Domani. La parola libera, vacante, senza peso, si muoveva nell’aria, così senz’anima e corpo, senza colore nè bacio, che l’ho lasciata passare al mio fianco, nel mio oggi. Ma all’improvviso tu hai detto: "io, domani…". E tutto si è animato di carne e di bandiere.
Piove, è un verbo impersonale, usato senza un referimento specifico ed è privo di soggetto. Già chi piove? La pioggia è distratta, infatti cade sempre dalle nuvole. La cosa migliore che si può fare quando piove è lasciar piovere.
C’è l’improvviso silenzio della folla quando un giocatore è immobile, nello stadio e il silenzio dell’orchidea. Il silenzio del vaso che sta cadendo poco prima che tocchi il pavimento… Il silenzio quando ti stringo a me, il silenzio della finestra sopra di noi, il silenzio quando ti alzi e ti allontani.
Piove sulla sera e sul tuo ritratto. La farfalla rinchiude la sua allegria. Dentro il calamaio è rimasta vuota la penna con cui scrivo. Dorme il gatto.
Io guardo il sale, guardo la mia scarpa, guardo la sera che diventa fredda. Non mi appartiene nulla. Si direbbe che il cielo abbia traslocato per un po’.
Ora che la brezza prega e il mare arde le ragazze appostate nella sera si sorrideranno dentro ogni specchio.
Poiché è domenica e nessuno piange, lancerò nel tempo i miei garofani senza pensare a dove sei. Lontano.
ll mio primo attacco di panico fu alle scuole medie. La domanda del panico è per tutti sempre la stessa: “Che lavoro vuoi fare da grande?”. Andai da nonno che lui faceva il marinaio e sicuro aveva visto un sacco di mari un sacco di uomini un sacco di amori lasciati al porto e gli dissi: “Ma come si fa a sapere cosa si vuol fare da grandi?” e nonno mi disse: “Guarda che è facile, Vuoi fare il marinaio come me? Ti deve piacere l’odore del pesce. Vuoi fare il cuoco? Inizia a cucinare e vedi se ti piace. Vuoi fare il meccanico? Inizia a smontare e rimontare le tue macchinine. Vuoi fare il sarto? Piglia ago e filo e ripara tutto. Vuoi fare il poeta? Ti devi innamorare sempre.”
Gio Evan, classe 1988, in rete è un fenomeno. Per le strade pure. Le sue micropoesie vengono citate, condivise, scritte sui muri, appese sugli alberi. Con oltre 100mila Mi piace su Facebook.
Non conosco miglior linguaggio per parlarti che la poesia. sottile, delicata, e allo stesso tempo così intensa come te. Come non evocare le tue labbra? la tua pelle la tua fragranza. Per te mi spoglio in ogni lettera e mi dimentico della morfosintassi. Allora mi permetto di sentirti come un punto e a capo. lascio la mia immaginazione nel punto di seguito. Ti ricordo nei punti di sospensione, ti tocco nelle virgole. e metto esclamazioni nei frammenti piú dolci della tua voce
la porta che odia le serrature
la finestra che ama il vento
i piedi che amano la sabbia
occhi che aspettano una montagna
e labbra che aspettano parole.
sembra troppo ma non è poco.
Vincenzo Costantino detto Cinaski
Oggi il vento è cambiato. Non ti aspetto più.
Non ti aspetto più. Il mio cuore, i miei occhi non ti cercano più.
Posso finalmente andare per strada guardandomi distratto le scarpe o seguendo l’azzurro volo dei passeri o perduto in un sovrappensiero o sbirciando le gambe che mi precedono.
Ma oggi il vento è cambiato.
È un vento che mette allegria all’immondizia per strada a logore lenzuola ai balconi ai capelli che adombrano pensieri.
Oggi il vento è cambiato.
Ha il tuo odore il suono della tua voce lo spumeggiare dei tuoi capelli l’incedere assorto del tuo passare.
Mi sono fermato all’angolo certo d’incontrarti. Sono entrato in quel bar senza ordinare nulla.
In altre mani ho visto le tue mani così precise così adagie nelle carezze così esperte sul mio petto.
È un vento che asciuga i panni dopo giorni di tempesta è un vento che placa le maree dopo l’onda di piena è un vento di velluto steso a lutto sui moli in rovina sulle barche affondate.
La libertà è un grido l’esplosione di una corda in un petto che non ne può più
La libertà è la madre della forza, la Bella tra le belle, dea della saggezza, perché il mondo diventa sordo ai gridi delle madri, perché Il mondo non prende più nelle sue braccia la gazzella ferita sfuggita alla pallottola del cacciatore… Perché ci sono Tra noi, figlio mio, montagne, mari, venti e notti senza colore ritmate da paure e speranze.
Sii figlio mio la goccia d’acqua che insieme alle altre gocce formerà l’onda che pulirà la costa del mondo e addolcirà le rocce acuminate
Figlio mio sii il soffio che si unirà all’aria perché la tempesta strappi le radici dell’ingiustizia
Sii la scintilla di luce, che il sole della libertà illumini il tuo paese. La tua vita mi è cara … Come quella dei bambini di tutte le madri. Io ti dedico figlio mio alla libertà.
Maram al- Masri, una donna siriana, cui è stato tolto il figlio, in nome di una cultura nemica delle donne, vive in Francia e scrive poesie per il suo popolo e per la sua terra. E’ il suo modo di combattere la dittatura che opprime il suo paese.
"OH MIA INVISIBILE; CONOSCERSI E' LUCE IMPROVVISA"
Pedro Salinas
Conoscerti è luce nuova.
A te si giunge solo attraverso di te. Ti aspetto. Io certo so dove sono, la mia città, la strada, il nome con cui tutti mi chiamano. Ma non so dove sono stato con te. Lì mi hai portato tu. Come potevo imparare il cammino se non guardavo altro che te, se il cammino erano i tuoi passi, e il suo termine l’istante che tu ti fermasti? Cosa ancora poteva esserci oltre a te che mi guardavi? Ma ora, quale esilio, che assenza essere dove si è! Aspetto, passano treni, il caso, gli sguardi. Mi condurrebbero forse dove mai sono stato. Ma io non voglio i cieli nuovi. Voglio stare dove sono già stato. Con te, tornare. Quale immensa novità tornare ancora, ripetere, mai uguale, quello stupore infinito! E finché tu non verrai io rimarrò alle soglie dei voli, dei sogni, delle scie, immobile. Perché so che là dove sono stato né ali, né ruote, né vele conducono. Hanno tutte smarrito il cammino. Perché so che là dove sono stato si giunge solo con te, attraverso di te.
Pedro Salinas y Serranofu poeta, celebre critico letterario, saggista, professore universitario, traduttore, narratore, drammaturgo e membro più anziano e più versatile del celebre “Generazione del 1927,” il gruppo di poeti che fiorirono in Spagna dal 1920 al 1936. La sua poesia è stata definita dal suo grande amico Jorge Guillén come passionale e sensuale.
--- La pittura è una poesia che si vede e non si sente,
e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.
(Leonardo da Vinci)
Sul mio cuore, poesia, cammina lentamente, lenta come l’erica delle paludi, come un uccello plana sul ghiaccio notturno. Se frangi la crosta di questa mia pena Potresti annegare, poesia.