"Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto sempre
di non essere abbastanza".
Alda Merini
Da molti anni volevo scrivere un libro di preghiere, e perché? Perché ho imparato che ciò che è più saldo pende sul vuoto perché ho capito che le frasi sono suppliche e perché ho capito che tutto ciò che ho detto e in tutto ciò che ho detto ho detto solo grazie sicché in effetti ho scritto goccia a goccia il libro di preghiere che oggi pesa all’incirca 90 chili che presto compirà cinquant’anni e a cui ho comprato ieri un paio di scarpe.
„Cosa succede che succede in giro chi vede bianco chi vede nero chi resta in casa chi se ne va in strada che cosa conta che cosa è vero? (La vita vale)“
Cosa succede che succede in giro chi vede bianco chi vede nero chi resta in casa chi se ne va in strada che cosa conta che cosa è vero? (La vita vale)“ — Jovanotti
„Cosa succede che succede in giro chi vede bianco chi vede nero chi resta in casa chi se ne va in strada che cosa conta che cosa è vero? (La vita vale)“ — Jovanotti cantautore, rapper e disc jockey italiano 1966
“Non essere un peso, sii solo una regina, / se sei povero, o ricco, nero, bianco, beige oppure di stirpe chola, / libanese o orientale. Anche se la vita ti ha ferito, / emarginato, maltrattato o preso in giro, gioisci di te stesso ed amati, perché sei nato così. Non importa se gay, etero o bisessuale, / lesbica o transessuale, sono sulla strada giusta, sono nato per sopravvivere. E non importa se nero, bianco, beige / oppure di stirpe chola, o orientale, sono sulla strada giusta, / sono nato per essere coraggioso”.
Lady Gaga cantautrice e attivista statunitense (da Born this Way n.º 2)
“La vita dei libri e della gente è molto personale. Non si può indurre qualcuno a una lettura dicendogli: ‘Leggi, vedrai, è magnifico’, né ad un’amicizia dicendogli: ‘dovresti frequentare quel tale, è un tipo formidabile’. Non funziona mai così. Bisogna trovare se stessi. Da bambino, non volevo che mi si imponesse cosa dovevo fare e leggere. Il vero può solo passare da se stessi”.
Suonatina di pianoforte si costruisce da un verso all’altro come un brano che parte piano piano per poi accelerare in salita, un brano che circonda il lettore, che lo coinvolge nel suo turbinio e che ha il suo picco trionfale nella maestria con cui Montale dipinge i suoi arabeschi d’oro innanzi ai nostri occhi per poi mandarli in pezzi come lucciole prima, come stelle poi…
Vieni qui, facciamo una poesia, che non sappia di nulla, e dica tutto lo stesso.
Vieni qui, facciamo una poesia
che non sappia di nulla
e dica tutto lo stesso,
e sia come un rigagnolo di suoni
stentati
che si perde tra le sabbie
e vi muore con un gorgoglio sommesso;
facciamo una suonatina di pianoforte
alla Maurizio Ravel,
una musichetta incoerente
ma senza complicazioni,
che tanto credi proprio
a grattare nel fondo non c’è senso;
facciamo qualcosa di “genere leggero”.
Vieni qui, non c’è nemmeno bisogno
di disturbar la natura
co’i suoi seriosi paesaggi
e le pirotecniche astrali;
ne’ tireremo in ballo
i grandi problemi eterni,
l'immortalità dello Spirito
od altrettanti garbugli;
diremo poche frasi comunali
senza grandi pretese,
da gente ormai classificata,
gente priva di “profondita’;
e se le parole ci mancheranno
noi strapperemo il filo del discorso
per svagarci
in un minuetto approssimativo
che si disciolga in arabeschi d’oro,
si rompa in una gran pioggia di lucciole
e dispaia lasciandoci negli occhi
un pullulare di stelle, un ossessione di luci.
Poi quando la suonatina languirà davvero
la finiremo come vuole la moda
senza perorazioni urlanti ed enfasi;
la finiremo, se ci parrà il caso,
nel momento in cui pare ricominciare
e il pubblico rimane con un palmo di naso.
La spegneremo come un lume, di colpo. Con un soffio.
“Quando cominciai a scrivere le prime poesie degli Ossi di seppia avevo
certo un’idea della musica nuova e della nuova pittura. Avevo sentito i
Minstrels di Debussy, e nella prima edizione del libro c’era una cosetta
“Tante sono le fragilità e sciocchezze che è facile contraffare. Lei si è alzata, come ci si alza. Lei cammina, come si cammina. Canta anche, e si pettina i capelli, che crescono”.
Scendevo quella maledetta scala; tu entravi dalla porta; per un attimo vidi il tuo viso ignoto e mi vedesti. Poi, per non esser rivisto, mi nascosi, e tu passasti in fretta, nascondendoti il viso, e t’infilasti in quella maledetta casa dove non avresti trovato il piacere, come anch’io del resto.
Pure, l’amore che volevi l’avevo io da darti; l’amore che volevo – lo dissero i tuoi occhi sciupati e diffidenti – l’avevi tu da darmi. Si sentirono, si cercarono i nostri corpi; compresero la pelle e il sangue.
Io vo… tu vai… si va… Ma non chiedere dove ti direbbero una bugia: dove non si sa. E è tanto bello quando uno va. Io vo… tu vai… si va… perché soltanto andare in un mondo di ciechi è la felicità.
Adesso sto sempre in casa e sposto carte o guardo oltre i vetri della finestra le mandorle secche attaccate ai rami che arrivano fino quassù e sembrano pendagli alle orecchie di gente che non c’è più. O sto seduto su una sedia vicino al camino e si fa notte presto con la luce che cade dietro le montagne e io vado a letto con la voglia di sognare i giorni che nevicava a Mosca, e io ero innamorato.
Tonino Guerra (1920-2012) Vissuto per trent’anni a Roma, con lunghe soste in Russia, divenuta sua seconda patria, alla fine degli anni ’80 si è trasferito a Pennabilli, antica città malatestiana del Montefeltro, dove era solito trascorrere lunghi periodi estivi, e nella quale è sepolto.Figlio di genitori contadini (alla madre analfabeta insegnerà a scrivere), durante la seconda guerra mondiale viene deportato in Germania e rinchiuso in un campo d’internamento dove inizia a comporre i primi versi in lingua romagnola.
--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente,
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente, lenta come l’erica delle paludi, come un uccello plana sul ghiaccio notturno. Se frangi la crosta di questa mia pena Potresti annegare, poesia.