Pier Paolo Pasolini
Nato nel 1922 a Bologna, dove si laureò nel 1945, Pier Paolo Pasolini si dedicò al giornalismo, alla poesia, alla narrativa e infine al cinema, come sceneggiatore regista. La sua opera si inserisce nel panorama letterario italiano che seguì alla crisi del Neorealismo, del quale egli non condivideva la visione del futuro. Polemico accusatore della mancanza di valori della borghesia italiana e della moderna società tecnologica, aderì al marxismo, ma conservò un forte attaccamento alla spiritualità cristiana e alla purezza dell'antico mondo contadino. Per tutta la vita visse in maniera drammatica il contrasto fra le due posizioni. La letteratura era per lui un mezzo di denuncia, con cui mise a fuoco, in particolare, le drammatiche condizioni di vita nelle periferie romane.
Morì a Roma nel 1975, assassinato da un ragazzo di borgata.
Riccetto e la rondine
L'episodio è tratto dal romanzo "Ragazzi di vita" scritto nel 1955, e ha per soggetto la vita nelle borgate romane. Il sottoproletariato viene presentato come un insieme di ladri, prostitute, delinquenti e sbruffoni, animati tuttavia da un'intatta carica di umanità e dal desiderio di vivere un'esistenza libera e fuori delle regole.
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Quando la riva del Ciriola era investita dal sole, altrettanto questa era piena di un'ombra grigia e fiacca: sopra gli scoglietti neri, coperti di due dita di grasso crescevano sterpaglie e piccoli rovi verdi, e l'acqua qua e là, ristagnava piena di rifiuti che si muovevano appena. Finalmente la toccarono, rasentando gli scogli, e siccome lì non c'era corrente, Marcello ce la fece a spingere la barca in su verso Ponte Sisto. Però il remo a macina, così, andava a intruppare contro gli scogli, e Marcello era tutto occupato a maneggiarlo in modo che non si spezzasse o gli scivolasse via sull'acqua - ANNAMMO IN MEZZO, E CCHE E' - ripeteva il Riccetto senza badare per niente agli sforzi di Marcello. gli piaceva d'andare al centro del fiume per sentirsi proprio in mezzo all'acqua, al largo, e gli faceva rabbia che alzando appena un po' gli occhi si vedesse lì a due passi Ponte Sisto grigio contro lo specchio sbarbagliante dell'acqua, e il Gianicolo, e il Cupolone di San Pietro, grosso e bianco come un nuvolone. Arrivarono piano piano sotto Ponte Sisto: lì, sotto il pilone di destra, il fiume s'allargava e stagnava, profondo, verde e sporco. Siccome in quel punto non c'era pericolo d'essere portati via dalla corrente, Agnolo volle provare a remare lui; ma col cavolo che ce la faceva: i remi sbattevano in aria oppure colpivano l'acqua facendo certi schizzi che riempivano tutta la barca - VAFFAN...- gridava il Riccetto, indignato, mentre Marcello, morto di stanchezza, s'era sbragato lungo sulle due dita d'acqua tiepida ch'empiva lo scafo. [...] Intanto Agnolo continuava a sderenarsi a remare senza che la barca andasse avanti di un centimetro. Sull'altro pilone, a sinistra, c'erano degli altri FIJI DE BONA DONNA: stavano distesi tra le scanellature della pietra, come lucertoloni a prendersi il sole mezzi appennicati. Le grida dei ragazzini lì risvegliarono. S'alzarono in piedi tutti bianchi di polvere, e si radunarono sull'orlo del pilone verso la barca - A BARCAROLIII - uno gridava - ASPETTATECE! - MO CHE VOLE QUELLO? - fece insospettito il Riccetto. Un secondo si arrampicò per gli anelli fino a metà pilone, e con un urlo, fece il caposotto: gli altri si tuffarono da dove si trovavano, e tutti cominciarono a attraversare nuotando a mezzo braccetto il fiume. Dopi pochi minuti erano lì coi capelli sugli occhi, le facce paragule e le mani strette ai bordi della barca. - CHE VOLETE? - fece Marcello. - VENI N BARCA - fecero quelli - PERCHE', NUN CE VORRESTI ? - Erano tutti più grossi e gli altri si dovettero tenere la cica. Salirono, e senza perdere tempo uno disse a Agnolo: - DA' - e gli prese i remi . - ANNAMMO DE LA' DER PONTE- aggiunse, guardando fisso Agnolo negli occhi come per dirgli "TE VA BEEENE?" - ANNAMMO DE LA' DER PONTE - disse Agnolo. Subito quello si mise a remare a tutta calura: ma sotto il pilone la corrente era più forte, e la barca era carica. Per fare quei pochi metri ci volle più di un quarto d'ora. BORGO ANTICO DAI TETTI GRIGI SOTTO CIELO OPACO IO T'INVOCO... Così cantavano i quattro di vicolo del Bologna, sbragati sulla barca, a voce più alta che ponevano per farsi sentire dai passanti di Ponte Sisto e dei lungoteverini. La barca, troppo piena, andava avanti affondando nell'acqua fino all'orlo. Il Riccetto continuava a starsene disteso, senza dar retta ai nuovi venuti, ammussato, sul fondo allagato della barca, con la testa appena fuori dal bordo: e continuava sempre a far finta di essere al largo, fuori dalla vista della terraferma. - ECCO LI PIRATA! - gridava con le mani a imbuto sulla sua vecchia faccia di ladro uno dei trasteverini, in piedi in pizzo alla barca: gli altri continuavano scatenati a cantare. A un tratto il Riccetto si rivoltò su un gomito, per osservare meglio qualcosa che aveva attratto la sua attenzione, sul pelo dell'acqua, quasi sotto le arcate di Ponte Sisto. Non riusciva a capire bene che fosse. L'acqua tremolava, in quel punto, facendo tanti piccoli cerchi come se fosse sciacquata da una mano: e difatti nel centro vi si scorgeva come un piccolo straccio nero. - CHE D'E'? - disse il Riccetto. Tutti guardarono da quella parte, nello specchio d'acqua ferma, sotto l'ultima arcata. - E' NA RONDINE, VAFFAN... - disse Marcello. Ce n'erano tante di rondinelle, che volavano rasente i muraglioni, sotto gli archi del ponte, sul fiume aperto, sfiorando l'acqua con il petto. La corrente aveva ritrascinato un poco la barca indietro, e si vide infatti ch'era proprio una rondinella che stava affogando. Sbatteva le ali, zompava. Il Riccetto era ginocchioni sull'orlo della barca, tutto proteso in avanti. - A STRONZO, NUN VEDI CHE CE FAI ROVESCIA'? - gli disse Agnolo. - AN VEDI - gridava il Riccetto - AFFOGA! - Quello dei trasteverini che remava restò coi remi alzati sull'acqua e la corrente spingeva piano la barca indietro verso il punto dove la rondine si stava sbattendo. Però dopo perdette la pazienza e ricominciò a remare, - AOH, A MORO - gli gridò il Riccetto - CHI T'HA DETTO DI REMA'? - Il Riccetto guardò verso la rondine, che si agitava ancora. Poi senza dir niente si buttò in acqua e cominciò a nuotare verso di lei. Gli altri si misero a ridere e a gridargli dietro: ma quello dei remi continuava a remare contro corrente, dalla parte opposta. Il Riccetto s'allontanava trascinato forte dall'acqua: lo videro che rimpiccioliva, che arrivava a bracciate fin vicino alla rondine, sullo specchio d'acqua stagnante, e che tentava d'acchiapparla. - A RICCETTOOO - gridava Marcello con quanto fiato aveva in gola - PERCHE' NUN LA PIJI ? - LI MORTACCI TUA - gridò ridendo Marcello. Il Riccetto cercava di acchiappare la rondine, che gli scappava sbattendo le ali e tutti e due ormai erano trascinati dalla corrente - A RICCETTO - gli gridarono i compagni della barca - E LASSALA PERDE! - Ma in quel momento il Riccetto s'era deciso ad acchiapparla e nuotava con una mano verso riva. - TORNAMO INDIETRO, DAJE - disse Marcello a quello che remava. Girarono. Il Riccetto li aspettava seduto sull'erba della riva, con la rondine tra le mani. - E CHE L'HAI SARVATA AFFA' - gli disse Marcello - ERA COSI' BELLO VEDELLA CHE SE MORIVA1 - Il Riccetto non gli rispose subito. - E' TUTTA FRACICA - disse dopo un po' - ASPETTAMO CHE SI ASCIUGHI! - Ci volle poco perchè si asciugasse: dopo cinque minuti era là che rivolava tra le compagne, sopra il Tevere, il Riccetto ormai non la distingueva più dalle altre.