  lo  vuole  luogo  di  martirio  di cristiani è

destituita di fondamento.

Il Colosseo come tutto il centro storico di Roma,è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell' Umanità

dall' UNESCO nel  1980. Nel  2007 il complesso è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie

del mondo, a seguito  di un concorso  organizzato da New Open World Corporation.

 

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  I giochi nell' arena

 

Gli spettacoli cominciavano spesso con animali che seguivano numeri da circo.Venivano poi i

combattimenti mortali  dei  gladiatori ; i cadaveri venivano portati via su barelle da inservienti

vestiti come Caronte, il mitico  traghettatore  di anime. Se un gladiatore veniva ferito, affidava la

sua sorte alla folla e all' imperatore "pollice alto" significava salvezza "pollice verso" voleva dire morte,

mentre il  vincitore diventava  l' eroe  del  momento. Gli animali arrivavano a Roma  dal Nordafrica e  

dal   Medio  Oriente.  Nei  giochi  tenuti  nel 248 d. C.  per  celebrare  il millesimo anniversario della

fondazione di Roma perirono un vero esercito di leoni, elefanti, ippopotami, zebre e alci. 

 

 

               Il Foro Romano

Il Foro Imperiale

 

               Le terme di Caracalla

Le terme di Caracalla

 

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Il Giardino del Lago e il Tempio di Esculapio di Villa Borghese 

 

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Vista notturna del Tevere

 

 

 

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Fori Imperiali

 

I Fori Imperiali costituiscono una serie di piazze monumentali edificate nel corso di un secolo

e  mezzo  (tra il 46 a.C  e il 113 d.C.) nel cuore della città di Roma  dagli  imperatori  . Qui   la

civiltà romana è nata e si è sviluppata nei secoli.

 

  

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Casa deille vestali

 

Non  apena  una  ragazza diventava  una vestale, andava a vivere  nella  Casa delle vestali.

In origine questa era un enorme  complesso di circa 50 stanze  su tre  piani. Oggi gli unici

resti consistono in alcune  stanze intorno al cortile centrale. Questo spazio è forse la parte

più suggestiva del Foro. Su vasche piene di ninfee e  di  pesci  rossi   si  affacciano  statue,

molte  delle quali  erose e  senza testa, delle  vestali  più importanti, risalenti al  III e al  IV

secolo d.C. 

 

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  Appia Antica

 

Fiancheggiata da pini  e cipressi  come al  tempo in cui gli antichi  Romani venivano  a

seppellire i morti alla luce delle fiaccole, la Via Appia conserva  immutato  tutto  il  suo

fascino.I campi tutt' intorno sono coperti di rovine e si stagliano sullo sfondo  dei  colli

Albani.  Molti  dei  rivestimenti delle tombe sono  stati  asportati,  ma alcune  e statue

vari rilievi sono rimasti o sono stati almeno sostituiti con copie.

 

 

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Il Pantheon, Santa Maria ad Martyris

 

Nel  Medioevo il  Pantheon, il tempio romano dedicato a tutti gli dei, fu convertito in chiesa;

con il tempio  questo  meraviglioso edificio con  la sua  magnifica  cupola divenne  il  simbolo  

stesso di Roma. Dal  foro sulla  sommità della volta,  l' oculus, proviene l' unica  luce. Questo

meraviglioso esempio di architettura romana si deve all' Imperatore Adriano, che lo progettò

( 118-125d.C.)Tra i tesori del  Pantheon vi sono la tomba di Raffaello e quelle di alcuni di Re

d' Italia.

 

 

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Arco di Costantino

 

L' Arco di Costantino costruito in fretta per commemorare la vittoria dell'imperatore sul suo

rivale   Massenzio nel 312 d. C.,  è  ornato da   rilievi  di  periodi  diversi.  Su  un lato in alto

(180-193 d.C.) sono   scolpite  scene  di   battaglia  sopra,  sopra  gli  archi più piccoli. Nei

bizzarri  soldati,  simili a  gnomi, si  rileva  il passaggio  del  Classicismo ad uno stile medievale,

meno raffinato.

  

 

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Fontana di Trevi

 

Roma   è   una  città  dalla  storia  millenaria, ma  la   Fontana di Trevi  è   un' acquisizione

abbastanza     recente.  Il    progetto    di    Nicola Salvi    per   la    più  grande ,  la   più

scenografica e  famosa  tra le fontane di Roma fu infatti completato  nel 1762.  Al  centro

è la figura del dio  Nettuno, fiancheggiato da  due  tritoni  che  guidano dei  cavalli marini,

uno  infuriato  e l' altro  docile, a  rappresentare  i diversi aspetti  del mare. Nel   punto in  

cui sorge  la  fontana  terminava  in  origine  l' acquedotto  della  Aqua Virgo,costruito nel

19 a. C. In uno dei rilievi in alto è raffigurata una giovane  donna,  la Vergine, che indica la

sorgente da cui sgorga l' acqua.

 

 

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Il Campidoglio

 

Il tempio  di   Giove  sul   Campidoglio,  la  cima  del   colle  Capitolino   era  il  centro  della

antica Roma. Al   tempio  si  tenevano le  più  importanti  cerimonie  religiose  e   politiche.

La collina  e il  suo  tempio  divennero  nell'  antichità  il  simbolo  dell' autorità di   Roma, la

città  Caput  Mundi. Durante  tutta la sua storia questo colle è  stato la  sede  del  governo

della città. Il Campidoglio ora è la sede dell '  Ufficio di Stato Civile.  L' importanza  di   Roma

capitale  moderna   è   espressa   dal   grandioso   monumento   a   Vittorio  Emanuele.  La

disposizione  attuale degli edifici sul colle risale al  XVI  secolo,  quando Michelangelo  realizzò  

la  splendida  piazza  e  l' imponente  scalinata  della Cordonata.

 

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Piazza Navona

 

Nessuna  piazza  di  Roma  può  competere   con  la  scenografia   di  Piazza  Navona. Le

Fondamenta  degli  edifici  che  circondano  l' ovale allungato  della  piazza erano  ciò che

rimaneva delle tribune  dello stadio  di  Diocleziano.  La  piazza  ancora   oggi   offre   uno  

spettacolo  grandioso, con  l' obelisco   della  Fontana  dei  Fiumi. Lo  stile  della zona  è il  

barocco e  molti  degli  edifici  più belli risalgono  al  periodo  del  papato  di  Innocenzo X

Pamphili (1644-55), protettore di Bernini e Borromini

 

 

 

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Villa del Priorato di Malta, buco della

serratura: da esso è possibile vedere

solamente il Cupolone

 

 

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Il Cupolone

 

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Santa Sede  

 

 

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Piazza San Pietro e la spendida simmetria del

colonnato di Bernini

 

 

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Basilica San Pietro

 

Cuore pulsante  del  cattolicesimo, San Pietro attira pellegrini da tutto  il  mondo: è

la  basilica  più  grande  mai  costruita,  con  oltre  22.000 mq  di  superficie.

Nel II secolo  sulla  tomba di San Pietro fu eretto  un  Santuario;  la  prima   grande

basilica, voluta da Costantino, fu  completata  intorno  al  349 d.C.   Nel  XV  secolo

era in rovina e   nel 1506  papa Giulio II  posò la prima  pietra  della  nuova Chiesa.

Ci volle però  più  di un secolo per  costruirla, e i  maggiori artisti del  Rinascimento

romano  e  del  Barocco  lasciarono  i  loro  capolavori  sotto   la  grande  cupola  di

Michelangelo.

 

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Mosaico

 

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Altare Maggiore

 

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Baldacchino Papale

 

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 Interno basilica

 

 

Interno basilica

 

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Altare papale

 

L'altare  attuale risale al pontificato di  Clemente VIII (1592- 1605).  La  semplice

lastra di marmo  rinvenuta  nel Foro  di  Nerva è  sormontata  dal  baldacchino di

Bernini  e  si  affaccia  sulla  confessio, la cripta dove  si ritiene  giaccia  sepolto il

corpo di San Pietro. 

 

 

    

 

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 La Pietà di Michelangelo

 

La Pietà, commissionata per San Pietro nel 1501, è tra le prime sculture eseguite a

Roma da Michelangelo, quandoil giovane scultore aveva solo 25 anni. E'  situata  in

una  cappella   laterale   della   navata,   protetta   da   un  vetro   contro    atti   di

vandalismo.

 

  

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Cappella Sistina

 

 

La Cappella Sistina prende il nome  del  suo  fondatore, papa  Sisto IV .  Le  grandi

pareti furono affrescate da alcuni tra  i più  raffinati  artisti del XV e XVI  secolo, tra

cui  Michelangelo,  Perugino e  Botticelli. I  12  dipinti  sui  muri  laterali  raffigurano

scene della vita  di Mosè e di  Cristo. La Cappella fu poi completata da Michelangelo

che  sulla  parete  dell' altare  principale  affrescò  il Giudizio  Universale.

 

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Cappella Sistina: Giudizio Universale

 

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Cappella Sistina: la volta

 

Michelangelo  affrescò la  volta  tra il  1508 e  il 1512 per  papa  Giulio II . Tema  del

ciclo   pittorico,  popolato  da  oltre  300  figure,  sono   la  Creazione  e   la   caduta

dell' uomo.  Al centro le  raffigurazioni  di  eventi  narrati  dalla  Genesi,  tutt' attorno  

altri  episodi  dell'  Antico Testamento,  con  la  sola eccezzione delle sibille,  presenti   

perchè avrebbero predetto la nascita di Cristo. I   restauri  del  1890  hanno restituito

 colori  dalla straordinaria vivacità.

 

 

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Particolare - Peccato originale

 

Adamo ed Eva assaggiano il frutto proibito dell' albero

della Conoscenza e vengono espulsi dal Paradiso.

Michelangelo rappresenta Satana  come serpente

dal corpo femminile.

 

 

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Salone Sistino della Biblioteca Vaticana

 

I Musei vaticani: gli edifici che ospitano  una delle  più  importanti  collezioni  d'arte

del mondo erano in origine i palazzi  rinscimentali costruiti per i papi come Sisto IV,

Innocenzo VIII e Giulio II.  I lunghi  cortili  e le gallerie che collegano  il  Palazzo del

Belvedere  di  Innocenzo  VIII  agli  altri  edifici,  sono  stati progettati da Bramante per

Giulio II  nel  1503.  I musei  comprendono  anche   la Cappella  Sistina  e  le  stanze di

Raffaello.

 

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Musei Vaticani

 

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Musei Vaticani

 

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Palazzo del Governatorato della Città del Vaticano

 

 

Roma possiede diversi  appellativi. È chiamata:

  • "Urbs/Urbe": già anticamente la parola Urbs indicava Roma per antonomasia;  
  • Caput fidei, "capitale della fede";
  • Caput mundi, "capitale del mondo";
  • Urbs Aeterna, Città Eterna;
  • Città Santa;
  • Città dell'acqua, per i suoi acquedotti
  •  

 

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17 febbraio 2012 5 17 /02 /febbraio /2012 16:38

 

 

I grandi maestri del Novecento

   

 

Max Campigli

 

Berlino 1895 - S. Tropez 1975

   

" C'è  sempre  una forma  ad otto  che  mi  vien fatta:  può  diventare un busto a clessidra o

anche una testa   sopra  una scollatura. (citato in Carlo Giacomazzi, Amava il numero 8, La

Fiera Letteraria, n. 17, aprile 1973) "

 

 

Isola felice, 1928

 

Max Hilenfeld -  Massimo Campigli - è uno dei pittori più rappresentativi  del  Novecento

Italiano.Nasce a Berlino il 4 luglio 1895 da Paolina Luisa Hielenfeld,giovane diciottenne della

alta  borghesia  tedesca che cerca di  nascondere  la gravidanza illegittima raggiungendo la

madre presso Settignano (Firenze) e  fingendo che  il  bambino  sia  un lontano parente. La

famiglia gli nasconde che la donna che lo alleva e che chiama, mamma, è in realtà la nonna,

mentre la vera madre è zia Paolina.Il giovane Max solo a quindici anni conosce casualmente

la verità, mentre  vive  a Milano  con  la  zia-mamma, che  nel  frattempo  si  è  sposata. La

rivelazione lascia un forte segno nella psiche del futuro artista che vedrà il mondo femminile

con occhi particolari .

 

Il teatro con attrici

 

La collana

 

Piccolo concerto

 

Durante gli studi classici matura un forte interesse per la Letteratura e l'Arte, che lo portano,

a  soli  19  anni, a  lavorare al  Corriere  della Sera, ed  a frequentare  l'ambiente futurista

milanese, conoscendo Carlo Carrà e Umberto Boccioni.

 

 

Massimo Campigli del periodo futurista esposto all'Hermitage

Massimo Campigli del periodo futurista esposto all'Hermitage

 

   

 

 

 

 

  

 

Le donne di Campigli

 

 Le maggiori fonti d'ispirazione del pittore sono l'arte etrusca e l'archeologia, ma la figura

della  madre,  il ruolo  e  l'importanza  che  le  donne  rivestono  nella  sua  vita  sono   di

straordinario rilievo per la sua arte. La donna la vede come un essere eccezionale, ma allo

stesso tempo, totalmente  e  semplicemente  un  essere  umano  dalla  grande  semplicità,

capace, oltretutto, di colmare il vuoto che nella vita può essere lasciato dagli uomini (da un

padre). Massimo Campigli ammira la donna "indipendente" che basta completamente a sè

stessa al  punto  da scegliere  un' altra donna come compagna, come nell' opera dedicata

a Saffo.

 

   

"Ho  cominciato  a dipingere  delle  donne  e continuerò a dipingere delle donne, niente

altro che delle donne. Questo  corrisponde, se voglio  parlare solo di pittura, al fatto  che

la donna è il soggetto perfetto.  Nell'arte del mondo intero, c'è sempre la donna, l'uomo

è sempre in secondo piano. E non potrei concepire altro".

( Massimo Campigli )

 

Tre donne

Le educande 

 

L'amicizia 

 

La pittura di Campigli  è sempre  stata una ricerca di rigore e di simmetria, di armonia e

di equilibrio,ma anche di una quiete interiore  che traspare dai suoi dipinti attraverso la

purezza  del  segno   velato  talvolta  da  una  garbata  ironia. "Vorrei  che  le  mie  tele

offrissero una consolazione  "sosteneva   infatti  Massimo   Campigli "…che   il  quadro

arrivasse ad una perfezione formale che appagasse sensi e spirito tanto da poterci vivere

assieme pacificamente…vorrei che con i miei quadri si potesse convivere in pace come con

un lento pendolo silenzioso - ".

(Parole dell'artista)

 

 

 

 

Alffascinato dall'arte etrusca, Massimo Campigli, modifica  il suo  modo di  dipingere,

avvicinando  la   sua   tecnica  all'affresco,  utilizzando  pochi  colori  ed  iniziando  a 

geometrizzare figure di oggetti. 

   

 
"L’influenza che subii più a lungo fu quella  dell’arte  etrusca che nel 1928 diede una svolta

alla mia pittura. Si  intende  che  conoscevo  come ogni altro   l’arte etrusca. Ma  al  Museo

Archeologico di   Firenze  tutta  la mia  attenzione  era andata sino  allora  agli  egizi  e  per

un’arte che non fosse precisa e geometrica  non avevo  occhi. Solo  nel  1928, in  una  visita

a Roma  al  Museo di Villa Giulia, mi trovai pronto a  ricevere  in  pieno il "coup de foudre".

Tale  e  quale  come  si  può  incontrare  ripetutamente una  donna che  siamo destinati ad

amare, e risentire  il  "coup de foudre"  solo  nel momento che  era “scritto” come  dicono i

musulmani. […]"

(Da Scrupoli, Venezia, 1955)

 

 

 

Negli anni '30 Massimo Campigli continua a produrre ed a esporre nelle maggiori città del

mondo.

Nel 1936 sposa, in seconde nozze, la  scultrice Giuditta Scalini e, ormai conosciuto e stimato

dipinge una serie di ritratti per dei collezionisti americani.

 

 

Massimo Campigli Ritratto di Donna

 

L'attenzione del Pittore per l'affresco lo portano   ad accettare  l'incarico di affrescare una

parete all'Esposizione Universale, al Palazzo di Giustizia di Milano e per più di cinque mesi,

aiutato dalla moglie, lavora anche ad un affresco di trecento metri quadrati nell'l'atrio del

"Liviano" all'Università  di Padova.

 

 

Bozzetto dell'atrio del Palazzo Liviano, Padova 

       



  Realizzazione dell'Opera

 

 

 

 

 

 

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15 febbraio 2012 3 15 /02 /febbraio /2012 06:02

 

 

 

 

         Si sta come

         d'autunno

         sugli alberi

         le foglie

         (G. Ungaretti)

 

 

 

 

 

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Ramòn Gòmez 

Dopo un lungo viaggio

 

 

Lampadine "rammollite " e flosce, specchi che non specchiano più, oggetti stanchi

e invecchiati. La  luce elettrica è  rimasta  accesa  per  tre  anni e dieci giorni e,  i

padroni di casa si trovano  di  fronte  a un  mondo  cambiato, affaticato  dalla luce

artificiale,non  disposto  a rientrare  nell' intreccio della vita reale. Ma la  presenza

della realtà si fa sentire: che ne sarà, infatti del contatore?

 

 

Quando  rientrarono  in  casa  dopo un lungo viaggio - tre anni  e dieci giorni - si

accorsero che per dimenticanza avevano lasciato accesa la luce elettrica.

Era  triste  vedere  lo  spettacolo. Le  sfere  delle  lampadine  pareva  si   fossero

reammollite, come  quei palloncini  di  gomma  che si vedono  nelle  sagre  e che

sgonfiati  hanno  un  lamentevole  aspetto  di  uva  passa  intinsichita  o  di  borse

raggrinzite.

Brillavano sempre tuttavia,con la luce  gialla che avevano le lampadine a carbone.

La casa non ci vedeva più, con quella  luce costante che  non l' aveva mai lasciata

dormire. Come tutti quelli che non  dormono, il suo aspetto era senile. Gli specchi 

erano  diventati miopi  dallo sforzo di vedere, di  aver qualcosa  di vedere, durato

per i tre  anni  nei  quali la luce era  stata accesa ,e che vi si specchiava  non vi si

poteva quasi riconoscere.

Tutto quanto speravano di trovare  addormentato tutto quanto speravano di poter

risvegliare  con  delizia, era  già  desto  al  loro  giungere. Tutto  era  stanco, tutto

avrebbe voluto entrare, proprio allora in un lungo riposo, nella siesta di  un' estate

prolungata.

E il contatore? Il  conto  era  tremendo! Tre anni di  luce perpetua! Per  fortuna  il

contatore era morto, si  era  spezzato nello sforzo della  veglia  che  tutti  avevano

dovuto sostenere e la fattura  fu più piccola che mai: tre pesetas e dieci centesimi. 

 

 

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  • mondodiverso
  •  
 
--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, 
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
  • --- La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. (Leonardo da Vinci)

                                                                    

 

 Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente,
lenta come l’erica delle paludi,
come un uccello plana sul ghiaccio notturno.
Se frangi la crosta di questa mia pena
Potresti annegare, poesia.


Olav H. Hauge  
 
 
 
                                           5Gd_q2Uv210---Copia.jpg                                 
   
    
 Questa strada ha un cuore.
Per me c'è solo un viaggio
su strade che hanno un cuore.
Là io voglio andare
è l' unica sfida che valga la pena.
     
   

 

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