Le cose belle insegnano ad amare la vita,
quelle brutte a saperla vivere.
BOB MARLEY
mondodiverso
Le cose belle insegnano ad amare la vita,
quelle brutte a saperla vivere.
BOB MARLEY
SU QUESTA TERRA
Mahmoud Darwish
Hanno diritto su questa terra alla vita:
il dubbio di aprile,
il profumo del pane nell'alba,
le idee di una donna sugli uomini,
le opere di Eschilo,
il dischiudersi dell'amore, un'erba su una pietra,
madri in piedi sul filo del flauto,
la paura di ricordare negli invasori.
Hanno diritto su questa terra alla vita:
La fine di settembre,
una signora quasi quarantenne
in tutto il suo fulgore,
l'ora di sole in prigione,
nuvole che imitano uno stormo di creature,
le acclamazioni di un popolo
a coloro che sorridono alla morte,
la paura dei canti negli oppressori.
Su questa terra ha diritto alla vita,
Su questa terra, Signora alla terra,
La madre dei princìpi madre delle fini.
Si chiamava Palestina
Si chiama Palestina.
Mia signora ho diritto, ché sei mia signora,
ho diritto alla vita.
Per chi sa aspettare
c'è sempre un meraviglioso arrivo.
Le cose belle hanno il passo lento.
ANTONIO CUOMO
Quattordici eterno
Benny Nonasky
HAIKU
Picnic sul prato
si mangia in allegria -
insieme è bello.
NON BERREMO DALLO STESSO BICCHIERE
Anna Achmatova
Non berremo dallo stesso bicchiere
l’acqua o il dolce vino,
al mattino non ci daremo baci,
e a sera non guarderemo dalla finestra.
Tu il sole respiri,
io la luna,
ma siamo vivi dello stesso amore.
Con te è sempre la tua gaia compagna,
con me il fedele,
mio tenero amico,
ma vedo lo sgomento di grigi occhi,
e del mio male sei colpevole tu.
Lasciamo radi i nostri brevi incontri.
Così ci è serbata la pace dalla sorte.
La tua voce soltanto canta nei miei versi,
in quelli tuoi spira il mio respiro.
Oh, esiste un fuoco che non osa
toccare né oblio né paura…
e se sapessi come mi son care
ora le tue rosse, aride labbra.
Siamo anche le storie che abbiamo sentito,
le favole con cui ci siamo addormentati da bambini,
i libri che abbiamo letto,
la musica che abbiamo ascoltato
e le emozioni che un quadro,
una statua,una poesia
ci hanno dato...
TIZIANO TERZANI
LETTERA MAI SPEDITA A DIEGO RIVERA - 1939
LA MIA NOTTE CHE NON VORREI PIU'
Frida Kahlo
La mia notte è come un grande cuore che pulsa.
Sono le tre e trenta del mattino. La mia notte è senza luna.
La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre.
La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo.
La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta.
La mia notte mi precipita nella tua assenza.
Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore.
La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine.
Cerco un punto di contatto: la tua pelle.
Dove sei? Dove sei?
Mi giro da tutte le parti,
il cuscino umido, la mia guancia vi si appiccica, i capelli bagnati contro le tempie.
Non è possibile che tu non sia qui.
La mia mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si affollano, il mio corpo non può comprendere.
Il mio corpo ti vorrebbe.
Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore,
il mio corpo reclama qualche ora di serenità.
La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio.
La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti,
seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo.
La mia notte mi soffoca per la tua mancanza.
La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra.
La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce.
Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra.
Il mio corpo non può comprendere.
Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno.
Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita.
La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale.
La mia notte mi brucia d’amore.
Eppure io credo che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti facessimo
un po' di silenzio, forse qualcosa potremmo capire.
FEDERICO FELLINI
SONETTO 116
William Shakespeare